ECCO I COMMENTI CHE ABBIAMO SCELTO.
Scusateci. Avremmo davvero voluto avere qualche centinaio di regali da distribuire, perché le lettere erano bellissime. Ne abbiamo scelte 3. I regali vanno agli scritti che ci sono piaciuti di più e che parlano di storie personali, ma ‘universali’. Gli autori riceveranno lunedì prossimo un’email con le indicazioni per la consegna dei regali. Alla prossima e grazie.
Riassunto: Avete raccontato chi erano i Beatles o cosa sono ancora oggi per voi. Noi abbiamo assegnato 3 regali agli autori degli scritti che ci sono piaciuti di più: tre pacchetti comprendenti il disco di Ringo, Liverpool 8, la maglietta ufficiale di Help e una serie di cartoline giganti artistiche della Band. Leggi e guarda: Ringo Starr, pane amore e batteria
1. # Cecilia ha scritto: 30 Gennaio, 2008 22:45 Mi ricordo quando mi hai raccontato dei primi dischi di vinile, di come dovevi andare a sentirli a casa di un amico perché non avevi soldi per permetterti il giradischi. Immagini sfuocate e magiche di giovani ragazzi coi capelli lunghi e gli occhiali di tartaruga. Le conosco perché ora sono fotografie in bianco e nero, chiuse in una scatola di metallo sopra una mensola della libreria. La apro poche volte. Altre cose invece non me le hai mai raccontate, forse pensavi che ci sarebbe stato il tempo. Ora mi piacerebbe saperle. Non te le posso chiedere, e le immagino, sullo sfondo di una Bologna che un po’ conosco e un po’ no. Avevi anche tu certe piccole maniacali ossessioni per come suonava una frase, o per quel particolare rumore di sottofondo? Sapevi esattamente quando sarebbero arrivati sulle note, e solo allora trattenevi il respiro e ascoltavi con più attenzione?Quella volta che ho comprato i Beatles non è stato per me, è stato per te. Era Natale. Non c’erano più i vinili, e uno stereo ce lo potevamo permettere eccome. Non l’ho capito subito quante cose si portasse addosso quello che per me era un cd nuovo di zecca. Quanta memoria forse sepolta, quanti ricordi di cui so di non poter dire altro, perché erano solo tuoi e non miei. Poi però, l’ho ascoltato quel cd. E i Beatles sono diventati memoria anche per me. Le parole di “Within you, without you” trascritte sul mio astuccio, a pennarello nero. Cartoline. I pomeriggi passati a spulciare un tuo vecchio libro di testi e figure surreali, cantandoli da sola in corridoio. Le lettere di legno sul mio armadio, quel verso di “Imagine” che ogni tanto se ne scolla un pezzo, ma continua a leggersi lo stesso. Corse in macchina a cantare a squarciagola con una cassetta consumata dal sole, che è ancora da qualche parte, e che cantavi anche tu, ma mai così forte. Ringo che canta “With a little help of my friends”, che John l’aveva scritta per lui, anche se tutti credono che l’abbia scritta Paul. E ritrovarsi a sussurrare il ritornello di “Lucy in the sky with diamonds” davanti alla teca della piccola ominide più famosa della terra. Piccole inconfessabili nevrosi per la voce di Paul in “When I’m sixty-four”, per quello che sembra un clarinetto, per un suono metallico di campanella scolastica. E trascinare qualcuno in un parco fuori mano dell’Havana, solo perché seduta su una panchina, lì, c’è una statua di John. Viaggi di treno, autostrade lente di pullman, con due cuffiette, in solitudine, a guardare fuori, o con una cuffietta sola, in condivisione.
Quel cd mi era piaciuto così tanto che sei stato costretto a fartene una copia da portare al lavoro. Lo so perché adesso quella copia ce l’ho io. La copertina non è rossa, non ha l’Uno giallo stampato, è bianca a righe, con sopra la tua calligrafia liquida e pulita. C’è la B non chiusa e la L che è come un’onda. Era nello scatolone che ci hanno mandato, insieme a un sacco di altre cose. Sono ancora tutte lì, chiuse nell’armadio all’ingresso. I Beatles sono questo. Sono avere due copie uguali dello stesso cd, che tengono ognuna dentro di sé una memoria diversa. Sono i ricordi che si intrecciano tra le due, nel momento in cui la memoria viene riscritta e arricchita, nel momento in cui scopri che tuo padre può raccontarti qualcosa di unico a proposito di un tempo andato e magico che hai solo intravisto e assaporato attraverso una canzone; nel momento in cui sorridi al pensiero che tua figlia ti costringe ad ascoltare giorno e notte la musica della tua giovinezza, traducendoti verso per verso i testi. Per questo le tengo entrambe, le copie. Non ci sono solo i Beatles dentro. Ci sei tu, e ci sono io.
2. # Ambrogio P. ha scritto: 5 Febbraio, 2008 21:16
Eravamo circa nel 1974 e io avevo 8 anni, mio padre era morto 4 anni prima e nell’agosto del 1973, la mia meravigliosa sorella di nome Serenella, era morta anche lei, annegata nel mare di Sottomarina di Chioggia. Intorno a me c’era un grande vuoto. Guardando nei mobili di casa, il mio occhio cadde su un libro di Inglese di Serenella sulle cui pagine lei aveva scritto a penna GEORGE – RINGO. Preso dalla curiosità, indagai un po su chi fossero questi due e seppi che erano due componenti dei BEATLES; ricordo che pensai: “se i Beatles piacevano a lei, allora hanno qualcosa di magico”. Da qui nacque la mia storia infinita con i favolosi 4.
Un ragazzo un po più grande di me, mio vicino di casa, aveva alcuni loro dischi e, quando non litigavamo, andavo a sentirli a casa sua e il coinvolgimento aumentava sempre di più. Nel maggio del 1977 chiesi all’altra mia sorella di acquistarmi la cassetta di HELP: ero già stregato dalla stessa HELP e da YOU’RE GONNA LOSE THAT GIRL. Lei tornò a casa con la prima cassetta dei Beatles che trovò che era ROCK’N’ROLL MUSIC – Vol. 2. Ne fui deluso, quella raccolta non è stata certo una delle migliori. Iniziai a comprare le cassette e poi nel 1979, acquistati il famoso cofanetto blu con tutti i vinili. Li ho praticamente consumati tutti, ma sono ancora in perfetto stato. Ora ho tutti i CD, chissà cos’altro ci regalerà la tecnologia?
Nel 1980 mi portarono via John che, dei 4 era quello a cui mi ispiravo: anche lui aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza difficile, era uno spirito libero e aveva quella rabbia di chi è in credito con il destino. Negli anni ho provato un certo dispiacere nel capire che la sua libertà era stata circoscritta da Yoko Ono a meri ideali politici e opere strampalate, la sua anima doveva volare più alto. Per me rimane comunque il migliore dei 4. Anche la morte di George è stata drammatica, quante lacrime ho versato ascoltando WHILE MY GUITAR GENTLY WEEPS.
Sono riuscito ad assistere a due concerti di Paul a Milano nel 1989 e nel 1993. Ovviamente, fra le decine e decine di concerti a cui ho assistito, questi due hanno nutrito la mia anima più degli altri. Nel 1996 sono andato per la prima volta a Liverpool e appena sono sceso dalla macchina, ho baciato il suolo. Sembrerà ridicolo, ma è stato il mio modo di ringraziare la città WHERE IT ALL BEGAN – Come è scritto fuori dal Cavern Club. Sono ritornato nel 2001, di li a pochi giorni mi sarei sposato in Scozia, e Liverpool non poteva mancare nel viaggio più importante della mia vita.
Ho una grande passione per la musica, dal country alla celtica, al pop, ai musical, cantautori italiani, ogni tanto mi cimento anche con la classica, new age, etc. etc. Prima di tutti gli altri, ci sono i Beatles, ai quali sono grato perché mi hanno insegnato la gioia di vivere e l’ottimismo, nonostante le tragedie avvenute nella mia famiglia. Avrei potuto essere uno sbandato, invece sin da bambino, la mia sensibilità mi ha portato a ricercare i veri valori nelle cose semplici. La grandezza dei Beatles sta proprio nella semplicità
Mi piace pensare che Serenella abbia scritto quei nomi sul libro proprio per indicarmi la giusta via da seguire.
Fra una settimana compio 42 anni, non sono ricco, ma sono felice. Ho una moglie e un figlio di quasi due anni e sono meravigliosi. Mio figlio si chiama William (in onore di William Wallace – Eroe di Scozia - terra per la quale nutro una vera passione), sa già dire Beatles e quando sente HERE COMES THE SUN dalla TV, si ferma e aspetta la fine dello spot. Ci sono troppi anni di differenza fra me e lui, non lo obbligherò ad amare quello che è stata, è e sarà la mia passione più grande. Spero solo che anche per lui la musica sia il cibo della sua anima, non importa quale genere o artista. Vorrei che capisse che è sufficiente una canzone o una poesia per volare alto, non c’è bisogno di drogarsi, andare a 200 km/h in macchina o fare bunjee jumping. Siccome dimostra già una super sensibilità e intelligenza, sono sicuro che un giorno verrà lui a chiedermi le ragioni del mio forte e infinito legame con i Beatles, e allora altre lacrime scorreranno, ma di gioia. Io ringrazio tutti voi per le bellissime cose che ho letto in questo sito; per ovvi motivi, cerco di non ricordare mai il passato, ma voi e i Beatles ne avete tirato fuori la parte migliore
3. # Luigi ha scritto: 31 Gennaio, 2008 12:05 Modifica
Io e Teresa, la mia ragazza, 40 anni in due, ci stringiamo forte l’uno all’altra per evitare di congelare, mentre passaggiamo di primo mattino in un mercatino dell’usato a Berlino, sul fiume, dalla parte dei musei. Fra un vecchio colbacco sovietico e cianfrusaglie di ogni tipo, una schiera di 33 e 45 giri ci sbarra la strada, e invita le nostre dita congelate a liberarsi dai guanti e farci avidamente strada fra di loro, sfidando la temperatura. Cominciamo a scartare… Rolling Stones, Hendrix, The Dark Side of the Moon, Doors, divertiti e affascinati da quelle reliquie, rovine di una musica che non c’è più, colonna sonora di un tempo che i ventenni come noi sognano ancora, idealizzano. Perchè gli fa rabbia essere nati in un mondo che non gli permette più di sognare, magari al suono della musica che amano; che li immerge da subito nella grigia realtà di un lavoro che non ci sarà, di una casa che non ci sarà, figli che vorresti e non potrai permetterti, sogni che non fai per evitare di farti male quando non si realizzeranno. Il mondo grigio nel quale l’avidità, l’ingordigia, l’egoismo hanno fulminato quasi tutte le lampadine colorate che persone come John, Paul, George e Ringo avevano avvitato quà e la perchè non ci dimenticassimo che, in fondo in fondo, tutto ciò che ci serve è amore. Dico quasi tutte le lampadine perchè mentre sono ancora li, fra i dischi, e passo da un “Heroes” a qualche germanica copertina dei Kraftwerk, Teresa mi si avvicina. Sorride e tiene fra le mani un disco che non pensavo avrei trovato in quel posto. E’ tutto bianco e mi fa quasi paura toccarlo. Penso ad Helter Skelter, e al finale con Ringo che stremato lancia le bacchette contro il muro. Penso a Blackbird, I Will e le dico “Sei pazza! Posalo, non sai quanto costa?!?” “L’ho già pagato” fa lei. Non ho replicato. Messi i guanti, riprendiamo a camminare e stringerci. La amo, e questo è quello che conta.
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Credo fosse il 1968, ricordo perfettamente un freddo pomeriggio invernale. Abitavo nella periferia romana dove non accadeva mai nulla di eclatante. Ma quel pomeriggio fu animato da una troupe cinematografica impegnata a girare una scena di un film dal titolo “Candy”. La voce si sparse velocemente e tutti accorremmo ai bordi di quel verde prato. Avevo tredici anni e quando vidi arrivare una Rolls Royce argento metallizzato dalla quale scese Ringo Starr, rimasi senza fiato. Ci sorrise e ci salutò, da lontano, mentre noi teen-ager urlavamo il suo nome alla ricerca disperata di un autografo. Assistemmo alle riprese per circa un’ora; poi Ringo risalì in macchina e sparì. Fu il primo incontro ravvicinato con una rock star; e all’epoca era sicuramente un sogno.
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Sono uno di quelli che ricompra gli album se escono in un formato o un supporto diverso, con una copertina leggermente diversa, o una rimasterizzazione secondo gli ultimi sviluppi tecnologici; uno di quelli che negli States faceva le file a Tower Records a mezzanotte del Lunedi’ per essere uno dei primi a comprare il primo CD di Anthology, che ha pianto nel Vedere “Free as a Bird” per la prima volta. Ho comprato “Let it Be Naked” e “Love” e tutti gli Anthology sia in CD che in DVD. Mi rifituo di scaricare gli MP3 dei Beatles, John non saprebbe cosa sono. Ho cofanetti, collezioni, coffe-table-books, biografie di tutti e dei singoli memebri. So chi sono Dezo Hoffmann, Murray the K o Jimmy Nichol. Vado al Cavern, al Dakota, a vedere Paul nonostante il compito di Latino nell’89, ho visto Ringo e la sua all star band con un Peter Framton quasi comico con lo UA-UA a bocca. Ho imparato a suonare per suonare i Beatles. Ho ascoltato le tracce all’inverso per i segnali della morte di Paul, apprezzato il Sitar grazie alle compsizioni di George, e ho visto discutibili mostre di Yoko per un pezzetino di John; sono iscritto al sito di Ringo ed ho qualche volta comprato is suoi album ( Long Live “Back Off Boogaloo”!!!!) . Non ho paura di volare se ho una copia dello White Album con me. Quando sono nato, i Beatels si erano sciolti da tre anni. Gia’ non esistevano piu’. Non li ho mai vsiti ne concosciuti come tali. Ma questi sono i Beatles.
Nella storia di ognuno di noi c’è una canzone dei Beatles che ci accompagna come una colonna sonora. Le loro canzoni sono semplicemente uniche. Ma la cosa che più di tutte mi ha sempre affascinato di questi 4 ragazzi è la loro di storia. Quando nel 1960 suonavano al Cavern, lo facevano per amore verso la musica, per dare sfogo alle loro passioni e anche per mettere da parte qualcosina di soldi, perchè no. Quando entrarono per la prima volta negli studi di George Martin non immaginavano che non avrebbero cambiato solo la loro di vita bensì quella di intere generazioni. Ci sono date che segnano la storia della musica in modo indelebile, beh le date dei Beatles non segnano solo la storia della musica, i Beatles non solo solo musica, sono coscienza,sono speranza di cambiare la cose che non ci piacciono. Di belle canzoni ne sono state scritte tante e se ne scriveranno ancora tante, purtroppo per quelli come me, per quella generazione del MP3, di Napster e Emule resterà sempre il dolce rimpianto di essere nati troppo tardi per respirare le atmosfere di quegli anni ma con la consapevolezza di vivere in un mondo in cui questi 4 ragazzi hanno dato la possibilità di vederci tutti uniti per un’unica grande passione.Love
alcune volte vorrei saper viaggiare nel tempo e vivere pienamente gli anni 60 per vedere i beatles tutti insieme almeno per una volta…l’altra sera stavo ascoltando le loro canzoni …non so perchè ma quando partono le loro canzoni mi emoziono di brutto.. mi escono le lacrime. Per un loro fan solo vederli tutti insieme ancora una volta sarebbe la fine del mondo!!!!! Io di sicuro non riuscirei atrattener l’emozione e mi vedrete piangere, gridare il loro nome, cantare le loro canzoni a squarcia gola….
Era il 1974, avevo 11 anni ,e ricordo che i negozi di Dischi della mia città , Mestre, avevano esposto nelle vetrine Walles and bridges ( ultima fatica , allora di un certo John Lennon), un disco molto colorato , la copertina si presentava quasi come un fumetto. Questo fu il mio primo contatto visivo con i fab Four , almeno con uno dei suoi componenti, e con l’ascolto del vinile ( che ritengo a tutt’oggi uno dei dischi migliori di John solista dopo Imagine) è iniziata la ricerca alla scoperta di questi grandi personaggi della musica moderna in ternazionale ( e non della “canzonetta” come ancor oggi alcuni critici osano collocarli) e continua ancora oggi a distanza di 34 anni. Un’ amore senza fine .
I Beatles fino a qualche anno fa erano parte di un qualcosa che non mi apparteneva; inevitabilmente delle canzoni le avevo “sentite”, non c’è dubbio, ma ero lontano da apprezzare il loro lavoro e, soprattutto, da capire il perché di così tanto interesse a più di 30 anni dal loro scioglimento
Cari amici, ho 58 anni e negli anni ‘60, per me, la vita si affacciava con tutta la pienezza del suo orizzonte. Quei “quattro” si affacciarono a quel medesimo orizzonte e mi accompagnarono a scoprire lembi sempre più ampi del proprio cuore e della propria mente, con la musica, la musica che spingeva al futuro. Oggi la musica di quei “quattro” mi accompagnano ancora a scoprire ciò che in tutti noi e ad ogni età non smette mai di parlare al nostro sé. Ragazzi ! Crescere, crescere come esseri umani, ascoltando, per esempio, “Julia”. Ciao
Revolver apri un squarcio, finita la band dei 4 ragazzini che correvano tra un aeroporto all’altro, tra un sciame di ragazzine urlanti e un altro. Di colpo si manifestò la psicadelica espressione della musica dei Beatels. La sperimentazione, la visione. Mai un momento di crisi musicale, anche quando tra di loro era svanita la magica sintonia che che li legava. Cosa resta?
Ringo avrebbe dichiarato recentemente di detestare la sua città natale. In tal caso, avrebbe detto una bugia. Egli è un timido e un eccentrico. Guardate la copertina del suo primo long-playing, “Sentimental journey”, dove è raffigurata la casa in cui egli visse la sua infanzia: un inno ai bei tempi andati, alla sobrietà piccolo-borghese, alla nostalgia.
Una scelta davvero difficile, data la belleza di tutti i messaggi. Ma sicuramente la scelta migliore. Sono felice per voi, Cecilia, Ambrogio e Luigi (e per la tua dolce lei, Luigi). Certo, anche per il premio. Ma soprattutto per la vostra sensibilità. Che ha le armonie straordinarie ed infinite di “..un qualunque giorno nella vita….”
Sul giradischi mono di due fratellini, di undici e tredici anni, nell’estate del 1968 girano i 45 giri di Gianni Morandi, dell’Equipe 84 e dei Rocks. Suonano alla porta, la mamma fa entrare due loro amici, più o meno coetanei, compagni di scuola, che vengono per giocare con loro.
Avevo un maestro intelligente, senza preclusioni, che capiva il mio entusiasmo e per farmi studiare “barattava” con me : tu mi fai un Bach e io ti ascolto un Beatles.
I Beatles… da sempre colonna sonora della mia vita. Può bastare? Zoost.
Secondo Gabriel Garcia Marquez “i Beatles sono l’unica nostalgia in comune con i nostri figli”. Avendo diciassette anni, io appartengo alla categoria dei figli (ai quali i padri hanno contagiato la “beatlemania”). È incredibile questa persistenza del mito attraverso le generazioni, questa perenne attualità di un fenomeno non solo musicale.
Ho imparato l’inglese coi Beatles, compresa la “ng” che non si dice. Ho imparato quel poco di chitarra per poterli cantare, e magari ho capito cosa è il nonsense.
è forse cambiato qualcosa da quel tempo? non credo proprio ed è per questo che ho ancora bisogno di LORO.
Dei Beatles se ne è parlato, se ne parla e sempre se ne parlerà.Si cercheranno per sempre spiegazioni, aneddoti, episodi, ma alla fine non c’è nulla di logico. Quando penso a quello che sono stati, hanno fatto, hanno scritto, mi gira la testa, mi perdo nel limbo dell’incredulità. Ho perseguito un mio sogno e sono stato ad Abbey Road
suoni che poi diventeranno parte del mio DNA Oggi ogni volta che ascolto LORO e’ come rivivere istanti di una vita vissuta ma che per sempre vivra
Assistemmo alle riprese per circa un’ora; poi Ringo risalì in macchina e sparì. Fu il primo incontro ravvicinato con una rock star; e all’epoca era sicuramente un sogno.
Non so se vale per questa iniziativa, però, invece di mandarvi uno scritto mio, vi agevolo quanto Enzo Iacchetti ha pubblicato su Smemoranda 2000, del racconto che gli ho fatto del concerto dei Beatles a Milano. La trama è vera, poi lui ci ha messo del suo. E’, in ogni caso quello che per me “sono” i Beatles.
adv Credo fosse il 1968, ricordo perfettamente un freddo pomeriggio invernale. Abitavo nella periferia romana dove non accadeva mai nulla di eclatante. Ma quel pomeriggio fu animato da una troupe cinematografica impegnata a girare una scena di un film dal titolo “Candy”.
Bob Dylan dice: d“The Beatles play but they don’t rock”. Forse è vero ma cosa dire per me bambino che, a metà degli anni sessanta, sentii per la prima volta la loro musica? Alla radio, senza mediazioni televisive, giornalistiche: semplicemente la sentii,
una valanga di emozioni sulla mia adolescenza, il sogno di un mondo davvero unito da suoni e parole mai udite prima di allora che ti colpivano allo stomaco, il desideri
mosaico di Strawberry Fields quest’estate in vacanza a New York. Il poster di John che mi ha seguito sui muri di tutte le stanze che ho cambiato in questi anni.
