Partito da Catanzaro con la passione per le cravatte, Maurizio Talarico è diventato uno dei marchi più prestigiosi e ricercati del mondo. I suoi modelli sono amati da leader e divi.
Cossiga la sua cravatta la preferiva Regimental. Ma a modo suo. Le righe dovevano correre per tutta la seta: dal retro al davanti e in linee continue perfettamente combacianti. Così Maurizio Talarico non solo l’ha accontentato ma ha creato una cravatta che porta il suo nome, il “modello Cossiga”. È una storia, una delle tante che l’imprenditore calabrese, conserva con cura. Da lui sono passati tutti: capi di Stato, attori, manager, facoltosi arabi. Renzi, Berlusconi, Cristian De Sica e Bruno Vespa e poi presidenti della Repubblica come Napolitano e Mattarella. Le sue cravatte non sono solo un marchio ma uno status symbol. La storia di Maurizio Talarico è una bella storia da raccontare, costruita con tenacia, e parte dal Sud, da Catanzaro, per arrivare al mondo. Un successo costruito grazie a un’idea di moda rigorosamente artigianale che parte da lontano e nasce dalle mani e non dagli stantuffi industriali.
Renzi dona una cravatta Talarico a Tsipras
L’arte dei sarti contro l’industria dell’omologazione. Pezzi quasi unici che danno a chi li indossa la sensazione di essere speciale. Il 22 giugno prossimo l’ambasciatore italiano a Londra, Pasquale Terracciano, presenterà davanti a cento top manager della City l’azienda di Maurizio Talarico durante un importantissimo meeting. Il cuore di Londra, quello del business, profumerà di Calabria e bellezza. Nel laboratorio sartoriale di Talarico nove artigiani lavorano per creare ogni giorno un prodotto prezioso. «Ho creato e brevettato la cucitura a “X” che rappresenta le mie cravatte confezionate esclusivamente a mano – spiega l’imprenditore calabrese -. La qualità è il mio diktat, e credo che il mercato premi questi standard». Sul suo sito online, come un album di ricordi, scorrono le frasi di apprezzamento dei suoi clienti più importanti: da Berlusconi a Romano Prodi, dal re dei paparazzi Rino Barillari all’ex presidente degli Stati Uniti George Bush. «Una cravatta ben annodata è il primo passo serio della vita» diceva Oscar Wilde, di questa massima, l’imprenditore calabrese ne ha fatto tesoro al punto da crearne un business. Vanità, eleganza, stile, vezzo o tradizione, la cravatta è l’accessorio maschile per eccellenza, il classico che non tramonta, l’elemento che separa il casual dall’occasione di una vita.
Talarico e il circolo italiano “James Bond”
«Non esiste una vera e propria regola nell’indossarla, questo perché ognuno la interpreta a suo piacimento. Io la preferisco a pois o a tinta unita, l’avvocato Agnelli, invece, la indossava in cashmire a metà pancia col codino che spuntava fuori. È la personalità di chi la indossa che fa la differenza». Per il circolo italiano “James Bond” Talarico ha replicato alla perfezione la cravatta dell’agente segreto 007 in “Goldfinger” ribattezzata per l’occasione, appunto “Goldfinger tie”. Il suo modello top è la settepieghe: un metro di seta piegato ad arte con precisione matematica. In seta o vicuna, con fili d’oro per le limited edition o in cashmire, annodate lente o strette, a fantasia o rigorosamente a tinta unita, a ciascuno spetta il suo. «È un elemento che affascina, il simbolo dell’eleganza maschile, rappresenta un po’ un giro di boa: il passaggio dall’essere bambini ad adulti che dura il tempo di un nodo».
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