Libano: nessuna verità due anni dopo l’esplosione nel porto di Beirut

2022-10-11 12:11:45 By : Ms. Grace Xu

Il Libano si prepara a commemorare il secondo anniversario della duplice esplosione costata la vita a 224 persone, in un contesto economico e politico in costante deterioramento

Il Libano si prepara a commemorare il secondo anniversario della duplice esplosione nel porto di Beirut, costata la vita a 224 persone, in un contesto economico e politico in costante deterioramento. L’inflazione ha raggiunto il 210 per cento lo scorso giugno e non è stato ancora formato il governo dopo le elezioni legislative del 15 maggio. L’attività dell’esecutivo in carica per la gestione degli affari correnti è limitata e il governo è incapace di adottare quelle riforme a più riprese invocate negli anni dalla comunità internazionale, dal Fondo monetario internazionale e dalla Banca mondiale per sbloccare i fondi e consentire al Paese dei cedri – un tempo considerato la Svizzera del Medio Oriente – di ripartire.

Lo stallo politico e la perdurante crisi economica stanno facendo sprofondare il Libano, proprio come i silos di grano danneggiati nell’esplosione del 4 agosto 2020, che negli ultimi giorni si stanno sgretolando e rischiano di crollare. Sebbene si trovino in un’area del porto interdetta all’accesso, il crollo dell’infrastruttura fa temere ai parenti delle vittime dell’esplosione che con la loro disintegrazione questa ennesima tragica pagina della storia del Paese venga dimenticata. Le indagini affidate al giudice Tarek Bitar si sono, infatti, arenate dopo la richiesta di arrestare dei ministri.

Domani, 4 agosto, alle 17:00 (ora locale) sono previste diverse manifestazioni nella capitale che si concluderanno davanti alla statua dell’emigrante, di fronte al porto. Intanto, i sopravvissuti – la duplice esplosione di due anni fa ha provocato circa 7 mila feriti e 150 disabili – e diverse organizzazioni internazionali hanno chiesto al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite di istituire una “missione conoscitiva indipendente e imparziale” per far luce su una “tragedia di proporzioni storiche”. Human Rights Watch ha affermato che “due anni dopo, l’indagine a livello nazionale si è bloccata, senza alcun progresso tangibile. Le autorità libanesi ne hanno ripetutamente ostacolato l’avanzamento, bloccando interrogatori, procedimenti legali e arresti di politici e altri responsabili”. L’Ong ha evidenziato “una serie di vizi procedurali e sistemici nella conduzione di questa indagine, tra cui la palese interferenza politica, l’immunità concessa a politici di alto livello, il mancato rispetto degli standard del processo equo e violazioni dei diritti di difesa”.

“I politici indagati in questo caso hanno depositato più di 25 richieste per sollevare dall’incarico il giudice che guida le indagini, Tarek Bitar, e di altri magistrati, con la conseguente ripetuta sospensione dell’indagine. L’ultima tornata di impugnazioni legali intentate contro il giudice Bitar ha provocato la sospensione delle indagini dal 23 dicembre 2021”, ha concluso Human Rights Watch. Sulla questione è intervenuto anche papa Francesco, insistendo sul fatto che verità e giustizia “non possono mai essere nascoste”. Il Papa ha detto di pregare per le famiglie delle vittime “di questo disastroso evento e per il caro popolo libanese”. “Prego che tutti siano confortati dalla fede e confortati dalla giustizia e dalla verità che non possono essere mai nascoste”, ha detto.

A inizio agosto nuovi pezzi dei silos di grano situati nel porto di Beirut, già danneggiati dalla doppia esplosione del 4 agosto del 2020, sono crollati, dopo il collasso di una parte dell’infrastruttura domenica 31 luglio. La scorsa settimana, il ministero dell’Ambiente aveva lanciato l’allarme su un aumento del rischio di crollo in alcune parti della facciata nord della struttura. Il primo ministro designato Najib Miqati aveva chiesto alle autorità competenti di “monitorare attentamente i silos e vietare a chiunque di avvicinarsi, siano essi dipendenti o membri della Protezione civile e dei vigili del fuoco, per motivi di sicurezza”.

Il premier aveva anche chiesto all’esercito e alla direzione per la gestione dei disastri di essere “in allerta in caso di crollo parziale della struttura”. I silos del porto di Beirut sono stati gravemente danneggiati dalla doppia esplosione che ha devastato interi quartieri della capitale libanese. Secondo una missione di esperti guidata da un ingegnere francese con base a Ginevra, Emmanuel Durand, la parte settentrionale è stata gravemente danneggiata alla base e rischia il crollo. I risultati hanno rivelato l’inclinazione giornaliera di questa parte della struttura.

La ricorrenza del secondo anniversario della duplice esplosione nel porto di Beirut impone di fare un punto sulla situazione economica in Libano. Gli ultimi dati diffusi dall’Agenzia per le statistiche del Libano a fine luglio indicano che l’inflazione ha raggiunto il 210 per cento lo scorso giugno su base annua, sulla scia della peggiore crisi economica nella storia del Paese dei cedri. Il tasso d’inflazione è in costante aumento per 24 mesi di fila. Su base mensile, l’inflazione è aumentata a giugno del 9,23 per cento rispetto a maggio. Secondo quanto riferito dall’istituto Byblos Bank, il mancato monitoraggio dei prezzi al dettaglio, la fluttuazione del tasso di cambio della lira libanese sul mercato parallelo, la graduale revoca dei sussidi agli idrocarburi e il contrabbando di merci importate hanno anche portato a carenze di approvvigionamento a livello locale con l’aumento dei prezzi.

In particolare, il costo di acqua, elettricità, gas e altri combustibili è aumentato del 594 per cento a giugno scorso su base annua, seguito dall’incremento dei costi in ambito sanitario (+492 per cento). Il costo dei trasporti ha subito su base annua un incremento del 462 per cento, mentre cibo e bevande analcoliche sono aumentati del 332 per cento. L’economia libanese è crollata dopo aver dichiarato il default su 31 miliardi di dollari di eurobond, provocando un crollo del valore della lira libanese del 90 per cento sul mercato nero. Parallelamente, il debito pubblico ha superato i 100 miliardi di dollari nel 2021, pari al 212 per cento del Pil. La crisi economica è acuita dallo stallo politico dopo le elezioni legislative del 15 maggio scorso, in seguito alle quali non è ancora stato formato il governo. La nascita di un esecutivo in grado di attuare le riforme è necessario per sbloccare gli aiuti internazionali e il finanziamento del Fondo monetario internazionale.

La crisi economica del Libano ha subito il colpo di grazia con il blocco delle esportazioni di cereali dall’Ucraina e dalla Russia, provocando una penuria di pane e file davanti alle panetterie. In questo senso, un boccata d’ossigeno arriverà nelle prossime settimane, quando è atteso il carico di mais della nave Razoni partita il primo agosto da Odessa. Inoltre, la scarsa disponibilità economica ha fatto sì che manchi l’approvvigionamento di carburante per alimentare le centrali elettriche. Nell’ultimo anno l’erogazione dell’elettricità è stata sempre più a singhiozzo, facendo sprofondare il Paese nell’oscurità.

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