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Il 45 giri di “Yesterday” che mia madre ascoltava nel mangiadischi quando ero bambino.
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alcune volte vorrei saper viaggiare nel tempo e vivere pienamente gli anni 60 per vedere i beatles tutti insieme almeno per una volta…l’altra sera stavo ascoltando le loro canzoni …non so perchè ma quando partono le loro canzoni mi emoziono di brutto.. mi escono le lacrime. Per un loro fan solo vederli tutti insieme ancora una volta sarebbe la fine del mondo!!!!! Io di sicuro non riuscirei atrattener l’emozione e mi vedrete piangere, gridare il loro nome, cantare le loro canzoni a squarcia gola….. veramente la fine del mondo anche solo a pensarci. Poi le loro voci così chiare, i loro cori così carichi e dolci mamma mia davvero epocale !!!!!!!!!!
ciao , ho appena 18 anni e nessuno a casa mia nemmeno mio padre ascoltava i beatles, perchè i miei genitori o ascoltavano baglioni,o ascoltavano nel caso di mio padre gli areosmith’s… così i beatles gli ho scoperti da sola. Tutto incominciò il 15 giugno del 2007, quello steso giorno avevo comprato la rivista di rock star, e propio lì c’era un articolo sui beatles dove parlava di Paul McCartney e della sua verità sulla sua morte…( pura follia perchè io non credo a questa bagianata!!!) e sulla storia dei beatles. Verso la sera per coincidenza un programma che parlava propoi di loro.. mi pare che si chiamava 21esimo secolo, e mi innamorai dei beatles così tanto che le loro canzoni mi erano entrate in testa e non riuscivo a non cantare, poi i coretti che mi davano una carica bestiale…per non parlare dei giri di basso e della voce del sig. Lennon e delle armonie anni 60. ricordo che chiesi a mia madre di comprarmi un giradischi per natale e dei 45 giri dei beatles, non volevo altro solo che i beatles… d’altronde il cd che un mio amico mi aveva regalato dei beatles era andato in fumo per le migliaia e migliaia di volte che l’ho ascoltavo al giorno col volume a palla!!!!, mia madre era diventata depressa che il cd me lo voleva buttare dalla finestra…l’ho fermata appena in tempo dicendogli ” oh che sono i beatles” e mia madre mi rispose “ma va tanto poi ti passerà è un paletto della vita”ma creo che si sia sbagliata alla grande!!!.Adesso la rompo con i nuovi dischi remastered.. gli ho comprati tutti, tutti gli album rimasterizzati firmati apple e mi sono anche appasionata alla musica tanto da imparare a suonare chitarra ellettrica ed acustica, organo ( per quello non ho problemi è di mio nonno) e batteria… mia madre ormai s’è rassegnata la mia casa ormai è più che uno studio di registrazione anni 60 che una casa, poi con tutte le foto dei beatles e di altri gruppi di quell’epoca. I beatles sono un qualcosa di grande di epocale.. tanto è vero che mi sono fatta comprare una chitarra per imparare a suonare tutti gli accordi dei loro brani,poi credo che vorrò comprarmi una gratsh( più o meno si chiana così) quella suonata da George Harrison nei suoi concerti.. Ho guardato anche quasi tutti i concerti dei beatles su internet, e scaricato migliaia di loro foto. Ora spero di imparare perfettamente asuonare la chitarra e formare una band tutta beatlesiana ci vorrà un pò di tempo ma ce la farò, spero anche davvero di poter vedere Ringo e Paul in italia è il mio sogno vedere due membri dei beatles dal vivo!!!! se veramente venissero non so cosa farei rivolterei tutto anche a piedi s’ è possibile…raga veramente se venissero qui in italia sarebbe epocale rivedere due leggende insieme dopo tanto tempo…epocale davvero. ho anche visto tutti i loro film da a hard day’s night a help,fino ai film di ringo e George Harrison…Quello che non vorrei perdere nella mia vita sarebbe fare un pellegrinaggio in tibet e andare nei posti in cui i beatles avevano fatto circa nel 66-67 quello che sarebbe stato il loro viaggio spirituale, e andare a New York per cercare la villa in cui il John Lennon abitava e perchè no metterci anche una piccola letterina davanti al suo cancello per ringraziarlo delle fantastiche emozioni che lui i be beatles hanno dato a me e, a tutti i giovani che stanno conoscendo o già conoscono i beatles e a tutti quelli che portano nel cuore le emozioni di una fantastica epoca. grazie beatles!!!!!!
Ieri era il 09.09.2009: sono usciti tutti i dischi dei Beatles rimasterizzati e anche un gioco elettronico bellissimo a loro ispirato. I Beatles sono il passato, il presente e anche il futuro. Ho 43 anni e li adoro da quando ne avevo 11, sono l’orizzonte costante della mia realtà che è stata resa migliore proprio grazie a loro. Grazie per tutto, ragazzi.
Già Benny, anch’io penso esattamente come te… sarà perchè abbiamo la stessa età (o quasi)… Se non altro non sono l’unica della generazione del ‘90 in su a essere sensibile a una tale delicatezza, è un solievo. Non che se così non fosse cambierebbe qualcosa tra me e i Fantastici 4, anzi, perchè io non seguo certamente la massa, ma avere qualcuno con cui potere scambiare i propri sentimenti e le proprie emozioni è fantastico. Ti ammiro, a te, come ammiro tutti gli altri che hanno lasciato un messaggio su questo sito. Ammiro chi è capace di apprezzare così tanta delicatezza. A proposito, Benny sta per…?
Ho 14 anni, fino all’anno scorso avevo l’ipod pieno di canzoni varie, musica elettronica alla moda, quella che passa nelle discoteche, quella che tutti i tuoi amici conoscono, quella che dicono ti faccia sballare. Ma prima di cominciare ad ascoltare i Beatles non pensavo si potessero provare tante emozioni semplicemente sentendo una canzone. Nel giro di poco tempo ho scoperto che esiste qualcosa capace di farti sorridere da sola quando tutto va uno schifo, qualcosa che ti può far versare lacrime, lacrime di commozione, quelle stesse lacrime che non riesci a versare neanche quando ti fai male. Ho scoperto che una canzone che canti solo tu tra i corridoi della scuola è meglio di una che ascoltano tutti tanto perchè “si porta”. Ho cominciato a contagiare anche le mie amiche, che all’inizio storcevano il naso quando nominavo titoli per loro sconosciuti, e che si sono ritrovate “colpite” da questa mania. Credo che i Beatles siano questo, ascoltarli senza riuscire a stare fermi…sentirsi appagati tra le note della tua canzone preferita… Mi sono piaciuti tanto i vostri commenti, è bello sapere che ci sono passioni che legano persone anche di epoche diverse ^^.
Scusate ho sbagliato rubrica, il mio commento e relativo a BEATLES VS. ELVIS.
Premesso che in questo contesto non capisco cosa c’entrino le valutazioni su ringo va ricordato che fu George Martin a silurare il tapino (pete best) ritenendolo inadeguato. Come federico ritengo anch’io un luogo comune, becero o non becero, la leggenda del batterista più scarso e più fortunato del mondo. Su ringo non certo dotatissimo tecnicamente e notoriamente meno talentuoso dei suoi illustri compagni, ho letto quasi solo apprezzamenti e in qualche caso anche pubblici riconoscimenti. Lui, per farla breve, era semplicemente funzionale alla musica dei Beatles. Musica minimalista scevra di virtuosismi inutili. E’ come dire che elvis non era un grandissimo perchè non suonava la chitarra come Jimi o come bert jansch o come eric clapton. Assurdo.
leggere tutti questi commenti non fa che accrescere la mia passione per i Beatles. Io ora ho 22 anni, ma gli ho conosciuti, intendo sentiti, con “Come Together” dal giorno sono diventati la mia passione, gli ascolto sempre, cosa darei per nascere un po prima, che ne sò nel 50, ma per il semplice fatto di scoltarli alla radio oppure con un bel gira dischi o meglio ancora vedrli in concerto.Ora mai non è possibile sentire alla radio una LORO canzone, ho pure conprato un bel po di dischi, quà e là, riascoltandoli con il gira dischi, immedesimandomi in quegli anni. Ora non faccio altro che ascoltare solo loro. Vi scrivo queste frasi ascoltando “In My Life” una delle mie preferite.Che poi dire che tutte sono le mie preferite.Mi fanno provare emozioni che non riesco neanche a descrivere, scrivo queste cose quà in questo forum perche noto,dai commenti, che quà ci sono persone che sanno veramente apprezzare la musiva vera. A differenza di altre persone. Strawberry Field Forever Una saluto Gianmarco
Il messaggio di prima è By me…
Ragazzi… Non mi deridete… Io e il mio gruppo di 13enni che suoniamo canzoni dei Beatles e anche nostre…Beh, ho paura anche quasi a dirvelo, la paura è di non essere all’altezza, ma io ce la metterò tutta… Insomma sto cercando di dirvi che con la mia Band vorrei essere “l’erede” dei Beatles… Prima i Cricket,(gruppo a cui i Beatles hanno trovato parte di ispirazione) con il loro doppio significato di Grillo e del Cricket il gioco… Poi i Beatles con il loro doppio significato di Scarafaggi e la musica Beat… Ora io col mio complessino The (S)NAILS a richiamare le lumache (snails) e i chiodi (nails)… Ditemi cosa ne pensate , vi prego! Non voglio suonare sapendo che c’è della gente che non mi reputa all’altezza o cose del genere… Sapere che voi mi appoggiate è un po’ come avere la benedizione di Papà al matrimonio… L’unica cosa che vi posso garantire è che io ce la metterò tutta per onorare il loro nome! Vi prego ditemi di si, perchè se mi dite di no io mollo, e divento una bancaria o qualsiasi altro lavoro comune, infrangendo il mio sogno… Ciao a tutti, e … sappiate che io mi impegnerò.. Betta
15 Luglio . Ieri sera, il 14 Luglio, al TG2 delle 20.30, dico, l’avete sentito?? Hanno detto di avere trovato un’intervista (come nessuno la sapesse) di John che dice che sono più famosi di Gesù… Mio Dio, che scandalo! Ora dire la verità è diventato uno scandalo!!! Che nervoso… come se nessuno sapesse di questa cosa.. Puah.. “Beatles. Adesso uno si chiede chi erano i Beatles e c’è ancora circolo apero” (qualcosa del genere, non ricordo le esatte parole ) . Ma quale circolo aperto! Per una vecchia intervista che “ha fatto scandalo” , di cui tra l’altro John dopo si è anche scusato… Ma dai!
Scusate, ma se uno scrive una canzone che a lo stesso ritornello di un’altra canzone di una persona famosa, deve pagare i diritti d’autore? Ciao
Comunque ho sentito che Paul fa una tournee il prossimo autunno… speriamo che venga in Italia… Ma tu in che posti eri al concerto?
Che fortunaaaaaa!!!!!! Io quel concerto l’ho visto solo per qualche secondo alla TV… al telegiornale… :-( !!! UUUUFFFFFFAAAAAAA Comunque beato te!!
Ho visto Paul. Al Liverpool Sound Concert. E’ dal primo giugno che cammino su una nuvoletta. Appagato.
Ok. Comunque sta tranquillo, perchè per me è un bene scrivermi con uno che ha quasi 4 volte la mia età, almeno imparo. E poi scusa come può la gente pensare male se non siamo neanche della stessa regione?! Comunque aspetto una tua risposta… A presto Betta
Ciao Betta. Sono felice che abbia letto le mie righe. Ti ho dato “una” risposta alla tua domanda. Non “la” risposta. E proverò a rispondere anche a quest’altra che poni, ed anche ad altre che vorrai farmi. Solo che - Elisabetta - io scrivo quando sento di poterlo fare. Non mi succede automaticamente. Per cui potrebbe passare qualche giorno. O succedere già fra un’ora, non lo so. Ma una cosa è certa. Mi va di ascoltarti e di parlarti. E che tu mi ascolti e mi parli. Un’altra cosa. Il nostro sarà un puro scambio epistolare. La scrittura è una cosa sacra. E questa pagina sarà il nostro “palcoscenico”. Almeno finché durerà. Per due motivi. Il primo è che se anche altri vorranno parlare con noi, potranno farlo. Il secondo è che io ho (quasi) quattro volte la tua età, e non vorrei che, nel darti un indirizzo e-mail anche soltanto anonimo (e non potrei che farlo qui, in pubblico), qualcuno possa pensare male. Diciamo che approfittiamo della comune passione per i Beatles per chiedere gentile ospitalità a questo sito ed ai suoi frequantatori. Ti scrivo presto, Elisabetta. Intanto, una buona domenica. :-)
Caspita… Adoro sentire cosa pensano i grandi, sembrano in un mondo completamente diverso , ma per mezzo di un che cosa si uniscono al mio. Amo quel Che Cosa. Hai ragione Filippo riguardo alla mia domanda e quindi riguardo alla tua risposta. Hai ragione sull’imperfezione umana. In fondo è un bene che ci sia. Sai, non credevo possibile che qualcuno mi capisse. Che qualcuno provasse anche in una piccola percentuale quello che provo io. Sei così saggio… Mi hai dato la risposta alla mia domanda, e così te ne provo a fare un’altra: PERCHè LA GUERRA? Non so se riuscirai a rispondermi, ma lo spero. Io tornerò su questo sito ogni giorno per vedere se avrai scritto qualcosa.
Muoio dalla voglia di scriverti un papiro di cose, ma sento qualcosa che mi blocca, come qualcosa che mi sussurra:”Non puoi, non saprai cosa scrivergli “. Invece so cosa scriverti, o meglio, so cosa penso di scriverti ma non so come scriverlo. Quindi credo che sia per questo motivo che non scrivo molto.
Sai se Paul o Ringo faranno qualche viaggetto in Italia? Ho solo 13 anni, ma se dovessero venire, anche se fossero dall’altra parte d’Italia, li raggiungerei in bicicletta pur di vederli.
Non rileggo il mio messaggio, non voglio vedere se ci sono errori.
Spero che risponderai a tutte le mie domande…
E spero anche di non chiedere troppo…
Proverò a risponderti, Betta.La vita non è a ritmo del Rock’n'Roll semplicemente perché…se così fosse, non esisterebbe il rock’n'roll, e tu non avresti potuto amarlo, apprezzarlo, sentirlo, gustarlo, e di più…non ti saresti neanche posta la domanda. E di più ancora… non saresti minimamente in grado di fare qualcosa per approssimare il mondo a questo tuo ideale, per migliorarlo. Sembra paradossale, però pensaci in attimo… E’ un po’ come il nuoto. Ci sono persone che lo amano, ed il loro sforzo, nel praticarlo, è quello di vincere la resistenza dell’acqua. Profondono tutta la loro forza, in quegli istanti quasi odiano l’acqua, perché impedisce loro di trasfondersi in essa e di scivolare nella pienezza delle proprie sensazioni. E tuttavia, se non ci fosse l’acqua, non ci sarebbe il nuoto. Se quel maledetto liquido non esistesse, e non ci si contrapponesse, non avremmo alcun motivo di pensarci, immaginarci, nel pieno di quella splendida sensazione che dev’essere miscelarsi con l’acqua, farsi tutt’uno con essa, essere liberi come lo è lei. Saremmo perciò immobili, come delle amebe, non troveremmo alcuno gusto nell’impegnarci, nel vincere anche di qualche secondo l’ostacolo, non potremmo gioire del riuscire a nuotare più forte. Non potremmo, semplicemente, gioire. E lo stesso vale per la vita. Se fosse come noi la vogliamo e desideriamo, smetteremmo di volere e di desiderare. Ma diventeremmo come sassi. Immobili e senza senso come un sasso lasciato lì e stare semplicemente presso di sé. In fondo, è la metafora di noi uomini. E’ perché siamo imperfetti che apprezziamo la perfezione, e la desideriamo, e siamo disposti a combattere per essa. Prova a pensare. Dici di sentirti sola, non compresa. E credo sia vero. Lo sento. Lo leggo da quello che scrivi. E lo scrivi così bene, per i tuoi 13 anni. Ma è proprio questa sensazione che ti rende speciale. Che ti fa interrogare. Che affina la tua sensibilità. Che ti fa parlare e cercare. Che ti fa, anche se dolorosamente, vivere. E ti fa amare i Beatles. Ed un domani, se già non oggi, l’arte, e la filosofia, e tutto quello che l’uomo ha costruito, sentito, percepito, per avvicinarsi al bello, al vero, al giusto. Se non stessi soffrendo, non ti avrei notata, riconosciuta, non avrei parlato con te. Non avrei provato sensazioni. Né forse te ne avrei fatte provare. Non mi avresti fatto sentir vivo, ed io non avrei fatto sentir viva te. I Beatles sono arte perché approssimano, con la loro musica, semplice o complessa che sia, qualcosa che tocca l’animo umano senza saperlo spiegare. Lo dici tu stessa. Non sapresti trovare le parole per dire quel che pensi e che senti. Ma senti che quelle note ti toccano nel profondo. E per questo le ami. Se la vita fosse rock’n'roll, i Beatles non ci sarebbero stati. Ed in fondo lo dicono loro stessi. “Hey Jude, prendi una canzone triste, e rendila migliore”. Fosse stata già migliore, non avrebbe avuto senso contarla. Non lo so…. Credo questo.
Scusa, l’ultimo messaggio l’ho visto solo dopo avere inviato il primo. Comunque no, non l’ho visto Paul McCartney, ma vorrei tanto, vorrei tanto potergli parlare e chiedere UN MILIARDO di cose, tutte le cose a cui io non so rispondermi. Però non credo che lo vedrò. Io sono troppo piccola, lui troppo… “saggio”… Anche se lo spero! Ciao Filippo Betta
Leggo la tua risposta con le lacrime agli occhi ascoltando Imagine… Anche io ho pianto per John, ma non lo ho sentito alla radio, ma su una pagina di Internet, che ti prende meno di sentirlo alla radio, quindi posso capire come ti eri sentito tu. E forse, anche come ti senti adesso. Non lo so com’è dopo tanti anni, ma secondo me è una cosa che addolora sempre, a poca, o a tanta distanza di tempo. E sono felice, caro Filippo, che anche tu qualche volta ti sia sentito come me. Il mio problema è che mi sento tanto triste quanto sola, e vorrei andarmene da qui, da questo posto. Ti dicevo, il mio problema? é che sono troppo piccola. La gente non mi prende sul serio. Crede che sia l’adolescenza, una cosa che dopo poco tempo scompare. Ma i Beatles non scompaiono, non tramontano. Scusa se non scrivo in modo così poetico come fai tu, ma non riuscirei mai a dire quello che penso, e forse non riesco a dirlo neanche così. Mi ha fatto piacere la tua risposta, ma non hai risposto alla mia domanda, non so se non l’hai letta o se l’hai ignorata… Provo a rifartala ugualmente… : Perchè la vita non può essere a ritmo di Rock’n'Roll? Forse una risposta neanche c’è… Ciao Betta
Ah…. Paul McCartney l’ho visto. Due volte. Nell’89 e nel ‘93, prima a Milano e poi a Firenze. E sai… John stava per tornare a fare tounèe. L’aveva dichiarato. Come sembra avesse anche detto, nei mesi prima di morire, che il progetto di una reunion dei Batles era ormai pronto e maturo. Ma anche questa era quella magia… Come quei due concerti che vidi. E credo che anche tu avrai modo di vedere McCartney. Sì, lo vedrai (non credo che lo abbia ancora visto, o sbaglio?).
