“[…] Un celere vapore/ adombra il mio capo/ reclinato:/ son per caso/ Io – Straniero –/ un fiore spezzato/ che setaccia/ per declivi e piani/ il deserto,/ necessaria inferia/ nelle rudi e sprezzanti mani/ d’un fato incerto?// […]” – “Io, straniero di Dio”
L’Io si scruta, si adagia allo specchio, sente una fitta che dal petto si rivela come suono nell’orecchio: sono domande dello straniero, del viaggiatore, del poeta, del narratore.
Perché la carne – il corpo – risiede in questo pianeta e la psiche – l’anima – setaccia il passato in cerca di appartenenza come se fosse “un fiore/ in esilio”?
L’essere umano è decadente, insaziabile, ingrato, contaminato, lacerato, è un infante, un martire, un sapiente, un “senza pace” che dalla valle acclama e combatte dalla notte dei Tempi.
La poetica di Sergio Messere partecipa della simbologia della vetta e della valle nella quale la prima è sede dello Spirito mentre la seconda dell’Anima che, con un frenetico turbinio, si affanna nel suo cercare significati del vivere.
Una ricerca instancabile che scaturisce da una “certezza” di cui ancora oggi l’uomo non ha prova di esistenza, eppure resiste energico nel percorrere la valle provando le diverse vie che il Fato ha disposto.
“Fibre di possibilità” (LFA Publisher, 2021) si suddivide in sette capitoli impreziositi da sette tele dell’artista Pietro Tavani (Civitavecchia, 1948), il capitolo Tetralogia degl’Inquieti presenta lo schizzo “Staccati uomo!” del 1975, Vibrazioni principia con “Sfere evolutive” del 1984, Nero si manifesta con “La notte oscura” del 2003, Luce con “Meditazione” del 1974, Scorci con “Io e me” del 2013, Divertissement con “I fuochi” del 1981 e chiude Psicoalchimie e coni d’ombra con “Transfert” del 1977.
Un connubio tra parola e pittura che mostra il medesimo obiettivo: il dialogo interiore, la meditazione, la ricerca di armonia. Ed anche titolo della raccolta poetica che identifica il sé con il tutto fa parte di questo ragionamento secondo cui ciò che esiste è connesso con l’Uno, con il tutto, così inteso secondo la corrente filosofica neoplatonica.
“Le frasi inutili, i momenti di apnea, i pomeriggi senza fine mi hanno reso una persona migliore.”
Per diventare una “persona migliore” bisogna scorgere l’imperfezione, l’errore ma anche e principalmente possedere la volontà innata di superamento. Così la poesia – “le frasi inutili” – è capace di vagare oltre lo spazio ed il tempo, a cui il corpo del mortale è soggetto, per permettere all’Io di vivere quegli istanti di eterno che operando provocano alterazione.
Dall’inquietudine dei primi versi assistiamo alla vibrazione per poi cadere nel nero a cui segue la luce e la manifestazione del doppio – della scissione – e dell’ironia. Ogni eroe ed antieroe (per usare la terminologia dello psicoanalista James Hillman a cui si rimanda con la lettura di “Saggi sul Puer”) ha la sua meta – la sua psicoalchimia – la morte della persona formatasi con i pregiudizi predominanti della società e la rinascita come essere nuovo – “una persona migliore”, afferma Sergio Messere.
La “sovranità del Singolo/ nella potenza libera/ della sua natura in fieri” si legge nella lirica “Il manifesto dell’iconoclastia” nella quale si descrivono le istituzioni come serpi “senza pudore/ e senza volto/ annidate nel tepore/ dei ministeri/ e degli altari,/ delle cattedre/ e dei focolari,/ il loro verbo edace/ han seminato a piene mani/ nel nostro ingegno ferace:/ Fede e aldilà,/ famiglia e tradizione, società e subordinazione/ nell’al-di-qua…/ Lor Signori «cravatte e croci d’oro» –/ i paladini del dovere/ e del «posticino sicuro»,/ i nemici del nostro piacere/ e dell’individuo –,/ delle loro verità di cicale / ci han lastricato la via/ inculcandoci la menzogna delle menzogne:/ la ridicola dottrina della morale.// […]” e si auspica la fondazione della città-giardino di Galama (parola che in serbo-croato significa “rumore, lamento”).
“Il punto igneo:/ la mia vera/ dimensione.// Il porto/ per tutte/ le direzioni.// […]” – “Espansione”
Ne “Fibre di possibilità” compare anche la musica, compagna fedele di viaggio, ad esempio nella lirica “La scintilla” l’autore informa il lettore del sottofondo del primo brano “Da paesi e uomini stranieri” dell’opera del 1838 “Scene infantili” del compositore e pianista tedesco Robert Schumann; nella lirica “Vitae” sottofondo del singolo “Euphoria” del 2012 della cantante pop svedese Loreen; e nella lirica “Cattedrale” sottofondo di “Overture”, primo capitolo dell’opera “Antigone” dell’artista e pianista tedesco Felix Mendelssohn Bartholdy.
“[…] Eccoli lì,/ lasciate sospeso/ ogni giudizio/ e osservateli,/ mentre sfilano/ come testimoni/ senza un volto/ su quella passerella invisibile:/ i santi e i dannati,/ i saggi e i pazzi,/ i guerrieri e gl’infermi,/ i martiri e i tiranni.” – “Uomini predestinati”
Quel che mi ha colpito della raccolta è lo spaziare su svariati argomenti e anche su diversi registri. Alcune poesie sono immediate, altre più ermetiche e con richiami nemmeno tanto velati alla metafisica. Lavoro interessante e estremamente coraggioso per questo autore che seguo da molto ormai
Poesie piacevoli che affrontano molte emozioni, sensazioni e pensieri, nei quali è facile scovare e riconoscere qualcosa di noi stessi. Ho particolarmente gradito i versi amorosi e la poesia “antieroi”, un po’ meno quelle piu’ ermetiche, a mio avviso non per tutti
Una silloge con due temi ricorrenti: amore e inquietudine…. non male comunque
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