I beatles, come l’arte, come la cultura, e che sono arte e cultura, beh..i beatles, Betta, sono una cosa delicata e bellissima. Io ho 44 anni, li ho consociuti e me ne sono innamorato follemente nel ‘75, 13 anni. Ma quelli erano altri tempi. Una strana sensazione. La loro musica impregnava ancora il cielo, quel sole splendido che non ho più rivisto anni dopo. E contemporaneamente, per me che mi avvicinavo alla loro musica, la sensazione, anche, di aver perso, per qualche milligrammo di anni, ed irrimediabilmente, quella loro magia immediata, che ad esempio i miei genitori avevano visto coi loro occhi. E poi c’era il fatto che erano ancora tutti lì, anche se separati. C’erano ancora John e George. Ogni tanti si fantasticava di una loro riunione. Ogni tanto partiva qualche notizia che la anticipava, la diceva imminente. E subito dopo la smentita. Ma erano lì. Si respiravano. E si sono anche incontrati in quegli anni. E chissà. Hanno anche suonato insieme nuovamente. Ma da soli. Tutto finì quell’otto dicembre 1980. Lo ricordo ancora. La mattina mi svegliavo presto per andare al liceo. Ed accendevo una radio incorporata in una piccola lampada da comdino, tutta colorata. Dei colori che andavano ancora in quegli anni. Ce l’ho ancora quella lampada, e la radio ancora funziona. Sentii nel dormiveglia la notizia, Ad occhi chiusi. E ad occhi chiusi iniziai a piangere. Perché non moriva solo un uomo. Moriva il sogno di milioni di persone. E ricordo i telegiornali, e gli articoli sulla stampa. E quei minuti immobile, a Roma, in gita, per onorarne la memoria, come aveva chiesto Yoko Ono. Lì sentii che non sarebbero più tornati insieme. Ma non tanto perché John se n’era andato. Ma perché, se anche Paul, George e Ringo si fossero riuniti, come poi hanno fatto nel ‘95, non sarebbe più stata la stessa cosa. The dream was over, l’aveva detto John. Ma quella magia non è mai passata. Mai. E tu ne sei una testimonianza. Ma ti dirò. Anche le tue amiche lo sono. Non lo sanno, ma conoscono le canzoni dei beatles anche senza sapere che sono dei Beatles. Quale altro gruppo può vantare questo, a mezzo secolo di distanza? Una cosa delicatissima e magica, ti dicevo. I beatles prendono. Le persone sensibili le prendono da subito, da quando si hanno tredici anni come te. Le altre, più distratte, le prendono dopo. Quando gli anni passano, e l’anima ha bisogno di cose vere, belle, per sopravvivere. Cresceranno anche le tue amiche, ed avrai delle sorprese. Mi ha colpito il tuo penultimo messaggio, quando dici che ha volte hai pensato di morire per icontrare John. Che strano. Lo stesso pensiero che ho ho avuto spesso anch’io. Non che volessi morire. Ma pensata anche così la morte è più… comprensibile. Spero tu torni su questa pagine, per vedere la mia risposta. E’ una pagina vecchia ormai, che comunque ho fra le mie “preferite”. Come anche le altre che parlano di loro. Ciao
Cavolo “ragazzi”, che fortuna avete avuto voi di vedere i Beatles o se non altro di crescere con la loro musica! Anch’io volevo nascere negli anni ‘50!!! Adesso al max le mie amiche cantano i Finley o robacce varie… E mi sento sola a non potere cantare con nessuno She loves you! Mi sento sola ad arrivare a scuola con l’mp3 riempito solo di canzoni dei Beatles e dover sentire le parole delle canzoni dei Finley uscire stonatamente dalle bocche delle mie amiche… Ma perchè adesso la musica è così??? Perchè la vita non può essere a ritmo del Rock and Roll???? Se qualcuno sa la risposta mi dica… :-(
Ho tredici anni , nn poxo dire come tanti :” Io ho visto i Beatles dal vivo! ” , è vero, non gli ho visti dal vivo, ma li vivo! Posso dire con certezza che AMO John, e che quasi quasi, alle volte, mi passa x la mente il forte pensiero di morire, per il semplice gusto di vederlo… Non ne parlo mai con nessuno, perchè gli altri non mi capiscono. DA quando sono loro fan ho sempre sognato di suonare con loro almeno per una volta. Chissà, forse, se non fosse per un malato di mente ora potrei ancora vedere John. Immagino la scena di suonare al campanello di Mr.Lennon e con la voce angosciata dire: Shall we play? ( non sono sicura che sia giusto.. ) E sono sicura che se potesse, John direbbe : Yes. Ma non è possibile, lui diceva: (tradotto in italiano): canterò fino a sessantanni, certo, a meno che non succeda qualcosa che me lo impedisca, ma se non succederà niente, nessuno mi potrà impedire di cantare anche da vecchio…. Qualcosa è successo.
Ho diciotto anni ma posso dire di essere nata e cresciuta con loro…ho imparato prima a cantare le loro canzoni e poi a parlare…John è la mia vita lo amo da morire…in tutti i piani della mia casa c’è sempre qualcosa che li riguardi..ho le loro foto in tutte le stanze,in cucina,in salotto e addirittura in bagno…li amo davvero i miei Beatles!!!papino John I love youuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuu!!!!!!!!!!!!!
La strada da Noli a Spotorno la feci a piedi perchè avevo i soldi contati per l’ album Sgt. Peppers appena uscito ! E quel giorno ( eravamo a luglio del 1967) faceva veramente caldo , arrivai al negozio e comprai l’ ultimo disco rimasto ,erano stati venduti tutti nel giro di pochissimo tempo . C’ erano i Beatles ,li sentivi ovunque dalla radio dell’ auto, dai vari juke-box , dalle case !E’ stato un bel periodo , c’era lavoro per tutti , si era più sereni e ci si accontentava di un disco dei Beatles o dei Rolling Stones , tra ragazzi si parlava di tutto , del liceo , della guerra in Viet-Nam , dei progetti futuri e dei Beatles ,si cercava di tradurre in italiano le loro canzoni o di impararle a memoria per poi cantarle insieme , ogni tanto si faceva qualche serata suonando nei locali dei vari stabilimenti balneari liguri il repertorio era al 90% formato da canzoni dei Beatles dalle prime alle più recenti . Ora tutto è cambiato , si suona con il computer , con le basi musicali , un gruppo o cantante singolo fà successo con un pezzo e dopo sparisce ,la maniera di vivere è cambiata . Ti rimane il ricordo della brezza marina , e di Ticket to ride che usciva dalla radiolina transistor del vicino di ombrellone .
Ho 57 anni e tra un paio di settimane andrò in pensione . Nel 1963 avevo 13 anni in casa avevamo la radio e i miei genitori ascoltavano la musica italiana solo alla sera mi era concesso ascoltare radio Lussemburgo la quale trasmetteva canzoni americane . Fù lì che una sera ascoltai ” PLEASE PLEASE ME ” la eseguiva un nuovo gruppo inglese . I Beatles erano entrati nella mia anima , trasmisero poi Misery, Twist n’ shout , There’s a place , P.S I love you . L’ anno successivo uscì She Love’s You e con questo pezzo esplose la Beatlemania . In classe avevamo tutti la frangetta , portavamo gli stivaletti ,le giacche con il colletto stretto di velluto e nell’ intervallo urlavamo a squarciagola ” YE-YE-YEEEEEEEEEEE ! ” . Le nostre insegnanti con santa pazienza sorridevano e alzavano lo sguardo al cielo . I 45 giri costavano 500 lire ! Nelle cantine i topi erano fuggiti per far spazio ai ragazzi che suonavano ,nel 65 per la mia promozione i miei genitori mi regalarono l’ Hofner violin bass e iniziai a suonare i Beatles ( cosa che non ho smesso di fare ) , al mare con il gruppo di amici avevamo trovato la taratura esatta per il cazzotto da dare per far ritornare il pick-up del juke-box all’ inizio del disco .Ricordo un giorno in cui i clienti dello stabilimento balneare si ribellarono dopo la ventesima volta che suonavamo Twist n’ shout ! Le mie zie fecero la colletta per il biglietto dell’ unico concerto che i Beatles fecero al velodromo Vigorelli di Milano . Io c’ero ! Sono passati tanti anni da allora , mia figlia Clara è cresciuta con la loro musica e tra poco anche la nipotina Cloe . Ho incontrato tempo fà alcuni amici di allora , si parlò di tutto e alla fine eravamo con le canzoni dei Beatles ! Ogni tanto salgo in mansarda , collego il mio vecchio basso a violino all’ amplificatore ed eseguo i giri di I saw her standing There , All my loving , Day Tripper, torno indietro nel tempo e mi viene una nostalgia tremenda .
Non avevo ancora 15 anni e gli Stadio cantavano “Chiedi chi erano i Beatles…”. Fu anche grazie a loro, e ovviamente a mia madre, che li ho conosciuti ed apprezzati. Hanno fatto parte delle mie colonne sonore insieme agli artisti che in questi 35 anni hanno attraversato il mio mondo musicale. I Beatles sono “classici” esattamente come alcuni film e alcuni vestiti d’epoca. Non possono tramontare, non possono non piacere, non li si può ignorare.
Buon ascolto a tutti Francesca Romana
Beatles. Ho 29 anni, e non posso fare a meno di stupirmi quando, parlando di musica, i miei coetanei confessano di conoscere i fab four “solo superficialmente..help,tiket to ride…hey jude”; poi gli faccio ascoltare “tomorrow nnever knows” e credono che siano i Prodigy…
Non sono cresciuto ascoltando i beatles:li ho scoperti a 19 anni. Sgt. pepper è stato il primo album che ho comprato, poi revolver e via via tutti gli altri.Ricordo che quando avevo quasi completato la collezione e mi mancava solo “for sale”, aspettai un paio di mesi prima di comprarlo:non potevo sopportare l’idea di non avere più l’occasione di lasciarmi stupire da una canzone dei beatles per la prima volta. Come musicista, la cosa più grande che i beatles mi hanno insegnato(fra le tante…)è di non aver paura a scrivere una canzone che sia bellissima. Mi hanno insegnato, quando improvvisando una canzone trovo il “pezzo giusto” a non fermarmi, ad andare avanti nel sogno, ad osare, a essere ingordi di bellezza. Con gli occhi chiusi lascio che il sogno duri più a lungo prima di portarne il ricordo a casa, perchè so che è possibile.
Il resto sono tutte sensazioni, difficili da descrivere:un suono particolare,la voce di lennon in “a day in the life”,”rain”..cose così, migliaia di piccole cose…
Adoro i Beatles da sempre. Sono nato nell’anno del loro scioglimento, probabilmente dal liquido amniotico potevo ascoltare “Let It Be”…
Lavorando da anni come web designer, ho deciso di fare un regalo a tutti i fan degli scarafaggi sparsi per il mondo: un sito che racchiudesse tutti i video e i testi dei Fab4: http://www.beatlestube.net
Nel 1970 i Beatles si sciolsero. Nel Novembre dello stesso anno i miei genitori si sposarono e affrontarono un viaggio di nozze a Losanna in una Fiat 500 L blu scuro, nuovissima, prestata loro dal testimone di nozze. Nel Giugno del 1971 nacqui io. Mia madre, nelle Domeniche mattina dei primi anni ‘70, ascoltava sempre Radiovenezia mentre faceva le pulizie. Michelle è l’unica canzone, tra le tante di quei programmi radiofonici, che ricordo avermi colpito. Non lo so perché. Non so perché proprio Michelle. Non so… ero solo un bimbo irrequieto… Con l’inizio dell’adolescenza ricordo i pomeriggi a giocare a carte con il mio migliore amico , i suoi genitori, i miei ed un vecchio 33 giri strisciato (The Beatles Oldies but Goldies), che volevo sempre venisse suonato. Ma la passione vera e propria iniziò all’età di 14 anni: mille domande ai miei genitori, i primi dischi, le prime audiocassette nel mio walk-man, tutti i servizi televisivi su di loro, ai quali non potevo assolutamente mancare… ed un loro poster, in classe, accanto a quello di Michael Jackson, dei Duran Duran, degli Spandau Ballet, di Price, di Madonna, ecc. E poi l’assidua corrispondenza con la mia amica Cristina di Torino, fan come me dei Fab Four (grazie, Cristina, per avermi aiutato a crescere e per questa nostra bellissima amicizia che ancora ci accompagna!). Nei miei successivi due anni Londra ho voluto “regalarmi” tre giorni a Liverpool. Poi sono arrivati i cd (certo li ho tutti: manco a dirsi)… però il fascino dei 33 e 45 giri, strisciati, vissuti… un’emozione che non riesco a descrivere a parole. Sto recuperando, uno a uno, tutti i loro dischi… tra mercatini dell’usato e qualche vecchia soffitta da svuotare. Ora le pulizie non le fa più mia madre, in casa, bensì io: e Michelle suona. Sempre. Questi sono i Beatles.
era una mattina di primavera del 71,e la mia classe con tutta la scuola ci incamminavamo per le stradine di pompei tutti in fila verso il santuario per assistere per l’ennesima volta la supplica alla madonna di pompei…. camminando nel mesto corteo pensavo che alcune sere prima nella riunione presso la locale sede dei boy scout ero stato rimproverato aspramente dal parroco che ospitava l’associazione boy scout di ascoltare la musica demoniaca dei beatles e che questo era il primo passo verso la dannazione e il COMUNISMO…….ad un tratto vidi il professore distratto e girando l’angolo questo prato tra le case che mi portava lontano da quella opaca processione, avevo fatto risparmi e mi recai all’unico negozio di dischi della zona a comprare la nuova raccolta dei beatles 67-70, tornai a casa e poggiai il vinile sul giradischi, il suono si miscelava con la pioggia che leggera cominciava a cadere e all’improvviso, come uno scrigno che piano si apriva iniziavano le note di strawberry fields forever….. l’inno della mia innocenza,della mia ribellione della mia giovinezza e di quella incredibile primavera che mi veniva incontro……..i will never forget……
…avevo 8 anni, la radio trasmette “please please me… rimango folgorato…e lo sono ancora dopo svariati decenni…
…..Limitless, undying love, which shines around me like a million suns, And calls me on and on Across the Universe…
…bimbo…solo 6 anni…un giradischi di fronte a me…..mia zia! Il vinile dei beatles….ore e ore ad ascoltarlo seduto sulla poltrona…adolescente ragazzo dj uomo…across my universe….tra tears and amore….il cuore batte sempre danzando sulle note dei fab four…..
erano sono e saranno sempre i + grandi. il rock stramaledica yoko ono.
Cosa sono i Beatles per me? Le estati infinite, la campagna, i grilli e le cicale, le corse a perdifiato, il mare, la schiuma sulle rocce battute dalle onde, il sapore di sale sulla pelle, il tramonto più lungo del mondo, l’odore del caffè, la gioia e la tristezza, le prime canzoni suonate e la scoperta della musica, i dischi che graffiano, la radio e “supersonic”, la vita che spicca il volo, voglia di esistere, il pane appena sfornato, la vendemmia, la grandezza nella semplicità, la perdita di persone care, la libertà di scelta, …………….. Cosa mi racconterei se non ci fosse stata la loro musica?
In fondo solo un gruppo musicale, 4 ragazzi che mentre inventano canzoni, mentre immaginano paradisi “per sempre”, non immaginano nemmeno lontanamente quello che stanno generando. Commovente davvero la linea che unisce le generazioni, quasi una religione. Chissà come saranno ricordati fra 200 anni? Comunque io mi sono commosso ad ascoltare anche la colonna sonora di “across the universe”, nonostante qualche dubbio di produzione. Le loro canzoni hanno qualcosa che percepisco ma non riesco a fissare…le definirei perfette, esteticamente indiscutibili, anche nella loro, a volte, banalità, nascondono un messaggio, qualcosa che non ci è dato di sapere.
Sembrava che fossimo in attesa di qualche novità, di un accadimento epocale. Nessuno di noi quattordicenni di fine anni cinquanta, sapeva spiegare cosa desideravamo che accadesse! Forse l’impazienza tipica della giovane età, o forse la tranquillità degli anni postbellici, sta di fatto che s’incominciava a desiderare qualche evento rivoluzionario. Il nostro era un eccitamento latente tenuto a bada dagli adulti che ancora non avevano coniato “il mondo dei giovani”. Gestivano tutto gli adulti, in particolar modo il mondo della musica, a quei tempi lacrimevole e diffusa dalle radio dall’occhio magico. Ci pareva inconsapevolmente strano, che perdurasse quel pentagramma fin troppo melodioso, cantato dai Latilla, Tajoli, Fasano, Villa etc.. L’edilizia si apprestava a fare boom, mentre l’esplosione dei giovani era in arrivo. I baci sui fotoromanzi impazzavano, mentre per noi ce n’erano in arrivo ventiquattromila. Difatti, aiutati dalla seducente televisione in bianco e nero, anch’essa “ragazza”, che esercitava su di noi il forte invito a dare colore alla vita e a quelle immagini monocromatiche, accogliemmo Celentano come una liberazione. Si, confesso: nessuno di noi quattordicenni di fine anni cinquanta può negare di aver fischiettato “tuppe tuppe marascià”, ma a quell’epoca, dalle mie parti, non c’era altro! Comunque, travolti come un uragano “balocchi e profumi”, le innocenti seduzioni di Maciste e l’ agognata bici, per altro sempre negata, ci tuffammo a testa in giù nella musica ”trasgressiva” dei primi urlatori italiani. Poi in quel paesino ai piedi della Sila arrivò il primo juke-box e con esso i primi timidi passi di cha cha cha. Appena il tempo di conoscere Neil Sedaca; Paul Anka e Speedy Gonzalez che ci travolse il mitico Rock and roll. Chi l’avrebbe mai detto che quel leggendario “Tutti frutti” di Little Richard ed Elvis, dall’altra parte della Manica, era un mito anche per quattro ragazzi di Liverpool che da lì a qualche anno avrebbero cambiato il volto alla musica e, perchè no? Anche a noi?! Un giorno l’anziano arciprete del mio paese posò sui miei lunghi capelli uno sguardo disgustato e mi disse, abbandonando ogni mistica cautela: “ Se fossi tuo padre, assieme a quei capelli ti ci taglierei la testa, ti ci taglierei !” ERANO ARRIVATI I BEATLES!!! Nessuno, massimamente l’arciprete, avrebbe scommesso che la rivoluzione non era sulla testa, ma dentro! Qualcuno, che conoscevo molto bene, si fece fare un timbro tascabile, di quelli che stavano racchiusi nel coperchio di una penna, si una novità, su cui si poteva leggere il nome, il cognome e l’attività. Bene, come attività seraficamente ci scrissi, emh… ci scrisse: “Beatnik” Incredibile! Vent’anni dopo , dei quattro moschettieri di Liverpool, potei vedere solo Paul, a Roma, dove i botti di “Live and let die” fecero sobbalzare me di gioia e mio figlio di paura. Incredibile, dopo tanti anni, davanti a Paul Mc Cartney c’erano tutte le emozioni del ventenne, mancava solo il timbro.
Beh, grazie Giulio W (a restituire la gentilezza mi verrebbe da scrivere “W Giulio”!), è vero, abbiamo tutti scritto per amore dei Beatles e non per i regali, in fondo.
In ciascuno di noi, è evidente, hanno lasciato dentro qualcosa. Ad alcuni, poi hanno lasciato addosso una folle passione maniacale (perché guardate me?), fatta di musica, ma anche della coltivazione e conoscenza di microscopici e marginalissimi dettagli degni di Rischiatutto.
E’ bello sapere che siamo in tanti.
P.S. - Ma di che cartoline giganti si tratta? E soprattutto, quanto giganti?
ho partecipato e non nascondo di averci sperato per un attimo..più che altro perchè volevo tanto le cartoline giganti… :-) Però devo ammettere che i messaggi che sono stati scelti meritano assolutamente la vittoria, sono tutti e tre molto belli e, ciascuno a suo modo, molto toccanti. complimenti sinceri ai tre autori!! Zoost
Concordo con “quello che non ha vinto”, anche se non era per il disco in regalo che abbiamo scritto di getto le nostre riflessioni… Ad ogni modo voglio ringraziare Martino Pirella, che ha scritto un pezzo semplicemente perfetto, che racconta impeccabilmente i Beatles: io avrei scelto lui.
Però, certo, avreste potuto, nella selezione, pescare un po’ per tipo, per così dire, un premio per categoria: i teneri ricordi, la dotta dissertazione, la simpatica esibizione di conoscenza per esempio. Mica tutti ricordi personali dolci dolci, teneri teneri e strappalacrime. Insomma, un po’ più di vatietà, ecco. Magari un po’ di ironia (che i beatles ne erano pieni).
Ma poi mi dico: pazienza, tanto era solo un disco di Ringo. :-)
Ragazzi…sono davvero emozionato e lusingato e ovviamente, molto felice per il premio. Continuo a rileggere tutti i vostri scritti e mi commuovo Trovare tanti amici di tutte le età con la mia stessa “malattia”, è un’emozione forte che mi ha reso felice in questi giorni e mi ha fatto ricordare in maniera limpida i pochi risvolti positivi della mia adolescenza. Grazie ancora a tutti voi e a chi ha avuto questa splendida idea.
Una scelta davvero difficile, data la belleza di tutti i messaggi. Ma sicuramente la scelta migliore. Sono felice per voi, Cecilia, Ambrogio e Luigi (e per la tua dolce lei, Luigi). Certo, anche per il premio. Ma soprattutto per la vostra sensibilità. Che ha le armonie straordinarie ed infinite di “..un qualunque giorno nella vita….”
In un epoca, quella attuale, in cui con un click ti ascolti tutto.. io vado controcorrente e mi compro e calibro un vecchio giradischi.. Sul piatto, un piccolo pianeta che gira più veloce del nostro, come per magia “I Favolosi Beatles” ti riportano indietro nel tempo. La puntina con fatica e con immutata perfezione, come una vecchia 500, segue i solchi di una leggenda tracciata sulla plastica e non solo… Eh si, quella macchina da “ritorno al futuro” non è stata ancora inventata; questo è l’unico modo per tuffarsi in un periodo unico, fatto di suoni, profumi, emozioni … Lo si rivive anche con i racconti, le testimonianze ed i ricordi di una generazione che trasmette il suo DNA a quelle successive e, senza imposizione alcuna, si riesce ancora a vivere quell’illusione.
Lo scioglimento del gruppo fu un colpo mortale. Ero rimasto solo, nel gruppo ristretto d’ascolto, a difendere la superiorità dei 4 di Liverpool rispetto al resto del mondo, che per me erano come Sivori in confronto agli altri calciatori. Dal 1970, per almeno tre anni, non comprai più un disco, la loro fine era come la fine del pop rock, tanto li avevo amati e tanto mi ero immedesimato nelle loro canzoni: la gara era fra me il buon Mario, alla prima nota dovevamo proseguire con il resto della canzone, fino alla fine; gli altri, quelli che chiamavamo “i cardi”, tiravano di più per i Rolling o per altre pur fascinose band – Who, Moody Blues, Kinks – e via discorrendo. Quanta distanza fra il sole dei primi di giugno 1967, con la copertina di S.t Pepper’s tirata da una mano all’altra, e il cupo inverno del 1969, con l’album bianco a preparare un funerale ormai imminente. Da Rubber Soul a Revolver ci sembrava di avere ascoltato quanto di meglio e di più non potesse uscire da quattro voci, tre chitarre, un sitar, una percussione, flauti, tromboni e archi e ottoni vari, ma S.t Pepper’s ci lasciò senza fiato, un unicum di cori, pause, ballate, melodie, rock duro: il povero Wilson dei Beach Boys ci rimase secco, aveva preparato il disco della vita, quel Pete Sound che doveva catapultare la band californiana al vertice della rock music mondiale e che invece ha visto la luce soltanto qualche anno fa. La delusione di non potere mai arrivare al vertice di John e compari prostrò tanto la band americana che alcuni di essi finirono malamente in depressione e auto annullamento. Il buon Ugo ammise per primo che i suoi Rolling perdevano colpi e per me e il buon Mario era la vittoria che aspettavamo. Lo scioglimento e la morte di John hanno dato l’aurea di eternità al gruppo, come fu per Boniperti che, appendendo le scarpe al chiodo al culmine del successo, si consegnò al mito, troncando un’appendice di carriera che sarebbe stata sul viale di un triste tramonto. E in quel principio d’estate furono entusiasmanti le tappe di un fantastico giro d’Italia e gli ultimi minuti di un campionato di calcio vinto al novantesimo. Che estate irripetibile, l’anno dopo erano sullo sfondo gli esami di stato, quelli duri con i programmi quasi interi degli ultimi tre anni di liceo e giugno e luglio non sarebbero più stati all’insegna della musica. Era l’ultima irripetibile estate di teen ager, poi veniva l’università e la lontananza, e la godemmo fino in fondo con la copertina colorata sempre assieme a noi. Grazie a loro fu tutto più facile e più bello: gli anni di Sgt. Pepper furono gli ultimi prima di diventare seri. Paolo Veltri
Ecco un beatlesiano di adozione… quindicenne il prossimo maggio, che ha letto le bellissime storie di chi Li HA VISSUTI… Chi erano, chi SONO i Beatles? Il Novecento. La Musica. La Poesia. Il Sogno. La Realtà. La Magia. La Malinconia. La Genialità. Il Capolavoro Assoluto. L’Arte. La Bellezza. L’Icona. L’Immortale Leggenda Di Ciò Che Rimarrà Sempre Nella Memoria Degli Uomini. I Beatles. E “le parole scivolano via come pioggia infinita in una tazza di carta”… E “una volta c’era un modo per tornare indietro, una volta c’era un modo per tornare a casa; dormi piccola cara, non piangere. Ti canterò una ninna nanna” Grazie ragazzi.
>>>> >>>> >>>> >>>> Chiedi chi erano i Beatles… >>>> >>>> di Massimo Veltri >>>> >>>> >>>> Solo la copertina, era una delizia. Per gli occhi: coi colori, i >>>> volti, il disegno complessivo. Il disco, poi, era una vera e >>>> propria esplosione. Di sonorità, di arrangiamenti, di richiami, di >>>> novità, di conferme. >>>> Sto parlando di più di quaranta anni fa quando il primo >>>> giugno 1967 fu disponibile alla vendita il 33 giri Sergeant >>>> Pepper’s dei fab four, i Beatles. >>>> Ero fra quelli che, all’epoca, non davano molto importanza ai testi >>>> delle canzoni che ci venivano da oltremanica, contavano >>>> il ritmo, l’eufonia, gli arrangiamenti. Non così per Bob >>>> Dylan, di cui famelicamente si cercavano e si studiavano, il più >>>> delle volte senza capirci gran che, le parole, vere e proprie >>>> pietre miliari, pur nella loro cripticità, delle new generation. Ma >>>> per Beatles, Rolling, Who, Animals, Byrds, Cream, poi Led Zeppelin, >>>> eccetera, l’importante era il verbo squisitamente, esclusivamente >>>> musicale. E St Pepper se non fu la cima dell’universo pop poco ci >>>> manca. Intanto il prodotto psichedelico più esplicito e maturo >>>> loro, poi le interpretazioni misteriose o misteriche, il sitar, >>>> l’India, una civiltà che molto attirava i giovani, con il carico >>>> spirituale che si portava appresso. E A Day in a Life, dove la >>>> mettiamo, con John Lennon sornionamente cantore di questa giornata >>>> qualunque ma paradigmaticamente sempre diversa? Uno dei guru >>>> dell’album fu George che più di tutti s’innamorò del subcontinente >>>> indiano e in seguito portò avanti una sua personalissima ricerca in >>>> materia, ma tutto l’ensemble beatlesiano, compresi, è ovvio, George >>>> Martin e Brian Epstein, lì funzionò al massimo. Come solo, a mio >>>> parere, nel doppio album bianco, che conservo ancora in vinile, e >>>> solo in vinile, se pure sbrecciato. >>>> Come si sapeva della prossima uscita d’un album, allora? Cosa ci si >>>> aspettava? Come si reagiva? Lo sapevamo perchè un giorno sì e >>>> l’altro pure si andava al negozio di dischi, al più qualcosa la sentivamo nei programmi radiofonici di Arbore e Boncompagni. Cosa ci si >>>> aspettava?! Ma il nuovo, la conferma, l’indicazione di nuovi, o >>>> risaputi, accordi che ci facessero fantasticare e immergere in un >>>> etere indistinto. La reazione, rispetto ai grandi, comunque >>>> immutabile: “Grandioso, non poteva essere altrimentii”. E già ci si >>>> predisponeva per la prossima uscita. Il senso critico interveniva >>>> sempre dopo. Dopo i gruppi d’ascolto di pochi scelti all’inizio, >>>> parossisticamente ripetitivi ed elogiativi. Elogiavamo, di fatto, >>>> anche noi stessi, chè la musica buona, dicevamo, la capivamo… >>>> Non ero un beatlesiano sfegatato: prima mettevo i Rolling e prima >>>> ancora Dylan, ma mica non mi piacevano! Molti anni dopo mia figlia >>>> che musica ha studiato mi avrebbe detto, e fatto capire, >>>> dell’importanza storica dei quattro di Liverpool, ma questa è altra >>>> storia. Come un’altra storia è quella del loro scioglimento, in >>>> pratica tre soli anni dopo il monumento di Pepper. Come lo si >>>> poteva immaginare, come ci si poteva rassegnare… Era la fine, la >>>> fine di un’epoca, e non solo musicale s’intende, visto lo >>>> strettissimo legame fra istanze di novità e protagonismo giovanile >>>> di quegli anni e produzione musicale. Una fine che, però, per >>>> taluni pare non ci sia mai stata, per fortuna: vedi il neverending >>>> tour di Dylan, vedi gli Who, vedi Jagger e compagni. >>>> Passatismo, nostalgia? Provate a chiederlo ai giovani di oggi: >>>> avrete delle belle sorprese!
Di Rock e dintorni > > di Massimo Veltri > > > Che cos’è il rock? Un genere musicale, uno stile di vita, una forma > d’espressione artistica, una vogue esistenziale? Tutto questo, e > ancora di più. Non serve interrogarsi più di tanto, per fornire > definizioni, per incasellare tutto: non sarebbe rock! > Fino all’anno scorso un’emittente televisiva satellitare, in occasione > di 5O anni d’un qualcosa, ha proposto filmati, commenti, rievocazioni > che partendo da Presley sono arrivati fino al punk, al funk e a tutto > il resto che domina la scena musicale oggi. E’ stata un’occasione per > rivisitare quel periodo, per fare una cavalcata nel tempo e nella > musica. Ma anche nei costumi. > Ci pensate che nel 1958-59 da noi c’erano Luciano Tajoli (ohibò: e chi > è costui!?), Tonina Torrielli (!?), Achille Togliani(!?), oltre Nilla > Pizzi e Claudio Villa. Alla radio, uno e due, e al festival di Sanremo > s’aveva modo di “gustarli”, niente più. Si facevano sentire però i > Platters, con Only You, e ci scialavamo. Bimbetto ancora, accompagnavo > la sorella di mia madre che andava alla Tavernetta di Renzelli dove > si ballava sulle note dei quattro. > Poi qualcosa accadde con Celentano, Io Vedro’, cover di Stand By Me, e > fu difficile far finta di niente. Un fiume in piena: Un disco per > l’estate, il Cantagiro, Rita Pavone, Morandi, Dino, Mina, i > cantautori: dopo Meccia, il gruppone dei genovesi con De Andre’, > Bindi, Lauzi, Paoli, ed Endrigo, Fidenco (la colonna sonora dei > Delfini di Citto Maselli era il suo What a Sky) con Legata a un > Granello di Sabbia (se non la conoscete cercatela: vi ammalierà). Le > Olimpiadi di Roma del ‘60 segnarono l’emancipazione dell’italietta del > dopoguerra verso il boom. C’era un fervore culturale straordinario, > nel cinema, nella letteratura, e nella musica. I grandi: Visconti, > Fellini, Antonioni, Pietrangeli, Pasolini, Zurlini, Petri, Risi, > Monicelli, Comencini, Montaldo, scrivevano le pagine più alte e > innovative del nostro cinema. Moravia, Bassani, Pasolini, Pratolini, > Cassola, scrivevano d’un’Italia che non era più quella degli anni 50 > ma ancora non si sa cos’era. La musica: incideva più d’ogni altra cosa > sul modo di vivere delle nuove generazioni. Erano i 45 giri che > guidavano, il vinile grande venne dopo, sull’onda dei prodotti > stranieri. C’era il mangiadischi, guai ad andare in qualsiasi posto > senza, c’erano le feste, c’erano le mitiche rotonde di San Lucido. E’ > difficile, e forse impossibile, asciugare queste note da un pizzico di > nostalgia… ma erano altri tempi. > Nella mia cerchia fummo da subito molto selettivi: c’era il “cardo” > (l’out, il dozzinale, il brutto) e il nuovo. E per noi era cardo Bobby > Solo, oltre tutti i coveristi, cantanti solisti ma soprattutto gruppi, > che proponevano versione ignobili degli hit angloamericani. Un pò > ingenerosi, chè il tempo poi avrebbe reso giustizia a non pochi di > questi: la PFM, per esempio, i New Trolls…, ma allora così era. Ci > fu la discussione se erano meglio gli inglesi o gli americani, e devo > dire che i britannici prevalsero. I Kinks, i Them, gli Animals, tanto > per citarne alcuni, e poi i T-Rex, ci piacevano molto, insieme ai > “massimi”, s’intende. Anche fra noi c’erano i beatlesiani e i > rollingstoniani, ma, lo dico con orgoglio, solo fra noi c’erano i > dylaniani: antelitteram in tutti i sensi. E’ vero che il ‘67 uscì Sgt > Pepper’s, ne abbiamo parlato, ma il 65 uscì Hyghway 61th Rivisited, > con, anche, Like A Rolling Stone: e vi pare una cosuccia da niente? E > incominciò la discussione: erano meglio i newyorkesi o i californiani? > Simon e Garfunkel (alzi la mano chi non ha sognato a occhi aperti con > Scarbourogh Fair e Sound of Silence, vedi Il Laureato di Mike Nichols, > Lou Reed, oppure Crosby e c., Joni Mitchell , James Taylor e annessi? > Alle feste, poi, c’era la scissione interiore, chè della musica che > amavamo c’era poco e niente, ma dovevamo “conoscere”, ballare, > flirtare (chi sa come si diceva, allora… ), e i pezzi erano altri: > sopportavamo, che dovevamo fare? > Il cinema ci intrigò molto, in sè e come sound-track. Ricordo che fra > scritti e orali dell’esame di stato andai a vedere Il ponte sul fiume > Kwai, di David Lean e il col. Boogie fischiettato che non mi è più > uscito dalla mente, da allora. Ma l’inizio fu Sayonara, e poi una > valanga… Chi non ricorda Il Grande Freddo, di Kasdan, e poi Hair, > Jesus Christ Superstar eccetera eccetera? > Cosenza era questa: una gioventù che fiutava e percepiva il nuovo, gli > stava stretto quello che “altri” gli avevano propinato, e non c’era, > ancora, affiliazione o miltanza politica: sarebbero venute da lì a > poco e in molti casi avrebbero spazzato via legami, amicizie, > condivisioni. Non tutte, per fortuna, anche perchè l’andare fuori, > all’università, avrebbe proposto nuove realtà, nuovi paradigmi. In > cui, per esempio, poter vedere dal vivo i concerti: il mio primo, a > Fuorigrotta, fu con i New Dada, e non mi pareva vero. > Poi venne l’ondata. E niente fu come prima. Niente.
Sono nata 3 anni dopo la morte di John Lennon… ma non credo che questo conti qualcosa dal momento che i Beatles sono uno dei primi ricordi che ho: come poteva essere il contrario con una mamma e una zia chitarriste che, avendo la fortuna di aver vissuto quegli anni, hanno di deciso di passarmi tutta la loro passione un po’ con i dischi e un po’ con il dna? Sgt. Pepper è stato il primo disco che ho conosciuto, ascoltato in vinile originale dell’epoca dal mio stereo: nonostante il suono non fosse pulito, nonostante le melodie non fossero assolutamente paragonabili a quelle delle canzoni che ascoltavano le mie amichette, è rimasto nel sangue, a dimostrazione incontrovertibile di quanto certe cose siano senza tempo… poi è arrivato il White Album, poi Revolver, il mio più grande amore… Tomorrow Never Knows resta uno dei loro picchi creativi, e una delle canzoni più belle di sempre… Ora ho 25 anni, e le mie amichette sono cresciute come me… è meraviglioso rendersi conto che anche loro ora passeggiano cantando “Oh Darling, please believe me….”, o che quando prendo la chitarra non rimangono più con l’espressione perplessa per tutta la durata di “Being For The Benefit Of Mr. kite!”: loro non sono figlie mie… ma sono lo stesso orgogliosa di loro e di essere stata tramite di questa conoscenza e dell’amore che ne è conseguito.
Chiedi e Richiedi cos’erano i Beatles > > di Massimo Veltri > > Riccardo Bertoncelli è il decano dei giornalisti musicali italiani. Ha > scritto per la mitica Arcana libri importanti, e in ultimo, per > Giunti, un volume in cui racconta tutto quello che c’è da sapere su > Sgt Pepper’s. Intervistato in radio, a domanda risponde: “No, non si > aveva la percezione, allora, che di lì a poco il mondo sarebbe > cambiato”. Non la vivevo così, io, allora, quaranta anni fa, e come me > tanti, tantissimi. Sentivamo di essere sull’orlo del vecchio, > sull’incipit del nuovo, in quella terra di confine in cui tutto poteva > avvenire. E tutto è avvenuto. > Il ‘68 dietro l’angolo, il Vietnam, un “vecchio” che non reggeva più. > E dall’Inghilterra e dai campus statunitensi soffiava forte il vento > per l’integrazione razziale, per un mondo di pace, per l’abbattimento > delle troppe barriere che dal dopoguerra disegnavano il mondo. La > musica era il vettore, il comune sentire che parlava il linguaggio > universale. Immaginazione al potere, fate la guerra non fate l’amore, > il pubblico è privato… quanto si potrebbe continuare. Il mix > rock-soul-folk-blues rivoluzionò il panorama, con cifra melodiosa > (Moody Blues, Procul Harum, Genesis, Pink Floyd), più hard (Ten years > after, Hendrix, Patti Smith, Doors), e un qualcosa di più originale > (Crosby, Stills, Nash e Young, Byrds, Dylan, e soprattutto i Beatles, > mentre per Jagger e c. il blues era il mood dominante). Il cinema non > era da meno (Fragole e sangue, Comma 22, Zabriskie Point, > L’impossibilità di essere normali, tutto il free cinema britannico, > Goddard e c., Bertolucci). >Insomma, stava cambiando tutto. Tutto in discussione, tutto > contestato, aria di grande libertà e autodeteminazione. E il potere > effettivamente tremò: E niente fu come prima. Solo che è, al solito, > il potere piano piano ha iniziato a ritessere la sua tela, e si è resettato chè d’entropia non si vive, > chè col tutto e subito non si va da nessuna parte, chè ad abbattere > tutto, ma proprio tutto (casa, chiesa, partiti, nazioni eccetera) ci > si può pure riuscire, nel breve-medio periodo, ma la teoria del caos > ci dimostra che le fasi di instabilità, di collasso, poi un nuovo > equilibrio lo trovano. E i nuovi equilibri, per quanto precari, li > stiamo vivendo: con affermazione del modello unico capitalistico, il > mercato su tutto, crollo di valori condivisi, morale sotto i piedi, un > universo in cui apparentemente tutto si può fare (la casa delle > libertà… ), ma è fumo negli occhi, chè alle cose “serie” ci pensa > qualcun altro. Integralismi vecchi e nuovi, fondamentalismi, > l’effimero e il day-by-day imperanti, il disprezzo per la vita umana e > per la solidarietà… E’ un vedere che non è un belvedere. > E quando si dice che vince un giovanilismo > d’accatto e corsaro e niente più, si deve riflettere che questo oggi > è figlio di ieri. Che la freccia del tempo ha un solo verso (a > prescindere dalle fantascientifiche ipotesi di mondi paralleli, che > pure… ), ed è stucchevole e iconoclastico rinchiudersi > in una sorta di diversità “aristocratica” che sconta fino in fondo la > sua inanità e schizofrenia. Bisogna esserci, nei processi, > analizzarli, scandagliarli, non civettarci, non pregiudizialmente > escluderli, non ideologicamente rifiutarli. > E se oggi, dopo quaranta anni (madonna: quaranta!), prendiamo spunto > dal rivoluzionario Sgt Pepper’s per parlare pure d’altro (e non solo > nella provincia estrema calabrese: è in tutto il mondo che avviene), > chiediamoci due cose. Ma il ‘67, quando uscì il disco, come si poneva > rispetto ai quaranta anni precedenti? E, quindi, quali dinamiche, > quali accelerazioni abbiamo avuto, e non tutte dello stesso segno e > con la stessa intensità, per stare qui oggi a chiacchierare di tutto > questo?
Ero uno studente di liceo quando venni folgorato dal primo disco in assoluto dei Beatles che ascoltavo (Love me do). Da allora questi grandissimi musicisti hanno scandito ogni momento della mia vita: ho comprato tutti i loro dischi in vinile in versione mono, poi quelli stereo, poi i CD più o meno rimasterizzati ed infine i VHS/DVD con i loro films. Ovviamente, ho amato anche tanta altra musica, ma nulla mi ha dato le stesse emozioni che provo anche oggi (dopo tutti questi anni) nel riascoltare i Fab Four.
chi erano i Beatles? facile! erano gli anni sessanta, erano le corse in vespa senza una meta precisa, le passeggiate mano nella mano al chiaro di luna le due settimane di vacanza al mare, erano il colore indimenticabile della ragazzina che rapì il mio cuore quando ero poco più che adolecente, erano la volgia di libertà, l’idea di poter cambiare il mondo, l’entusiasmo che si ha una volta sola nella vita, le nottate passate con gli amici a raccontarsi barzellette, la prima volta la cinema, il primo bacio e le prime delusioni d’amore… i Beatles erano questo e tanto altro ancora, erano la mia gioventù, erano gli anni spensierati di un ragazzino che si affacciva alla vita con gli occhi entusiati di chi non sa cosa ci sia dietro l’angolo, ma sa che sarà qualcosa di strepitoso… e oggi spero che siano ancora questo, per qualche altro ragazzino come lo ero io.
ho 57 anni , da poco, suono dal 1964, dal giorno dopo averli visti e sentiti a TV7 di Gianni Bisiach, noto giornalista che li intervistò per caso (o per lungimiranza) a londra dove si trovava per altre ragioni di lavoro. sempre per caso in classe c’era un tipo che suonava la chitarra, un altro che avrebbe voluto suonare la batteria ed un altro che avrebbe finto, almeno all’inizio, di suonare una chitarra a sei corde, alle quale ne erano stae tolte due. esistiamo ancora, nel 1991 abbiamo suonato al Cavern, invitati da loro, non smettiamo di suonare e, sicuramente, la mia vita è ancora all’insegna del binomio love-music. E NESSUNO CAMBIERA’ IL MIO MONDO
Scusate se il mio scritto del 30 gennaio è diventato realtà. Leggo oggi: ” I Beatles nello spazio”. Sarà stata anche una facile profezia ma vi invito oggi a rileggere quel mio commento. E’ la prova di quanto ami ed abbia amato i Beatles e quanto sia riuscito a capire …”Chi erano i Beatles”. Sono così contento di averlo capito che ho già vinto….
Un eremita diceva: “Siccome respirare è la mia vita, non oso osare di non respirare”.
Questa è la prima poesia di Lennon, scritta per il giornalino della Quarry Banks High School. E’ un magnifico “lennonsense”, che naturalmente merita di vincere il premio. Paul, sentendola per la prima volta, pensò: “E’ profondo? Ci fa, o è cultura?”.
Cinquant’anni dopo, alla luce della storia dei Beatles, possiamo dire, con certezza, che era cultura.
(Tratto dal primo libro di John Lennon “Vivendo Cantando”, del 1964, con introduzione di Paul McCartney)
Messaggio già inviato il 31 gennaio. Oggi è il 6 febbraio, e lo riconfermo. Mi capita spesso di essere d’accordo con quello che scrivo…
Ma vi rendete conto? Sono stato un contemporaneo dei Beatles, ho vissuto nella stessa epoca, ho acquistato i loro dischi il giorno in cui uscivano, li ho visti in diretta in mondovisione, ho seguito passo passo l’evoluzione da Love me do a Let ti be. Ho sentito alla radio la notizia dello scioglimento. Poi ho seguito i funerali di John e di George, ma anche i concerti di Paul e di Ringo. Potevo nascere nel Medioevo, o nel Rinascimento, nell’età del bronzo o nel prossimo futuro, e invece mi è capitata la fortuna sfacciata di nascere proprio nel ventesimo secolo, e di essere un giovane degli anni ‘62-’70. Grazie, mamma! Grazie papà!
Eravamo circa nel 1974 e io avevo 8 anni, mio padre era morto 4 anni prima e nell’agosto del 1973, la mia meravigliosa sorella di nome Serenella, era morta anche lei, annegata nel mare di Sottomarina di Chioggia. Intorno a me c’era un grande vuoto. Guardando nei mobili di casa, il mio occhio cadde su un libro di Inglese di Serenella sulle cui pagine lei aveva scritto a penna GEORGE – RINGO. Preso dalla curiosità, indagai un po su chi fossero questi due e seppi che erano due componenti dei BEATLES; ricordo che pensai: “se i Beatles piacevano a lei, allora hanno qualcosa di magico”. Da qui nacque la mia storia infinita con i favolosi 4.
Un ragazzo un po più grande di me, mio vicino di casa, aveva alcuni loro dischi e, quando non litigavamo, andavo a sentirli a casa sua e il coinvolgimento aumentava sempre di più. Nel maggio del 1977 chiesi all’altra mia sorella di acquistarmi la cassetta di HELP: ero già stregato dalla stessa HELP e da YOU’RE GONNA LOSE THAT GIRL. Lei tornò a casa con la prima cassetta dei Beatles che trovò che era ROCK’N’ROLL MUSIC – Vol. 2. Ne fui deluso, quella raccolta non è stata certo una delle migliori. Iniziai a comprare le cassette e poi nel 1979, acquistati il famoso cofanetto blu con tutti i vinili. Li ho praticamente consumati tutti, ma sono ancora in perfetto stato. Ora ho tutti i CD, chissà cos’altro ci regalerà la tecnologia?
Nel 1980 mi portarono via John che, dei 4 era quello a cui mi ispiravo: anche lui aveva avuto un’infanzia e un’adolescenza difficile, era uno spirito libero e aveva quella rabbia di chi è in credito con il destino. Negli anni ho provato un certo dispiacere nel capire che la sua libertà era stata circoscritta da Yoko Ono a meri ideali politici e opere strampalate, la sua anima doveva volare più alto. Per me rimane comunque il migliore dei 4. Anche la morte di George è stata drammatica, quante lacrime ho versato ascoltando WHILE MY GUITAR GENTLY WEEPS.
Sono riuscito ad assistere a due concerti di Paul a Milano nel 1989 e nel 1993. Ovviamente, fra le decine e decine di concerti a cui ho assistito, questi due hanno nutrito la mia anima più degli altri. Nel 1996 sono andato per la prima volta a Liverpool e appena sono sceso dalla macchina, ho baciato il suolo. Sembrerà ridicolo, ma è stato il mio modo di ringraziare la città WHERE IT ALL BEGAN – Come è scritto fuori dal Cavern Club. Sono ritornato nel 2001, di li a pochi giorni mi sarei sposato in Scozia, e Liverpool non poteva mancare nel viaggio più importante della mia vita.
Ho una grande passione per la musica, dal country alla celtica, al pop, ai musical, cantautori italiani, ogni tanto mi cimento anche con la classica, new age, etc. etc. Prima di tutti gli altri, ci sono i Beatles, ai quali sono grato perché mi hanno insegnato la gioia di vivere e l’ottimismo, nonostante le tragedie avvenute nella mia famiglia. Avrei potuto essere uno sbandato, invece sin da bambino, la mia sensibilità mi ha portato a ricercare i veri valori nelle cose semplici. La grandezza dei Beatles sta proprio nella semplicità
Mi piace pensare che Serenella abbia scritto quei nomi sul libro proprio per indicarmi la giusta via da seguire.
Fra una settimana compio 42 anni, non sono ricco, ma sono felice. Ho una moglie e un figlio di quasi due anni e sono meravigliosi. Mio figlio si chiama William (in onore di William Wallace – Eroe di Scozia - terra per la quale nutro una vera passione), sa già dire Beatles e quando sente HERE COMES THE SUN dalla TV, si ferma e aspetta la fine dello spot. Ci sono troppi anni di differenza fra me e lui, non lo obbligherò ad amare quello che è stata, è e sarà la mia passione più grande. Spero solo che anche per lui la musica sia il cibo della sua anima, non importa quale genere o artista. Vorrei che capisse che è sufficiente una canzone o una poesia per volare alto, non c’è bisogno di drogarsi, andare a 200 km/h in macchina o fare bunjee jumping. Siccome dimostra già una super sensibilità e intelligenza, sono sicuro che un giorno verrà lui a chiedermi le ragioni del mio forte e infinito legame con i Beatles, e allora altre lacrime scorreranno, ma di gioia. Io ringrazio tutti voi per le bellissime cose che ho letto in questo sito; per ovvi motivi, cerco di non ricordare mai il passato, ma voi e i Beatles ne avete tirato fuori la parte migliore.
The Beatles, un tiepido pomeriggio di maggio,un bambino di undici anni che,per farlo stare buono, anzichè dargli un pallone o altri giochi, gli viene dato un registratore con dei nastri: PLEASE,PLEASE ME……..TWIST & SHOUT…..LOVE ME DO Il tempo comincia a volare, il pomeriggio passa senza che il bambino se ne accorga……..sono passati trentuno anni senza che quel bambino lasciasse mai quel registratore e quei nastri. Ancora oggi ho presente quel pomeriggio così come ho presente tutti i momenti importanti della mia vita che sono sempre legati a una canzone dei FAB FOUR.
salve a tutti. Sono una ragazza di 15 anni, e sono davvero sorpresa di aver scoperto che non sono l’unica adolescente ad amare questi grandi musicisti!!! me li fece scoprire mio padre circa due anni fa. fu il primo disco che comprai con i miei soldi, e credo che quei soldi siano stati i meglio spesi in tutta la mia vita, fin’ora, s’intende!! Prima di comprare quel disco ascoltavo “musichetta spazzatura” come Tiziano Ferro o altra musica insulsa solo perchè..diciamo, era di moda… Vidi sullo scaffale un cd dei Beatles, “1″, e mi ricordai il modo in cui mio padre me ne aveva parlato, e decisi di comprarlo, con molto rammarico per quei 21 euro spesi senza sapere cosa stessi comprando… chiesi a mio padre quale canzone ascoltare per prima, e lui mi indicò Yesterday… dopo aver ascoltato quella divina canzone, iniziai davvero ad appassionarmi e feci delle ricerche per sapere tutto su di loro… da quel momento mio fratello maggiore mi iniziò a prestare i suoi cd e mi fece “scoprire” grandi miti come i Led Zeppelin e altri… i Beatles…senza di loro la musica che tanto piace ascoltare oggi non ci sarebbe…I Beatles non sono nella storia, Loro la storia l’hanno fatta!!! I 4 ragazzi di Liverpool sono e saranno sempre una grande icona della musica… per tutto questo devo ringraziare mio padre, da quando ho scoperto i Beatles, non ho difficoltà a dire che la mia vita in qualche modo è cambiata, il mio modo di vedere le cose che ci circondano è cambiato… e devo ringraziare Paul McCartney, per non essersi mai arreso alle difficoltà della vita e per essere stato un grande musicista… il mio sogno è quello di incontrarlo, anche se temo di non poterlo mai realizzare… e mi piacerebbe tanto trovare qualcuno per fargli ascoltare qualche canzone dei Beatles e cercare di far vedere anche a lui la Loro grandezza, per poter condividerne le emozioni che provo ascoltando i Loro brani e leggendo i Loro testi…
Nothing you can do but you can learn how to be you in time… It’s easy (Niente che puoi fare se non essere te stesso in tempo… È facile) John Lennon, Paul McCartney -all you need is love-
Ciao!!! io sono una ragazza di 16 anni e da circa 2 sono stata travolta da uno tzunami a dir poco tremendo; questa grande tempesta però non è stata distruttiva, anzi, mi ha reso una persona migliore, mi ha fatto vedere la vita secondo una diversa focalizzazione…..la mia vita è cambiata a 15 anni, l’età più bella, grazie a delle persone fantastiche quali i Beatles e in modo particolare John Lennon.Per me i Beatles sono maestri di vita.E’ una passione troppo forte e bella quella che provo per i Ragazzi di Liverpool, perchè tramite i libri, le foto, gli articoli di giornale, le canzoni, i video…., ho scoperto di avere con loro molto in comune…Questa passione però, mi da anche molta tristezza, perchè ho la consapevolezza che non avrò mai la grande gioia di incontrarli. Beh, forse si, nell’altra vita…! Loro hanno e continuano a caratterizzare parte della mia esistenza, e spero che il mio affetto nei loro riguardi duri per sempre; perciò adoro immaginare il mio futuro così: io e i miei amati Beatles!!!
I Beatles sono e rimangono l’Immmagine del nostro essere uomini del mondo, con tutte le sue croci e delizie, così tanto umani da diventare un mito!
Beh, questa non me l’aspettavo! Volevo scrivere una cosa, un ricordo solo mio…Di quando ero giovane, tosta, grazie a dio, una percezione della realtà molto sudamericana…Non ci posso credere: ve lo ha già scritto mia figlia!!!
Questo forum è davvero consolatore: non perché ci trovi le persone che hanno i tuoi stessi gusti musicali, ma perché ci sono un sacco di innamorati. Gli innamorati sono merce rara al giorno d’oggi. E non sono gli innamorati di Moccia, nè quelli della Lazio (o della Roma, è lo stesso). A questi qui il cuore fa bum bum; batte forte, positivo, gioioso e pieno di sole, non segue la moda, ma è incantato dai giochi di prestigio che questi quattro maghetti hanno confezionato: inevitabilmente riescono sempre. Non importa di scoprire il trucco, ma solo di farti cullare da questa magia che ti porta lontano dentro di te e in pace con il resto del mondo. Grazie a tutti in questo forum, e ai quattro maghetti, of course.
Cosa dire dei favolosi quattro di Liverpool? Io sono cresciuto con loro, sono stati la colonna sonora della mia vita. Un modo di fare musica così semplice ma nello stesso tempo tanto coinvolgente, una musica che a tutt’oggi riesce a dare delle fortissime emozioni. Ma la cosa più bella è che i miei figli (24 anni e 18) ascoltano la loro musica.
I Beatles fino a qualche anno fa erano parte di un qualcosa che non mi apparteneva; inevitabilmente delle canzoni le avevo “sentite”, non c’è dubbio, ma ero lontano da apprezzare il loro lavoro e, soprattutto, da capire il perché di così tanto interesse a più di 30 anni dal loro scioglimento. Non capivo. Vedevo qualcosa in televisione, dei documentari o dei racconti, la beatlesmania e i lontanissimi (da me) anni ‘60… forse non ero pronto, forse i miei 16 anni nel 2000 richiedevano altro, non so. E non mi spiego come mai, passando velocemente per un anonimo reparto musica di un ipermercato, mi sono di colpo fermato leggendo, davanti a me, un uno giallo su una copertina rossa e poi la scritta “The Beatles”. Ecco, qui inizia la mia seconda era, quella dell’ascolto. Ascoltare i Beatles è un’esperienza intensa, melodie pazzesche, luoghi musicali e tendenze anticipate decenni prima, sperimentazioni ed emozioni che non si possono liquidare in due righe di commento, né in mille parole tecnicistiche. Ora i Beatles sono nel mio olimpo dei consiglieri, sono i miei migliori amici che cantano “Strawberry Fields Forever” o “Ticket to ride” nei momenti un po’ malinconici, “Lucy in the Sky with Diamonts” o “I want to hold your hand” per i momenti d’amore, il suono della sveglia e il woke up di “A day in the life” che spesso mi accompagna nelle mattine più mattine del solito e l’ottimismo di “Here comes the sun” quando c’è una bella giornata dopo mille giorni di pioggia. E poi ce ne sarebbero di sensazioni da raccontare, di momenti rabbiosi risolti con un Obladì Obladà e di consapevolezze più o meno definitive. Mi rimane il sogno e la fantasia, l’incredibile razionalità nell’apparente caos di Sgt. Peppers, la voglia di respirare l’aria di Penny Lane e di vedere con i miei occhi Abbey Road e gli Studios. Rimangono le tante voci e leggende su quattro uomini che in poco meno di 10 anni hanno cambiato più generazioni. Rimane il rimpianto di non aver vissuto un’epoca in prima persona, ma la gioia di notare che qualcosa rimane tra tutti noi. Ecco, ora forse ho capito l’1 % dei fabFour…
i beatles li ascolto da sempre. Credo li trasmetttessero nell’utero di mia madre ancor prima che nascessi. Una volta nato sono stato troppo occupato a farmi cambiare i pannolini per poterli degnare della mia attenzione. Per fortuna, verso i quattro anni mi sono deciso a chiedere ai miei una loro cassetta. Quello è stato il mio secondo punto di svolta nella vita fino a quel momento (il primo è stato quando persi il mio primo dentino). Dopo i quattro anni ci sono stati solo loro. Campi di fragole, Trichechi, Sergenti bizzarri e bla bla bla….ora di anni ne ho 21, impazzisco per i Led Zeppelin, per i Pink Floyd, per gli Who, per i Kinks, per gli Oasis e per un altra tonnellata di gruppi, ma vi assicuro che quando metto su un loro disco, uno qualsiasi, mi rendo conto che sono stati i migliori in assoluto. Voglio dire che nella loro semplicità hanno fregato tutti…solo quelle quattro note dell’assolo di piano di In My Life valgono quanto Dark side of the moon e Led Zeppelin I, II e pure III messi insieme! ok, magari esagero, ma il punto è che a loro bastavano le note musicali per rimanere per sempre nelle nostre coscienze, e nessun assolone esagerato o nessun trucco di sorta alla mago zurlì! Solo loro, le note e noi.
prima di arrivare ai beatles la mia vita cambiò quand, all’età di 7 anni sentii perla prima volta Imagine. ero in seconda elementare e la maestra, nel pomeriggio ci regalava un’ora di rilassamento facendoci ascoltare musiche e canzoni…..Imagine, e Grieg. Parlandoci di John Lennon queste sono le parole che mi hanno modificato geneticamente ……..è stato ucciso davanti casa da un pazzoide. a 7 anni di sicuroun bambino non si mette a comprarsi i cdmada quando acquistai la prima antologia di john no finii piùdi scoprire, di voler informarmi.e fu cosi…..arrivò john, poi paul, poi the beatles, poi george e poi ringo, e julian e sean. ora mi ritrovo senza soldi. ho speso una fortuna in cd e dvd.ora i beatles vivono in me sia come gruppo che come singoli artisti. ognuno mi ha donato qualcosa.ora vivo di vibrazioni nella speranza di poter incontrare Paul o Ringo (c’ero anch’io all’echo arena di Liverpool il 12 gennaio) e ogni giorno trasmetto il fantastico sentimento d’amore di peac&love alle persone che mi stanno vicino.solo un grazie ALL WE NEED IS LOVE
Non ho vissuto veramente l’era Beatles….ero troppo piccola…ma mio fratello ascoltava solo loro….però ancora oggi sogno degli immensi campi di fragole..Forever
Ricordo ancora la prima volta che sentii nominare i Beatles…avevo solo 9 anni…era una giornata di pioggia e mamma e papà litigavano, come sempre in salotto…fu così che stufa delle loro urla andai in camera loro e buttai tutto all’aria…poi lo sguardo si posò su un disco c’era scritta una parola che non conoscevo BEATLES..e appiccicato sopra c’ era un foglio con scritto: Al mio amore più grande.Silvy. Silvy era la mia mamma e quel disco era per papà.. Così lo misi nel giradischi, e alzai il volume al massimo, poi da dietro la porta vidi papà e mamma abbracciati…e fui felice…e ringraziai quella musica che aveva riportato l’armonia in casa…e sperai che suonasse per sempre…
Estate 1996:io sedicenne e ancora acerba son in vacanza studio in Inghilterra(in 1 college a Manchester)…1 sabato ci portano in gita a Liverpool,e,una volta li’,al museo dei Beatles…da allora è stata la scoperta di 1 mito!!!Ho anche avuto 1 storia con 1 ragazzo che ne era 1 super super fan!!!Mi mancan entrambi!!
In principio i taxi erano ( e sono ) neri e vetusti il rock adolescente e ( poco )viziato , la cultura parruccona infastidita dal “rumore” che dalle cantine e garages si affacciava sui tabloid ,alla radio e che la gente cominciava a fischiettare . I fab four hanno avuto il merito di arricchire la swingin london con la loro musica rock : adulta , un pò leziosa e imparentata con quella “colta ” ma viva vitale e soprattutto per i giovani d’età o di pulsioni non sopite . Dai classici del R&R a penny lane ai capolavori del crepuscolo ( la lennoniana “across the universe ” e la ” something ” di george harrison )i beatles hanno traghettato le speranze , i sogni le aspirazioni di una generazione che aveva conosciuto negli occhi dei genitori gli orrori della guerra e si aspettava un futuro “en rose ” . E’ andata diversamente , ma questa è un’altra storia …..
Mi ricordo che ero in montagna….mi ricordo che avevo 8 anni….mi ricordo che tutti si fermarono quando il tg diede la notizia…..mi fermai anche io, anche se non l’avevo mai sentito nominare prima d’ora….”mamma, ma chi è John Lennon?” ! Questa fu la prima volta che conobbi i Beatles….ma ci vollero altri 8 anni prima che me ne innamorassi perdutamente….e, lo ammetto, la colpa è stata di Giulio (ora starà ridendo con il suo sguardo sornione come se pensasse:” se non c’ero io a quest’ora ascoltavi la Pausini!!!”). Mi ricordo che fu tutto così strepitrosamente veloce: ascoltavo gli accordi, ascoltavo le voci, leggevo i testi….”ma questo è un genio!” pensai la prima volta che ascoltai I’m the walrus…. I Beatles sono un’epoca….che ancora dura ! I Beatles sono allegria e tristezza ! I Beatles sono miei e di tutti ! Ora dirò una cosa, che forse è troppo grande, ma….senza i Beatles il mondo oggi sarebbe diverso….peggiore ! Pensateci un attimo e vi accorgerete che ho ragione…. Ah….ogni tanto sogno di essere amico di John e di stare a casa sua ad ascoltarlo mentre suona !
Scrivo. Cosa, ancora non lo so. Ma ascolto anche. Proprio loro, i quattro di Liverpool. Da chi altro l’ispirazione? Li ho scoperti tardi, sapete. Nel senso che, certo, li conoscevo, qualche canzone qua e là…ma non li avevo mai ascoltati. Al primo anno di università ho fatto amicizia ( e magari immaginato qualcosa di più) con un ragazzo appassionato proprio dei Fab Four…dati i gusti musicali piuttosto simili, ho cercato di scoprirli un po’, ’sti benedetti capelloni. Prima una cassetta di Anthology di una mia coinquilina…poi una copia di One fatta dal mio ragazzo (figlio di quel beatlesiano doc di suo padre, un chitarrista che aveva presentato ai suoi figli bambini George, Paul, John e Ringo come degli zii…)…poi addirittura un esame sulla Londra dei Beatles…che si è concluso con un 30 (yeah, sure!!!)…un libro con alcuni dei testi più famosi e le immagini da essi suscitate in numerosi artisti…e poi il concerto di Macca al Colosseo!!! Finalmente… La mia frequentazione con i fantastici quattro si è costruita poco per volta, ogni giorno, ogni settimana, ogni anno…girando con gli auricolari, per strada o in casa, colorando ogni gesto ed ogni faccia incontrata con una colonna sonora formidabile, facendomi realizzare che la gente intorno si girava perché sì, alla fine mi ero messa a cantare anche se non volevo…Sono diventata capace di cantare le due voci di We can work it out senza confondermi(prima riuscivo solo cantando la parte di Paul!!!), imito la batteria di Come together, faccio miei tutti gli abbellimenti e le sfumature di Paul in Michelle o When I’m sixty-four, mi faccio trascinare al sorriso dalla chitarra di Here comes the sun, urlo Twist and shout, com’on com’on com’on baby, workin’ on out…e mi sfogo nel cinismo di I’m so tired… Ho compreso che Hey Jude è stata scritta apposta per me, che non posso cascare nella trappola di quelli che rendono la propria vita ogni giorno più fredda e si credono cool, che sto solo aspettando la persona con cui suonare la mia canzone, che mi basta stendere la mano e lasciarla entrare sotto la pelle…Ho realizzato quanto le canzoni di questi quattro ragazzetti senza preparazione siano parte della cultura di persone sparse ai quattro (sarà una coincidenza???) angoli della terra, quando durante il mio Erasmus in Irlanda ho acquistato “Revolution in the head”, un librone con la loro foto in versione hippie, con dentro tutte-tutte-tutte le loro canzoni e relativi commenti e spiegazioni… o quando una notte a piazza Bologna mi sono messa spavaldamente a cantare insieme ad uno sconosciuto australiano armato di chitarra…Ricordo che al mio primo anno all’università, in un libro di letteratura nord-irlandese, ridevo all’idea del piccolo protagonista che si svegliava impaurito nel letto della cugina, trovandosi di fronte la faccia amara ed inquietante di John (niente altro che un poster!); ricordo che ascoltavo Radio Rock l’8 dicembre e che gli ascoltatori inviavano messaggi e mail per commemorare John, mentre Laura, la mia coinquilina, malediceva Yoko Ono perché era convinta che John sarebbe stato ancora vivo, se non ci fosse stata lei (!!); ricordo il momento in cui I’m only sleeping è diventata una citazione obbligata, per difendermi dalle accuse di pigrizia…Ma ho ricordato anche qualcos’altro, forse con anni e anni di ritardo. Ho ricordato che sono stata bambina, una bimba di 4-5 anni, a girl with kaleidoscope eyes…la sera giocavo spesso sul terrazzo della mia vecchia casa, un grande terrazzo con una tettoia: lì una rondine si era costruita il nido ed ogni sera girava e girava in cerchio sulla mia testa di bambina un po’ solitaria. Ed io la guardavo e le domandavo, chiamandola col nome che le avevo dato: “Leppì, Leppì, portami via di qui!”…Leppì non mi ha mai dato retta, purtroppo…ma il ricordo di quella rondine mi ha riportato alla mente il fatto che i Beatles hanno fatto parte della mia vita da sempre, non sono stati una scoperta degli anni universitari: ho finalmente compreso che li ho sempre amati, che erano miei compagni di viaggio e di fantasia sin dall’infanzia, anche a mia insaputa. Anche quando non capivo un accidente di inglese e non potevo percepire il messaggio ma solo “l’intenzione” della musica. Leppì, nella mia lingua di bambina, era …Let it be. :-)))
Ho imparato l’inglese coi Beatles, compresa la “ng” che non si dice. Ho imparato quel poco di chitarra per poterli cantare, e magari ho capito cosa è il nonsense. Ora ascolto i Led Zeppelin e i Pearl Jam, ma i Beatles li ho sempre in testa. Basta una parola (tricheco?), una nota, e chilometri di testi e note si snodano dentro di me. Got to get them into my life.
La vita è piena di gioie, difficoltà, amarezze e sacrifici. La musica è una benedizione e la musica dei Beatles, in ogni sua accezione (tocco, modo di porgere le note, cura per il sound, stile compositivo, ricerca, gusto, ecc. ecc.) è una medicina e una compagna per la vita di tutti i giorni incredibile. La loro musica non è solo note e suono, è una filosofia, è amore per l’arte e l’espressione, curiosità per la sperimentazione ed il nuovo. Una carica travolgente simile raramente è stata raggiunta…penetra, ti avvolge, ti entra nell’anima e ti riempie di positività e amore. Così tante persone non possono sbagliare…è irresistibile. Grazie!
Cosa erano purtroppo non lo saprò mai, l’importante è che ancora sono e non smetteranno mai di essere!!
Attenzione, voi non lo sapete ma: I Beatles sono stupefacenti, la musica dei Beatles è una droga.
“Nuoce gravemente alla salute”, dovrebbe star scritto sulle copertine dei dischi, su un’etichetta bianca bordata a lutto. La musica dei Beatles è pericolosissima: dà assuefazione. Giovani, non cominciate! Non potrete più smettere. Leggete attentamente il foglietto illustrativo prima di ascoltarli. Non c’è? Allora leggete ciò che scrivono gli ammalati: guardate come si sono ridotti. I Beatles fanno male: non cominciare! Se cominci non avrai più scampo. Non è stato ancora trovato un antidoto, né un farmaco disintossicante, né una terapia psichiatrica in grado di far tornare alla normalità questi tossicodipendenti. Non fate l’errore di credere che una canzone, due al massimo, vi lasci immuni. Bastano pochi secondi per volerne ancora, e ancora, e ancora. Basta la visione di pochi fotogrammi con le loro immagini per cadere in uno stato di trance dal quale non vi libererete mai più. I Beatles sembrano innocui ma entrano nel sangue, arrivano al cervello, irradiano vibrazioni positive su tutto il corpo, e dopo non troverete piacere in nessun’altra attività che non sia la vostra dose quotidiana di musica dei Beatles. Chi ascolta i Beatles danneggia anche te: ebbene sì, anche l’ascolto passivo provoca intossicazione. Ma è inutile dirgli di smettere, non ce la fa nessuno, a smettere. Se avete già cominciato, ragazzi, rassegnatevi: siete condannati a non poter fare a meno di loro, siete condannati ad usare il vostro cervello addirittura per ragionare, siete condannati ad amare la vita, ad amare la gente, a lottare per la pace nel mondo… effetti terribili, è vero, ma inevitabili, purtroppo. L’unica salvezza è non cominciare.
oggi non è una gran giornata, è cominciata male e mi tocca raddrizzarla. Mi aiuto con qualche nota ascoltata, dal triste al comprensivo,poi al visionario e quindi all’allegro,infine all’euforico e trascinante. E nei Beatles c’è tutto ciò. Riparto dai 10 anni, dalla prima cassetta: 20 greatest hits, la prima che abbia mai avuto. Nei 18 anni successivi è stata sempre una scoperta, e pensare che all’inizio RIngo mi sembrava uno normale, che quelle cose le sanno fare tutti, e invece no, perchè anche se sono poche rullate sui tom l’inizio di Something ce l’ho in testa ogni giorno, e il solo in The End, i magici colpi di A Day in the Life. Il suo stile semplice è trasparente, si vede come fa le cose, come suona la sua semplice batteria, non i mostri che qualcuno adopera oggi. Talmente trasparente che la scritta Beatles sulla cassa sembra ovvia.Ma l’unica cosa ovvia, invece, è che sono stati il più grande quartetto della storia.
I Beatles….ricordavo da bambino pezzi quali Eleanor Rigby, Hey Jude, Let it be perchè li avevo sentiti in radio, poi nei primi anni 70 quando la musica ho iniziato a seguirla seriamente, mi è stata regalata una raccolta dal titolo ” A collection of Beatles oldies…but goldies”, uno dei primi dischi per me(era il 1976) che in seguito, avrei ascoltato e consumato fino a renderlo quasi inascoltabile. Da li in poi ho acquistato tutto quello che era possibile ascoltare dei Beatles (Let it be, Please please me, Sgt. Pepper’s, Help, etc.). I miei amici sapevano della mia Betlesmania e ci scherzavano ma, per me, i Fab Four erano vita (io e mia moglie ci siamo messi insieme sulle note di Michelle); posso solo dire che sono stati la colonna sonora della mia vita e ancora oggi lo sono (2 settimane fà ho fatto girare sul piatto Rubber Soul - il tutto rigidamente in vinile). Quando sono mancati John prima, e George dopo, è andata via una parte della mia vita e una parte di cielo per tutte le persone che amano i Beatles…..Penny Lane is in my ears and in my eyes….. Beatles Forever
In seconda media il mio professore d’inglese era atipico: alle noiose lezioni preferiva farci ascoltare i capolavori dei Fab Four. La prima fu Hey Jude, seguita da Yesterday, Michelle e Obladi Obladà. Dovevamo imparare i testi a memoria, recitarli e in alcuni casi addirittura cantarli davanti a tutta la classe. Ricordo ancora quando mi chiamo alla cattedrà e mi fece eseguire tutta hey Jude. In quel periodo avevo una cotta per Paola, la seconda ragazza più carina della classe. La associavo a quella canzone. Oggi Paola l’ho quasi dimenticata, ma consco ancora a memoria quel testo, imparato senza uan grossa conoscenza dell’Inglese. Mi restano ancora quei brani nel cuore, grazie al mio professore “atipico”.
Cari amici, ho 58 anni e negli anni ‘60, per me, la vita si affacciava con tutta la pienezza del suo orizzonte. Quei “quattro” si affacciarono a quel medesimo orizzonte e mi accompagnarono a scoprire lembi sempre più ampi del proprio cuore e della propria mente, con la musica, la musica che spingeva al futuro. Oggi la musica di quei “quattro” mi accompagnano ancora a scoprire ciò che in tutti noi e ad ogni età non smette mai di parlare al nostro sé. Ragazzi ! Crescere, crescere come esseri umani, ascoltando, per esempio, “Julia”. Ciao
1963! mia sorella era nata da poco, mio fratello aveva 13 anni e io 9. Ero in soggiorno a fare i compiti in silenzio quando mio fratello tirò fuori un 45 giri. In copertina 4 ragazzi, ritagliati a figura intera in bianco e nero su fondo arancione, erano i Beatles: John, Ringo, Paul e George. “She loves you”, che roba, mi si aprì un mondo nuovo, fu come riconoscere qualcosa, la felicità, la tristezza che mi portavo dentro, urlata e cantata…e quando ancora sento “Hey Jude” mi tornano in mente le emozioni più lontane, i balli “lenti” con i “maschi” quindicenni, a casa di qualcuno, nelle cantine di Monteverde. Che magia! e quando ho visto “Help” in un cinemetto di Roma alla Stazione di trastevere, …ho pure pianto. Oggi ho una bella foto di John Lennon sul pianoforte in bella mostra insieme a quelle di famiglia. Sono grandi, lo sono stati e lo saranno per sempre.
Un mio caro amico d’infanzia mi telefona oggi e mi dice scrivi anche tu qualche cosa sui Beatles infondo ci siamo vestiti abbiamo suonato ci siamo tagliati i capelli come loro devo farlo ma sinceramente le lettere d’amore che ci sono prima di me mi hanno colpito nel profondo e qualche lacrima è scappata!!! Grazie John,Paul,George,Ringo di avermi regalato una gioventù piena di gioia e di sogni.
B = BIRTHDAY E = ELEANOR RIGBY A = ACROSS THE UNIVERSE T = THE LONG AND WINDING ROAD L = LUCY IN THE SKY WITH DIAMONDS E = EIGHT DAYS A WEEK S = STRAWBERRY FIELDS FOREVER
in una parola BEATLES Mauro
Help! I need the cd!
Help! Not just the T-shirt!
Help! You know I need the postcards!
Sono nata nel 1981, e nonostante questo il mio primo “incontro” con i Beatles è avvenuto in tenera età.
Per me i Beatles sono “Hey Jude” e “Yellow submarine” che la mia maestra ci faceva cantare in classe e alle recite delle elementari.
I Beatles sono “I want to hold your hand” e “She loves you“ ascoltate a tutto volume nella mia stanza quando di anni ne avevo 15.
I Beatles sono “Come together” poco più di due anni fa, trasmessa alla radio in un pub, quando non credevo che avrei guardato più un ragazzo in modo speciale e invece è successo di nuovo.
I Beatles sono il cd con “A hard day’s night” cantata a squarciagola in macchina con i miei amici, mentre lo scorso 31 Ottobre andavamo ad una festa a tema: gli anni ’60.
Oggi di anni ne ho 26 e sono laureata in musica, una passione che ha radici profonde e che viene sicuramente anche dai ‘Fab Four’.
Forse a quell’epoca non c’ero, ma i Beatles sono anche la MIA colonna sonora, e in fondo quella di tutti.
SI PUò CRESCERE CON I BEATLES. SI POSSONO IMPARARE A 6 ANNI LE PAROLE DELLE CANZONI SBAGLIANDO E A 42 ANNI CANTARLE ANCORA COSì.SI PUò INCONTRARE L’UOMO DELLA PROPRIA VITA GRAZIE A QUESTA PASSIONE. CERTE COSE VIBRANO DENTRO.LA MUSICA è LA NOSTRA VIA AL TRASCENDENTE.NON è MODA, è MAGIA, MA QUALLA SEMPLICE. C’è ANCORA CHI CREDE CHE BEATLES SIGNIFICA NON-ROLLING STONES? OPS, ASCOLTATE I PEZZI FAMOSI MA ANCHE QUELLI MENO NOTI, MAGARI LASCIATE PERDERE OLBLADì-OBLADà. INTANTO, IO SEGUIRò IL SOLE…
Ho iniziato ad ascoltare musica da quando ho iniziato ad ascoltare i Beatles. La loro influenza nell’avvicinamento alla musica è incommensurabile: quanti, come me, hanno iniziato a suonare “per colpa” loro? Dopo aver visitato generi più “colti”, mi ritrovo, passati i 40, a riascoltarli con la stessa passione dell’adolescenza… I Beatles non saranno mai vecchi, e non ci faranno invecchiare mai!!!
Lennon, McCartney, Harrison, Starkey. Per molto tempo ho navigato per le acque sconosciute di internet con uno di questi nomi e, perchè no, anche con tutti insieme. Ora cerco di essere più prolisso e di non lasciar capire subito a chi vede certi nick (come ad esempio quello che legete sopra) a cosa faccio riferimento. Gracio è ormai il mio nome da quindicenne che sono e ottovolante si addice bene ad una canzone fantastica del mitico album “The Beatles”, comunemente chiamato album bianco. Sì, sto parlando di Helter Skelter. Che c’entra con Ringo? Beh…Riuscite a sentire le grida di quell’uomo che si sentono quando per la seconda volta la canzone ricomincia come fosse un ulteriore nastro aggiunto? Udite udite sembra proprio essere lui, Ringo, che dice di avere le vesciche alle mani!Capirai cosa pensavo che potesse significare quello che diceva ringo gridando in quel frammento di canzone, dopo aver scoperto quella strana leggenda della morte Paul. Ma in cuor mio mi sono rinfrancato venendo a conoscenza, anche se dal mio inglese scolastico, di ciò che in realtà significassero quelle parole. Ringo Starr ragazzi e un grande. Può sembrar essere stato, come molti dicono, un po’ uno che con il genio di Lennon, McCartney e di Harrison facesse parte ben poco…ma è proprio per questo che purtroppo solo in pochi conoscono la verità su Sgt.Pepper, dove Ringo ha lasciato forse, come anche su Abbey Road, il suo segno di leader. Come sapete non solo in questi due album che ho nominato sono rilasciate canzoni di Richard Starkey, ma era per far intendere che ad esempio in Sgt.Pepper, quando John Lennon era annoiato dal suo nuovo matrimonio e quando George sembrava non essere del tutto convinto, a far compagnia al prode Paul, ecco che anche Ringo dimostra di essere più che all’altezza della situazione. Lunga vita ai Fab Four.
I Beatles sono l’inizio del rock e la fine dell’amore. Parlo per me naturalmente. Sono la genesi della musica che amo da sempre e sono il ricordo della fidanzata che mi ha appena lasciato. Sono loro che sistemandosi per bene sul palco, con chitarre, basso e batteria, hanno creato un mondo magico e godurioso. Ma ecco invece perché sono diventati anche la fine dell’amore: perchè un loro disco su vinile (un disco doppio, con la copertina rossa, con una loro grande fotografia al centro, con dentro canzoni deliziose) è l’ultimo ricordo della ragazza che mi ha lasciato. L’ultimo ricordo perché quel disco è suo: me lo prestò un giorno di tanti anni fa, seduti insieme, nella sua camera da letto, tra un bacio e una promessa. “Anche a te piacciono quei favolosi quattro?” “A me da morire!” “Te lo presto, così lo ascolti e pensi a me”. Promesse da innamorati. Definitive e fragili. Quel disco invece è potente e inesauribile; ormai credo che rimarrà a casa mia per sempre. Lei non ci sarà mai più e i Beatles me la ricorderanno in eterno. Gioia e dannazione: ecco cosa sono i Beatles per me: la vita! Sono l’incarnazione del rock più lirico, più allegro, più sbarazzino, più malizioso…oggi li odio…ma li amerò per sempre!
Chi erano i Beatles? Ho imparato a conoscerli ed amarli grazie a mio zio, che era pazzo di loro: ogni disco, ogni canzone, ogni nota, le parole…, perfino le sfumature…, tutto!!! una vera beatles mania!!! non esagero! Come fare a non commuoversi pensando a lui ogni qualvolta sento una canzone loro!?! La musica si diffonde nell’aria, le parole corrono, ma “Yesterday” è nei cuori.
Alla fiera di Roma del 1964 (avevo 13 anni) c’era un chiosco che vendeva dischi a 45 giri.Esposti fuori sulla vetrina le copertine una rossa e l’altra azzurra di PLEASE, PLEASE ME e SHE LOVES YOU. “Papa’ me li compri?” “Ma chi so’ sti’ capelloni?” Grazie papa’ per avermeli comprati,e per avere imparato ad apprezzarli insieme a mamma con me nel tempo. Un unico rimpianto:quella passeggiata a Piazza Cavour davanti al Teatro Adriano prima del concerto del pomeriggio a…. “vedere” perche’ ero troppo piccolo per… “andare ad un concerto” E’ cominciata cosi’ e non finira’ mai questa passione smisurata e senza tempo,che mi porto addosso. E venne il tempo di un complesso con Toto, Fabrizio ed Edo,inseparabili Apples Banquers con repertorio categoricamente Beatles e le feste ,le cantine dove suonavamo e le attesa davanti al negozio il primo giorno di uscita di un nuovo LP. I capelli lunghi concessi da mamma e papa’ e addormentarsi la sera sulle note di Sgt. Pepper,le foto sopra il letto allora e la foto di Paul fatta a Venezia oggi che campeggia sulla scrivania da dirigente di multinazionale,il groppo alla gola durante il concerto di Paul al Colosseo e il pianto dentro una macchina nella campagna viterbese la mattina della morte di John . Cosa sono stati i Beatles per me?
Una costante presenza che continua a tenere uniti gli anni che passano inesorabili.
Esistono emozioni che svegliano i nostri sensi quasi in modo soprannaturale; attraversano la pesantezza delle nostre fobie, delle nostre manie, dei nostri rimpianti e rimorsi senza rimanerne influenzate, senza subire mistificazioni. Toccano l’anima, danno del tu al nostro istinto più ancestrale. Emozioni che non fanno nascere un pensiero, una riflessione, nè un sorriso o una lacrima; ma solo un brivido che percorre la schiena e una sensazione di benessere familiare e senza tempo. Pochi secondi d’infinito; come un paesaggio improvviso dal finestrino del treno, un abbraccio inaspettato, un sorriso di un bambino, l’aria dopo un’acquazzone: come la musica dei beatles quando arriva inaspettata, quando ti sorprende nella routine della tua vita. Non puoi che Emozionarti, non puoi che, per alcuni istanti, abbandonare tutto quello che ti è intorno, tutto ciò che porti sulle spalle, sullo stomaco. Questo per me erano i Beatles. Questo sono i Beatles e questo saranno sempre.
Secondo Gabriel Garcia Marquez “i Beatles sono l’unica nostalgia in comune con i nostri figli”. Avendo diciassette anni, io appartengo alla categoria dei figli (ai quali i padri hanno contagiato la “beatlemania”). È incredibile questa persistenza del mito attraverso le generazioni, questa perenne attualità di un fenomeno non solo musicale. Sono grato a mio padre – che, ad onor del vero, generalmente è un rompipalle – di avermi introdotto nel magico mondo degli imperituri campi di fragole, popolato da creature che sarebbero piaciute a Lewis Carroll. Un mondo di suoni sempre sorprendenti, governato dalla casualità creativa e talvolta da una gioiosa trivialità, talaltra da una sottile, struggente melanconia. Due anni fa, mio padre mi ha coinvolto in un suo pellegrinaggio a Liverpool. Dapprima non ero entusiasta del progetto (nonostante la mia giovane età, io sono un pigro), ma poi mi sono ricreduto. Si tratta di una città singolare e dalla doppia anima (cattolica e protestante): vi si respira al contempo l’atmosfera ovattata di una provincia e la vivacità di un porto cosmopolita. Questo “background” deve aver influito non poco sull’espressività dei Beatles. Negli anni Sessanta, Liverpool era una città economicamente in crisi, ma culturalmente esuberante. Anche altri gruppi musicali – sia pur molto meno famosi dei Beatles – occupavano la scena. Ad esempio, gli Scaffold. Uno dei componenti di questo gruppo era Roger Mc Gough, oggi considerato tra i maggiori poeti inglesi contemporanei. Ringo avrebbe dichiarato recentemente di detestare la sua città natale. In tal caso, avrebbe detto una bugia. Egli è un timido e un eccentrico. Guardate la copertina del suo primo long-playing, “Sentimental journey”, dove è raffigurata la casa in cui egli visse la sua infanzia: un inno ai bei tempi andati, alla sobrietà piccolo-borghese, alla nostalgia.
I Beatles sono quattro ragazzi a cui piace suonare insieme. Sono due egocentrici, uno più timido che ama le chitarre ed un batterista. Sono John, Paul, George e Ringo, il miglior batterista di Liverpool. Sono quattro amici miei che hanno talento per la musica e che scrivono canzoni bellissime. Sono quelli che si inchinano al pubblico alla fine di ogni canzone, tutti insieme, vestiti tutti uguali. E sono anche quattro colorati psycho sergenti tutti diversi, che non si inchinano più. Sono quelli che hanno scritto cose che sembra nessuno le abbia mai scritte e che sembrano sempre esistite. I Beatles sono quattro tipi che si sono separati quando non stavano più bene insieme. Beatles è una casa tutta variopinta con un negozio pieno di mele verdi e altre cose che ti piacerebbe trovare in un negozio variopinto. E sono quelli che sembrano tanto bravi ragazzi, ma non lo sono affatto. Sono anche quattro ragazzi che non moriranno mai, anche se due sono già morti. I Beatles sono i dischi Parlophone “uk first press mint condition” che consumano il mio conto corrente. Sono la bellezza del vinile pesante, quello di una volta. Sono il piacere di conoscere le parole e cantarle come si fa con “girogirotondo”. Sono lo stupore di scoprire dopo la millesima volta piccoli deliziosi suoni che non avevi mai sentito prima. Sono “Revolver” ascoltato sul girasdischi di casa a sette anni, consumando con gli occhi la copertina e con la puntina i solchi. E quel disco averlo ancora. Sono cartoni musicali e sottomarini visti in televisione, in albergo, in montagna, a sei anni. E i sottomarini erano ancora grigi. Sono nostalgia. Ma sono gioia quando si è tristi, energia quando si è stanchi. Beatles è un compleanno a Liverpool, meraviglioso, e cantare tutti insieme Penny Lane al Cavern Club, un po’ come Roma Capoccia a Trastevere, ma un po’ meglio. E’ essersi persi Paul al Colosseo perché c’avevo da lavorare. Ma sapere che lo vedrò a Liverpool il primo giugno, ed avere già i biglietti. I Beatles sono una foto di Linda con John e Paul che si stringono la mano complici, sornioni e sorridenti alla festa per l’uscita di Sgt. Pepper. E sono urla assordanti di ragazzine impazzite in ogni angolo del mondo. Ma anche le urla “Aò…, e fatte capì!” al concerto del Teatro Adriano a Roma nel ‘65 mentre Paul presenta le canzoni in inglese. Beatles è andare sul sito di Ringo e vedere i suoi teneri filmati e le foto di lui con il cane e con Barbara, come faremmo tutti noi. E’ immaginare di poter dire “Peace and Love” credendoci davvero. Beatles è comunità, unione, solidarietà fraterna, amicizia, umorismo. E’ “voglio tenerti la mano” e conquistare così l’America. Sono passione, lavoro duro, cura per la musica, genio. E Beatles è anche una donna giapponese a cui tutti danno la colpa e invece non era sua, in fondo, anche se alle prove mangiava i biscotti di George senza chiedere il permesso. I Beatles li puoi trovare a sinistra della Groenlandia. Sono un disco tutto bianco, che si apre dall’alto, con due dischi, pieni di tante canzoni, che ancora oggi, ascoltandoli, ti stupisci di quante ce ne sono. I Beatles non sono i Rolling Stones, anche se erano amici.
I Beatles sono i Beatles. Con la “a”. E sono meravigliosi.
Mozart nel 700, beethoven e verdi nell’800, John e Paul nel ‘900. Beatles sono Bandiera Gialla, Gianni Boncompagni che ci fa sentire Help, Yesterday, sono Per Voi Giovani, Renzo Arbore che ci fa sentire Eleonor Righby e Yellow Submarine, i miei amici con le coppolette di panno blu, Fun is the only thing than money can’t buy, she’s leaving home after living alone for so many years…….le albe ascoltando here comes the sun, il sogno scandinavo di norvegian Wood, la tolleranza di let it be e Imagine, l’addio di Come together, la tristezza infinita del dicembre 1980 e George che suona alla festa per Bob Dylan, il futuro con Zac e Ringo che suonano per Mandela, assieme a Miles….non solo beatles….il mio amico Roberto che stasera suona a venezia con i suoi amici di magical Mistery al teatro Goldoni splendidi beatles filologici con archi, fiati e coro…come Mozart suonato da Abbado…comincia la storia….
Nel 1963 andavo in terza media, e la prof d’ Inglese ci raccomandava di ascoltare la BBC. Con la vetusta radio a valvole di famiglia, cercavo di capire qualcosa… poi, ogni tanto c’ era qualche canzonetta. Quelle sì, che si capivano ! “Last nait ai sed dis words tu mai gherl…. Plis plis mi oh yes, laik ai plis you”
Ero stato contagiato, e felice di esserlo. John, Paul, George e Ringo mi hanno accompagnato per tutta la mia adolescenza, giovinezza, maturità…. e ancora adesso, che sono un giovane pensionato di quasi sessant’ anni, mi sembra di aver avuto nella mia vita quattro amici lontani, ma sempre presenti a sottolineare i miei momenti di allegria e anche quelli di tristezza, testimoni dei miei amori e delle mie insicurezze, compagni discreti ma sempre disponibili.
Grazie di cuore, amici miei. Jay guru deva om….
Gli estremi: RINGO STARR : l’uomo piu’ fortunato del dopoguerra. PETE BEST : il piu’ sfortunato del dopoguerra.
And in The End The Love you Take is egual the love you make
The End - Abbey Road
No…non è vero ! Non potrò mai ridarvi tutto l’amore che mi avete dato. Grazie di cuore. Un giovane del 72, che quando chiede a suo padre dei Beatles lui gli dice che doveva lavorare, che non c’era tempo…. Noi invece ne abbiamo avuto anche troppo, forse, ma il nostro tempo non è mai dove si respira è sempre e solo in quello in cui si anela.
30 gennaio 1969: roof top concert… La Ludwig gialla di Ringo, ha un’accordatura perfetta, e’ il batterista piu’ famoso del mondo, e’ comunque colui che accompagna le piu’ belle songs degli ultimi 50 anni… la gente, dovrebbe capire che le critiche rivolte a questo batterista, sono critiche minori: e’, e restera’ un grande.
La colonna sonora della mia vita. Le canzoni che hanno accompagnato per più di venti anni la storia d’amore con mia moglie, fin dai tempi del liceo, la musica che più amavamo ascoltare insieme: finchè un anno fa lei è volata in cielo lasciandomi solo sulla nostra long and winding road. Di lassù adesso sicuramente ci guarda e canta imagine e something insieme con due grandi amici.
Gli Scarafaggi sono mitici ! sono degli anni ‘60 e posso tranquillamente dire che sono cresciuto a pane e Beatles !! non ho mai avuto la possibilita` di vedere un loro concerto ma li apprezzo oramai da oltre 30 anni ! ritengo che la perdita di Lennon sia stata una delle peggiori tragedie cha abbia colpito l’Umanita` !! un grazie a tutti loro per averci fatto sognare e per la loro intramontabile Musica !
ho 14 anni e da quando ho incominciato ad ascoltare la musica,l’unica che mi fosse mai piaciuta non era mai della mia “generazione”. prima elvis presley poi bob dylan. Ma i beatles…sono una cosa diversa,mi piace troppo la loro amicizia,la complicità, loro sono rimasti sempre con i piedi per terra anche se poi quando cantano sembra il contrario. mi hanno cosi incantata che ho sempre sognato di risvegliarmi negli anni ‘60,per conoscerli per provare l’emozione di sentirli dal vivo,oppure per avvertirli della morte imminente di alcuni di loro. quando sento la loro musica mi sento più felice perchè è la loro felicità che mi entra nel cuore. la timidezza di george harrison,la voglia di pace di lennon e quella meravigliosa voglia di ridere di ringo star. Loro rimarranno sempre nel mio cuore anche se mi recherà un po di tristezza perchè quella favolosa musica non suona più per me.
Ho ascoltato la musica i Beatles durante gli anni del mio liceo. Mi hanno fatto sentire parte del mondo e vicina anche a chi non conoscevo e che non avrei mai conosciuto. Adesso spio mia figlia liceale mentre ascolta, suona e canta la loro musica. Il “mio” libro sulle canzoni dei Beatles è ora anche il “suo” libro. I Beatles hanno fermato il passare del tempo.
Chi erano i Beatles?Chi sono?Chi saranno…?Erano,sono e saranno sempre l’Alfa e l’Omega della Musica.
Sono un ragazzo dell’84, non ho vissuto gli anni della Beatlesmania, ma 30 anni non le hanno impedito di raggiungermi. Prima di conoscere i quattro di Liverpool la musica per me era solo un modo per non avere le orecchie vuote, poi un giorno mio padre tirò fuori dalla cantina una sua vecchia cassetta dei Beatles e me la diede, e da quel momento è cambiato tutto. C’è qualcosa nella loro musica che li pone su un altro piano rispetto alle altre band, seppure eccezionali. E’ un’alchimia impossibile da descrivere, solo ascoltandoli si può percepire, probabilmente neanche capire a fondo, posso solo dirvi l’effetto che ha avuto su di me: un mese dopo ho comprato la mia prima chitarra ed un libro di spartiti beatlesiani, ed ho iniziato a strimpellare le loro canzoni; grazie ad un amico libraio, anche lui affetto da Beatlesmania, ho approfondito le mie conoscenze, ho comprato libri, cd, poster, film, un vecchio giradischi per ascoltare i vinili che trovavo nei mercatini….Grazie ai Beatles ho scoperto una profondità esistente nella musica che non conoscevo, ed ora la musica è diventata per me uno stile di vita dopo qualche anno ho comprato anche una chitarra elettrica e mi sono iscritto ad un corso, per imparare a fare anche quelle cose che trovavo difficili. Col passare degli anni ho conosciuto e mi sono avvicinato ad altri grandi gruppi (quali pink floyd, deep purple, led zeppelin,…) ma capitano dei periodi in cui mi “stanco” di ascoltare uno di questi e passo agli altri; con i Bealtles questo non succede, provo sempre un grande piacere ad ascoltare una loro canzone, quale che essa sia. Oggi ho 23 anni, e sono convinto che il più bel regalo che mi ha fatto mio padre, il più importante, sia stata quella cassetta con le prime canzoni dei Fab Four.
Avevo da poco cominciato a suonare la chitarra, quando in terza media il nostro professore di musica si presento in classe con qualcosa di “nuovo”… lo spartito di Something…immaginate che cosa si può provare davanti ad una cosa del genere per un ragazzino tredicenne che suona da poco.Conoscevo i Pink, Santana, Hendrix e i Led Zeppelin, ma quegli accordi, quell’ eleganza e quel calore non li conoscevo ancora, è come quando scopri la differenza tra fare sesso e fare l’ amore, sai che per te non sarà più la stessa cosa, sai che tutto passa per quel momento, ed in quel momento tu ci sei, sei presente e comprendi che sarai diverso… Da quel giorno son passati 15 anni, suono ancora la chitarra ed in tutte le serate che faccio non manca mai Blackbird e ogni volta che imbraccio la chitarra il primo pezzo che mi viene in mente è While my guitar…, son passati tanti anni, ma ho imparato a scegliere…e scelgo l’ amore! Grazie ragazzi per la musica che ci avete dato…
Beatles…sono : il cappellino di john lennon in help acquistato con emozione in una cappelleria di Venezia nel 1965..sono P.S I love you ( 45 giri) messo a suonare nel giradischi “alla morte” nelle festine di studentelli delle medie inferiori, sono i mitici stivaletti portati come un simulacro in quei primi anni sessanta, sono “it’s time to bed” ( norwigian wood )interpretato con malizia, sono l’esplosione musicale nucleare di Sgt.Pepper, sono Lucy in the sky with diamonds suonata con primo sgangherato gruppo di musicisti semi-adolescenti, sono una vita passata che fa ancora affiora nei lontani ricordi e commuove…
Per me i Beatles sono un disco 45 giri con una mela sopra. Un disco che ascoltava mio papà nel giradischi del salotto: quello in legno lucido e con la radio con le scritte in tedesco. Avevo cinque o sei anni e quella mela disegnata su uno sfondo verde scuro girava davanti al mio naso che a malapena arrivava al bordo del mobile. Dopo quel disco ne arrivarono tanti altri: molti avevano sopra quella mela che girava davanti al mio naso. Da quei dischi usciva semrpe una musica allegra che metteva papà di buon umore e per me vedere papà di buon umore era la cosa più importante del mondo. Mi prendeva in braccio e mi faceva sedere in poltrona sulle sue ginocchia: erano le sole volte in cui papà mi prendeva in braccio e io mi sentivo importante per lui. Anche per questo sono grato ai fab four.
Basti pensare che hanno dato una ventata innovativa nel panorama della musica internazionale di allora. E sono tuttora spunto per creazioni originali al giorno d’oggi. L’epoca in cui viviamo - e mi limito al campo musicale - pare che tutto ormai sia stato detto e che autori e parolieri non abbiano più nulla da dire. Non è disfattismo, ma, ahimè, grandi frasi non si sentono più. Le loro melodie rimangono tuttora attuali e stimolanti. I loro arrangiamenti. I loro suoni. Lo stesso Ringo, che dei quattro è stato sempre il meno talentuoso ha dato quello che doveva dare al “suono sì da diventare un sorta di icona. Idee di legare sezioni di archi alle chitarre. Eleneor Rugby rimane una prova di genialità. Siamo bel 2008. I giovani di oggi, se amorevolmente aiutati, riescono ad amare quello stile. Nel 1962, quando i Beatles nacquero,io difficilmente ascoltavo il genere del 1916.
Avevo circa dieci anni e stavo armeggiando con il vecchio giradischi di mio padre acquistato a rate molti anni prima su Selezione, iniziai ad ascoltare i vinili dei miei genitori che capirono subito che da quel momento quel loro figlio grassoccio sarebbe rimasto schiavo della musica. I miei genitori non sono mai stati grandi appassionati di musica ed i dischi che avevano in casa erano la cosa più lontana dal rock. Il giorno del mio compleanno mio padre mi regalò un 33 giri raccolta dei Beatles dicendomi “….non li conosco ma se tutto il mondo li incorona come i numeri uno un motivo ci sarà….”. Ho 38 anni ora e di musica ne ascolto e ne è ascoltata tanta, ho una collezione di circa 1400 cd e 500 vinili, i Beatles hanno anticipato tutto, erano negli anni ‘60 con lo sguardo avanti e la mente ancora più in la. Tutti devono qualche cosa a quei quattro giovani inglesi che crearono la musica per le generazioni a venire. Grazie Paul, John, George e Ringo di tutto cuore.
Sul giradischi mono di due fratellini, di undici e tredici anni, nell’estate del 1968 girano i 45 giri di Gianni Morandi, dell’Equipe 84 e dei Rocks. Suonano alla porta, la mamma fa entrare due loro amici, più o meno coetanei, compagni di scuola, che vengono per giocare con loro. Sottobraccio uno dei due amici porta, come si usava una volta, una piccolo paccchetto di dischi non incartati. Mentre si apre il tabellone del Monopoli viene poggiato sul piatto un disco di un “complesso” straniero di cui si sente tanto parlare, i Beatles, Penny Lane. E si spalanca una porta… Da quel momento si riversano nelle mie orecchie le musiche di Jethro Tull, Cream, Led Zeppelin, Traffic, Pink Floyd e tanti altri di cui è impossibile citare i nomi, tutti che sono un po’ debitori di quel piccolo capolavoro di equilibri,talenti musicali ed istrionici che sono stati i quattro ragazzi di Liverpool. E Gianni Morandi? Dopo tanti anni Lui, che per me aveva cessato di esistere quel giorno, ha cantato “Chiedi chi erano i Beatles” ed in fondo ha chiuso il cerchio, testimonando una volta di più che un pò tutti,ci ricordiamo, o comunque conosciamo e sentimentalmente, o musicalmente, abbiamo un piccolo debito con le armonie dei quei quattro ragazzi.
Bisogna risalire a tanti anni fa quando mio fratello maggiore, nei primi anni sessanta, ascoltava, parlava, vestiva e suonava di Beatles; io piccolo (6-7 anni) avevo nelle orecchie sempre quella musica fantastica rimasta ormai nella mia mente e se posso permettermi di dire anche nel mio DNA. Col passare degli anni e la maturità, il secondo di noi tre fratelli, anche lui Beatlesiano ed ex batterista, mi aveva fatto conoscere ed ascoltare altri interpreti della scena musicale soprattutto degli anni ‘70 : Cream, Pfm, Area, Pink Floyd, Banco etc. fino al jazz, che tuttora apprezzo, allontanandomi momentaneamente e musicalmente da loro. Devo dire che dopo aver ascoltato tutto ciò la mente mi ha riportato comunque a quelle “sonorità” che poi ho deciso di approfondire in quanto da quel momento ho cominciato a suonare Beatles (batterista in gruppi cover), a partecipare alla Convention annuale di Liverpool, a passeggiare in quel di Savile Row ed a “pestare” le strisce pedonali di Abbey Road, il tutto con molta nostalgia ripensando a quando i Beatles li ascoltavo all’epoca dei Beatles…
Quattro ragazzi che con sette note hanno scritto centinaia di canzoni che hanno ispirato, seguito, aiutato milioni di persone i Beatles per molti sono stati Musica..per altri compagni di vita per altri ancora poesie cantate per me sono semplicemntente un’ emozione.
Sono un ragazzo dell’84, non ho vissuto gli anni della Beatlesmania, ma 30 anni di distanza non sono bastati, anche io sono stato conquistato dai 4 di Liverpool. Prima di scoprirli la musica per me era solo qualcosa che ti occupava le orecchie, per non stare in silenzio. Poi, un giorno che non dimenticherò mai, mio padre tirò fuori e mi diede un vecchio disco dei Betales, e da quel momento tutto è cambiato. E’ stato come il passaggio dai film in bianco e nero ai colori, c’è qualcosa nella musica dei Beatles che li pone su un altro piano rispetto a tutti gli altri musicisti, quell’alchimia magica che dal loro scioglimento nel 70 è stata solo avvicinata da altre band seppure eccezionali. E’ un qualcosa impossibile da descrivere, che si può percepire solo ascoltandoli, e probabilmente neanche capire appieno; posso solo dirvi l’effetto che ha avuto su di me: un mese dopo ho comprato la mia prima chitarra ed un libro di spartiti beatlesiani, ed ho cominciato a strimpellare le mie prime note: la musica era diventata per me uno stile di vita, una compagna che non mi avrebbe più lasciato. Grazie ad un amico libraio, anche lui affetto da Beatlesmania, ho approfondito le mie conoscenze sul loro conto, ho comprato libri, dischi, film, un vecchio giradischi per ascoltare i vinili che trovavo nei mercatini dell’usato…Nonostante col passare degli anni abbia consciuto altri gruppi musicali, ed abbia sviluppato delle vere e proprie passioni per essi, capitano momenti in cui mi “stanco” di ascoltarli e passo ad altro, ma questo con i Beatles non mi accade mai, provo sempre un grande piacere a riascoltarli, di qualsiasi canzone si tratti. Oggi ho 23 anni, e sono convinto che il più bel regalo che mi ha fatto mio padre, quello più importante, è stata quella cassetta con le prime canzoni dei Fab Four.
I Beatles hanno diviso il tempo della musica leggera tra quello che c’era “prima” e quello che c’è stato “dopo”. Da trent’anni ogni evento della mia esistenza ha trovato una loro canzone adatta a sottolinearlo, accompagnarlo, rafforzarlo e quasi “curarlo”. Sui Beatles si è detto, e si continua a dire, tutto e il contrario di tutto ma per ogni fan nulla vale quanto il legame diretto che si è costruito con la loro opera e con loro. Mi stupisco di come John Lennon rimanga per me un riferimento anche ideale ancora oggi, nonostante abbia superato l’età in cui ci è stato portato via. Strawberry fields forever.
Riassumere in così poche righe “cosa” sono (e non cosa sono STATI) i Beatles è un’impresa ardua. Il rischio e’ tralasciare qualcosa, troppo grande la loro impronta sul secolo appena concluso e sicuramente su quello appena iniziato. Io li ho conosciuti a ritroso, partendo dal vinile (e non CD!) di Paul “McCartney II” - forse non eccelso ma significativo - e poi via, indietro nel tempo attraverso i suoi estroversi Wings, per poi atterrare infine sull’origine di tutto cio’: quell’universo artistico, emotivo e sociale che partiva dal “I saw her standing there” del primo “Please please me” all’ultima “Her Majesty” di Abbey Road, vera ‘ultima’ produzione dei 4 Fab. Sono felice di aver potuto asstere ad un paio di concerti di Paul a Milano e Tokyo… Mi piace pensare che il loro messaggio sia in fondo racchiuso in questa strofa, contenuta negli ultimi secondi di “Abbey Road”: “And in the end the love you take is equal to the love you make”. Thanks lads…
All’età di 12 anni avevo cominciato da un solo anno a parlare e soprattutto a capire un po’ di inglese, così comprai un disco in vinile, una raccolta con titolo “Beatles”, con alcuni tra i loro più grandi successi dal 1962 al 1969. Fu così che, per la prima volta nella mia vita, prese a cantare canzoni in inglese senza pasticciare parole assonanti inventante. Da quel giorno, pur essendo nato nel 1971, più di un anno dopo il loro scioglimento, ed avendo conosciuto la loro musica più di un paio d’anni dopo la scomparsa di John Lennon, davvero non sono più riuscito a vivere la mia quotidianità senza le loro magiche note. Ho letto libri, stonato al piano gli accordi di alcune loro canzoni, visto reportage televisivi e DVD (Antology su tutti), e proprio mi sembra impossibile oggi pensare che all’epoca del loro strabiliante successo io non fossi lì. Fisicamente non ci sono mai stato, ma dentro di me io ero lì, a respirare quelle atmosfere, a nutrirmi di quelle sensazioni, a percepire fin dall’inizio che c’erano 4 anime diverse e pure una cosa sola… I Beatles per l’appunto. Il gruppo più unito della storia del Rock nella loro disomeogeneità. Ed è proprio questo che mi fa impazzire ancora oggi delle loro canzoni.
I Beatles sono la Gioventù, il Cambiamento. I Beatles sono una generazione che prende consapevolezza di sé, che cerca - non ci riesce sino in fondo - di cambiare il mondo. I Beatles sono la Musica, quella sì che l’hanno cambiata, radicalmente. I Beatles sono le emozioni che mi hanno dato, trent’anni fa come ieri, e come me le daranno domani. Sono le emozioni che danno a mio figlio di dodici anni, che insieme a me ascolta con attenzione quel passaggio, quel bridge, quella sfumatura che poteva essere solo loro. I Beatles sono un ponte tra le generazioni, sono transgenerazionali, sono un classico. Perché sulle strisce di Abbey Road ho voluto camminarci io, ma vuole farlo anche mio figlio, e, ne sono certo, che lo vorrà fare tra vent’anni anche suo figlio. I Beatles sono la musica che ho voluto al mio matrimonio, sono la prima canzone che ho cantato a mio figlio quando aveva quindici minuti di vita, sono la musica che mi accompagnerà quando lascerò questa terra, sono l’aria che respiro, sono le sensazioni che provo. I Beatles sono la dimostrazione che tutto è possibile, che tutto è realizzabile se solo diamo una possibiltà alla nostra vita, alla nostra volontà, ai nostri sogni. I Beatles sono i Beatles come Mozart è Mozart, né più, né meno. Dio, grazie per tutte le volte che mi viene la pell d’oca ascoltandoli, grazie, grazie, per quanto mi fanno sentire vivo, per quanto la loro musica “turn me on”…
Primavera 1984, mi pare. Undici anni ancora da compiere. Viaggio di ritorno da Roma, dopo alcuni giorni di vacanza. Ero in auto (Golf bianca?) con alcuni familiari, al volante la buonanima di zio Enrico. Sosta all’area di servizio, Frascineto Ovest: rifornimento e ristoro. Un magnete del destino mi attira davanti al grigio espositore di audiocassette davanti all’ingresso del bar. In mezzo a quelle confezioni tutte stipate, alcune con autori e titoli improbabili, il mio sguardo si posa su una copertina bianca, al centro la magica scritta: THE BEATLES, con i caratteri riempiti di frammenti di una fotografia. Sopra, più in piccolo: 20 greatest hits. La mia adorazione dinanzi a quell’improvvisato totem non passa inosservata: “Quale vuoi?”. Ricordo ancora la domanda del vecchio zio, ed ancor più il mio gesto sicuro ad indicare quella lì, con la copertina bianca. Quelle 20 canzoni, da Love Me Do alla Ballad of John and Yoko, hanno aperto il mio vaso di Pandora e, da allora, io, primo di quattro fratelli (sic), ho avuto i miei quattro fratelli maggiori ad accompagnare la mia vita. Il resto è musica, emozioni, nostalgia, con l’apoteosi di quella mistica serata di maggio 2003 ai Fori Imperiali, quando Sir Paul intonò con passione, dinanzi a più di 500.000 anime, la colonna sonora delle nostre esistenze, fino al delicato e commovente ricordo di John: If you were here today… quanto avremmo voluto fosse vero, anche solo per una notte… Non so quante righe ho ancora, potrei continuare a parlare di Beatles senza fermarmi, come il finale di Hey Jude, che potrebbe non finire mai, se non con l’inesorabile sfumatura. Ad ogni modo, quando penso ai Beatles, e a come sono entrati nella mia vita, penso sempre a quella cassetta bianca, e al mio vecchio zio…
Troppo giovane per averli conosciuti in tempo reale…già…I Beatles erano, però, quel lampo di nostalgia dolcissimo e veloce che scorgevo negli occhi di mia madre. Un po’ ne ero invidiosa. Cosa avevano di così speciale da velare i suoi occhi dolci con l’impalpabile velo dolceamaro dei ricordi più cari? I Beatles erano il Nome , l’ignoranza non consentita e presto mi sono dovuta adeguare. Con sforzo? Figuriamoci…è bastata la prima cassetta a farmi salire sul sottomarino giallo!
Ora sono mamma anch’io e quando passano in radio, involontariamente anche il mio sguardo si vela di nostalgia. E Letizia mi scruta…ancora non capisce.
Salve, io adoro i FAB 4 e quindi qualunque cosa li riguardi. Purtroppo, essendo nato nel 1993, non ho mai potuto conoscere John o George (l’ uno assassinato a New York nel 1980 e l’ altro morto di tumore al cervello nel 2001) ma li ho sempre ammirati come tutti quelli che li hanno conosciuti di persona. Per me sarebbe un sogno incontrare il fantastico Paul (operato da poco al cuore) e il mitico Ringo! Sfortunatamente nessuno dei 2 viene spesso a Firenze o perlomeno in toscana, così mi limito ad ascoltare le loro canzoni, come Octopus? s Garden o Let It Be, Here Comes the Sun o Help!, o I’m the Warlus; oltretutto mi sono prodigato per trovare i loro film, A Hard Day’ s Night, Help!, Yellowsubmarine, Magical Mystery Tour e Let It Be (spero di non essermene dimenticato qualcuno), e dopo mesi di ricerche li ho trovati e adesso non mi stacco più dalla TV e quando esco di casa nascondo i film e i dischi dei Beatles sotto il letto per paura che qualcuno li rubi, ma per ora non è ancora successo! La musica nel mio ipod? Beatles. Le canzoni che conosco di più? Quelle dei Beatles? I miei idoli? THE BEATLES!!!
Qualche volta mi ritrovo a pensare come e’ possibile che la musica dei Beatles emozioni ancora, a 40 anni da quando e’ stata scritta. Poi pero’ rifletto sul fatto che nessuno, ascoltando la musica di Bach, Mozart o Beethoven, si pone il problema che e’ stata scitta 300 e piu’ anni fa. La grandezza dei Beatles sta nel fatto che il paragone non e’ per niente blasfemo.
Dei Beatles se ne è parlato, se ne parla e sempre se ne parlerà.Si cercheranno per sempre spiegazioni, aneddoti, episodi, ma alla fine non c’è nulla di logico. Quando penso a quello che sono stati, hanno fatto, hanno scritto, mi gira la testa, mi perdo nel limbo dell’incredulità. Ho perseguito un mio sogno e sono stato ad Abbey Road, nello Studio 2 e ho suonato. Tutto li è rimasto come allora… i colori, gli odori, le sensazioni. Ho avuto come la sensazione che li il tempo non sia mai trascorso, e forse così è stato. Spesso mi chiedo che cosa sia per Paul e Ringo essere oggi McCatney e Starr e credo che a pensarci c’è da perserci la testa e che per loro sia tutt’ora tutto un sogno come lo è per noi…
Sono uno di quelli che ricompra gli album se escono in un formato o un supporto diverso, con una copertina leggermente diversa, o una rimasterizzazione secondo gli ultimi sviluppi tecnologici; uno di quelli che negli States faceva le file a Tower Records a mezzanotte del Lunedi’ per essere uno dei primi a comprare il primo CD di Anthology, che ha pianto nel Vedere “Free as a Bird” per la prima volta. Ho comprato “Let it Be Naked” e “Love” e tutti gli Anthology sia in CD che in DVD. Mi rifituo di scaricare gli MP3 dei Beatles, John non saprebbe cosa sono. Ho cofanetti, collezioni, coffe-table-books, biografie di tutti e dei singoli memebri. So chi sono Dezo Hoffmann, Murray the K o Jimmy Nichol. Vado al Cavern, al Dakota, a vedere Paul nonostante il compito di Latino nell’89, ho visto Ringo e la sua all star band con un Peter Framton quasi comico con lo UA-UA a bocca. Ho imparato a suonare per suonare i Beatles. Ho ascoltato le tracce all’inverso per i segnali della morte di Paul, apprezzato il Sitar grazie alle compsizioni di George, e ho visto discutibili mostre di Yoko per un pezzetino di John; sono iscritto al sito di Ringo ed ho qualche volta comprato is suoi album ( Long Live “Back Off Boogaloo”!!!!) . Non ho paura di volare se ho una copia dello White Album con me. Quando sono nato, i Beatels si erano sciolti da tre anni. Gia’ non esistevano piu’. Non li ho mai vsiti ne concosciuti come tali. Ma questi sono i Beatles.
E’ ringo il miglior batterista al mondo ? a dire il vero non so neanche se è il miglior batterista dei Beatles ! in questo botta e risposta ci sta il miglior ritratto del genio sarcastico di John ; ed ancora da scrumble eggs di una svogliata colazione mattutina arrivare a ..yesterday con firma di Paul , e poi una camminata nella nebbia di Los Angeles ,nel giardino dell’amico Eric (clapton) in attesa di un raggio di sole … che la pubblicità dei nostri giorni ancora ricorda ( here comes the sun .. do do do do …) del grande George sino a lui, con la sua voce disarmonica e la cassa in levata sempre riproposta.. a come vorrei poter dire we all live in a yellow submarine …. Grazie fab four è vostro tramite che riesco a parlare la stessa lingua di mio figlio ed è con voi che incontro gli amici di 30 e più anni fa !
Ma come chi erano? Direi che lo sono sempre più. Spezzata la sorte creativa dal ritorno del potere alle major, gli anni hanno blindato il suono di quel passato in un presente sempre attuale. Così mi trovo ad ascoltare while my guitar gently weeps (di Harrison) in un negozio di vestiti del centro di Bruxelles; mi si muove la strada sotto ai piedi mentre la filodiffusione organizzata dal comune trasmette tutto l’Album Bianco, e così ci sono Tartufi di Savoia e gente che torna in Unione Sovietica, e John che saluta Julia, sua madre. La cosa più sorprendente è che pur cosciente della mia passione e quindi della mia parzialità, mi rendo conto del fischiettio circostante, pure i finti Babbo Natale muovono le anche al ritmo di Obladi Oblada…ed è tutto un altro avvento. Io le chiedo Why don’t we do it in the road, poi via a casa e la sera…Goodnight. Il giorno dopo mi riascolto tutto il disco in rigoroso vinile nel salotto di casa e penso proprio al fatto che certe melodie sembra di averle sempre conosciute, come se il na nanananana na che c’è alla fine di Hey Jude l’avessimo già ascoltato prima di nascere…forse è così visto che il primo ad ascoltarlo è stato mio padre (grazie per la preziosa eredità).
Tutto questo per dire che oggi più di allora quella musica è di tutti e non solo dei giovani
Chi erano i Beatles? Erano gli anni 6o Erano gli anni 70 Sono stati gli anni 80, 90 Sono stati il 2000 E saranno gli anni futuri Sono l’eternita’, la Musica con la M maiuscola Il passato, il presente, il futuro per noi tutti. La nostra vita
I Beatles sono dei marziani.
L’ultima volta che un Folle mi ha chiesto chi erano i Beatles, si è ritrovato a subire un lavaggio del cervello! Non posso spiegare io chi erano i beatles, posso riportare oggettivamente la loro opera, posso stuzzicare le menti acute coi giochi di parole nelle loro canzoni, posso incuriosire dicendo che paul è morto e che un pazzo ha fatto una strage perchè “ispirato” da uno scivolo a spirale.
Chi li ha sentiti col cuore, sa perfettamente chi erano i Beatles… anzi, dirà che i Beatles sono.
Sono i miei ricordi felici, che aumentano giorno dopo giorno; se avessi della polvere di fata, arriverei sull’isola che non c’è staccando Peter di mille miglia.
Per il Folle sono “tre scemi e una proboscide”… …però se entra in casa e non li sto ascoltando, li mette su da solo, prende il libro coi testi, brinda a una loro foto, e la mattina fischietta e saltella le loro canzoni!
Avere una sorella di tredici anni più grande a qualcosa serve: a farti venire la beatlemania. Mia sorella è nata nel 1961, pochi mesi prima del provino dei Beatles con la Decca. Insomma, ha sempre avuto i fab four arrotolati alla spirale del dna. La mia infanzia è scandita dalla loro presenza: ho pochi mesi e la sorellona mi canta blackbird per farmi addormentare, ho pochi anni e mi racconta le favole con i Beatles come protagonisti. Nelle sue storie abitano tutti insieme e sono buffi e simpatici come nei loro film. Se le inventa lì per lì, seduta sul bordo del mio letto, e io rido a crepapelle con le coperte fino al naso per non farmi sentire troppo, altrimenti arriva la mamma e ci fa smettere. Da adolescente disegna storie a fumetti, nelle quali una ragazza alta e snella, che le assomiglia molto, finisce sempre col salvare la vita a un Paul in incognito che chissà perché si trova sempre nei guai vicino alla sua scuola. Ho sei anni quando alla televisione dicono che John Lennon è morto. Mia sorella piange sul divano, disperata. Io ho la sensazione che sia morto un parente lontano, un cugino invisibile che popolava le mie giornate da lontano.
Adesso sono adulta e i Beatles non hanno mai smesso di fare parte della mia vita. Sono stati la mia prima ninna nanna e spero che saranno al ninna nanna anche dei miei figli, e perché no, dei miei nipoti.
il mix generato dai 4 beatles + george martin e la londra dei primi anni 60 ha fatto il miracolo, forse irripetibile di una lunga serie di brani straordinari che tuttora ascolto con piacere, che non stufano. da soli non erano più la stessa cosa, erano cambiati loro, i tempi e soprattutto non si fondevano le menti e le creatività. sono sicuro che se non ci fosse stato quel cretino che ha ucciso john, di quando in quando si sarebbero ritrovati per qualche LP e qualche bella canzone, ma sarebbe stato difficile ricreare l’ambiente dei ‘60.
E’ difficile spiegare cosa rappresenti la musica dei Beatles. L’effetto che fà su di me intendo. Forse è come il giallo. Hai idea di come sarebbe stato triste il mondo senza il giallo?
Io e Teresa, la mia ragazza, 40 anni in due, ci stringiamo forte l’uno all’altra per evitare di congelare, mentre passaggiamo di primo mattino in un mercatino dell’usato a Berlino, sul fiume, dalla parte dei musei. Fra un vecchio colbacco sovietico e cianfrusaglie di ogni tipo, una schiera di 33 e 45 giri ci sbarra la strada, e invita le nostre dita congelate a liberarsi dai guanti e farci avidamente strada fra di loro, sfidando la temperatura. Cominciamo a scartare… Rolling Stones, Hendrix, The Dark Side of the Moon, Doors, divertiti e affascinati da quelle reliquie, rovine di una musica che non c’è più, colonna sonora di un tempo che i ventenni come noi sognano ancora, idealizzano. Perchè gli fa rabbia essere nati in un mondo che non gli permette più di sognare, magari al suono della musica che amano; che li immerge da subito nella grigia realtà di un lavoro che non ci sarà, di una casa che non ci sarà, figli che vorresti e non potrai permetterti, sogni che non fai per evitare di farti male quando non si realizzeranno. Il mondo grigio nel quale l’avidità, l’ingordigia, l’egoismo hanno fulminato quasi tutte le lampadine colorate che persone come John, Paul, George e Ringo avevano avvitato quà e la perchè non ci dimenticassimo che, in fondo in fondo, tutto ciò che ci serve è amore. Dico quasi tutte le lampadine perchè mentre sono ancora li, fra i dischi, e passo da un “Heroes” a qualche germanica copertina dei Kraftwerk, Teresa mi si avvicina. Sorride e tiene fra le mani un disco che non pensavo avrei trovato in quel posto. E’ tutto bianco e mi fa quasi paura toccarlo. Penso ad Helter Skelter, e al finale con Ringo che stremato lancia le bacchette contro il muro. Penso a Blackbird, I Will e le dico “Sei pazza! Posalo, non sai quanto costa?!?” “L’ho già pagato” fa lei. Non ho replicato. Messi i guanti, riprendiamo a camminare e stringerci. La amo, e questo è quello che conta.
Il modo di suonare la batteria di Ringo è una delle colonne dello stile dei Beatles. Gli arrangiamenti vocali, gli arpeggi di George, la batteria di Ringo. Questo è lo stile dei Beatles e Paul e John in questo non sono i protagonisti.
Se volete suonare come i Beatles copiate queste cose.
Certo scrivere Strawberry fields forever o Eleanor Rigby è più difficile e non si vede in giro nessuno che ci prova neppure. Forse sono tutti impegnati a pensare a fare “musica”, invece che a scrivere canzoni, o sono semplicemente scarsi.
Certo anche i Beatles nel loro decennio d’oro erano ben oltre il 100% delle loro possibilità. La riprova è che il vecchio Paul, a parte Mull of Kintyre, non è che si sia fatto ricordare per grandi acuti o per una produzione musicale di qualità media elevata.
Morale della favola, sono trent’anni che li ascolto e trent’anni che non mi annoio, che nutrono il mio spirito. Sono una luce. Che sembra non diventi mai fioca. Davvero raro di questi tempi dove Dio è morto, Marx è morto e noi abbiamo tutti una brutta influenza…
Scusatemi tutti: “Non solo Beatles!!!” Agosto 1969:a Woodstock ho lasciato il mio giovane ma straziato corpo per rinascere in un’altra terra trasferendo nel mio neonato spirito i ricordi sonori della mia vita fino a quel momento. Sono così cresciuta tra il blues ed il jazz che erano già in me, il rock che mi aveva uccisa, i Velvet Underground & Nico, i Beatles e i Rolling Stones…nutrita, giorno dopo giorno, di musica nuova (Grazie, mamma e papà!). Da neonata mangiavo al ritmo di She loves you e dormivo cullata dalle sensuali note di Let’s get it on di M. Gaye. Il primo 45 giri che ho tenuto in mano credo che sia Something (lato B o B?) / Come togheter (che preferivo ascoltare quando ero arrabbiata). E poi il primo batticuore (a 5 anni) con And I love her…che mi ha seguito puntualmente ad ogni innamoramento…ed Angie dei Rolling Stones che ha alimentano i miei frequenti struggimenti. La mia Femme Fatale (Nico, voce morbida ed anima stanca e satura, ormai) ha iniziato un amore soffocato, straziante, silenzioso, poi strappatomi di dosso dall’araba fenice che è in me (…lui non l’ha mai saputo). Ero un’aliena tra i miei coetanei…sentivo - ancora grazie, mamma e papà! - e sceglievo con attenzione solo suoni in grado di farmi emozionare sin dal primo ascolto, spesso assolutamente differenti e lontani…B.Bachararach, Otis Redding, Percy Sledge, Ultravox (p.es.Hiroshima, mon amour…), Soft Cell, Jesus and Mary Chain (estatica PsicoCandy),Mile Davis, Chet Baker…l’elenco sarebbe lungo…solo in lingua inglese: chissà perchè?
Perdonatemi, come si dice a scuola, sono uscita fuori tema! ecco: ritorno ai Beatles1 sono stati presenti nella mia prima infanzia e nella mia adolescenza, li ascolto ancora oggi con diletto e talvolta con emozione ma non so proprio cosa aggiungere rispetto a quanto è stato già scritto da altri…non vincerò, è certo, alcun premio, ma sono certa, la musica non è solo questa! grazie , comunque, per avermi dato, così casualmente, l’input per ricordare con la musica, alcune fra le prime, forti emozioni della mia vita.
Quando i Beatles cantavano c’era un sole diverso, i poullovers erano corti e gli inverni lunghi e le speranze tante. Quando i Beatles cantavano tacevano gli uccelli , e la goccia del rubinetto si fermava e sentivi dentro il fremito del nuovo. Una nuova luce ti accendeva il petto e mille colori riempivano i bianchi e i neri. e la tua ragazza era la piu’ bella e i tuoi amici diventavano milioni di amici. Torna a battere i tuoi tamburi Ringo! Tornate ragazzi a far battere il cuore dell’universo.
Parlare dei Beatles significa parlare di una tra le più belle cose della mia vita.Ho 61 anni e ricordare i baronetti inglesi è per me motivo di orgoglio.Ascolto ogni giorno,ancora oggi,le loro meravigliose canzoni ed ancora oggi non so quale devo scegliere da ascoltare tanto che le amo tutte.Volete voi,giovani fans,ritagliare per voi un angolo di felicità? Ebbene vi consiglio di partire con The Night before,Day tripper,I’m a loser,I feel fine,Kansas city,Hello goodbye,Girl.Poi passate ad Help,Michelle,Norvegian wood,Yesterday.Quindi comprate tutta la raccolta delle loro canzoni e scegliete,perchè troverete,quelle che più vi parlano al cuore.Beatles,amici miei,dove siete,perche John e George non siete più con noi?Avete lasciato un gran vuoto nell’animo di tutti noi appassionati.Ci restano i vostri filmati e le vostre voci.Grazie di tutta la felicità che mi avete dato.Giovanbattista Madaio-Via Bettino Ricasoli,8- 84091 Battipaglia (Salerno) Italia
Ma vi rendete conto? Sono stato un contemporaneo dei Beatles, ho vissuto nella stessa epoca, ho acquistato i loro dischi il giorno in cui uscivano, li ho visti in diretta in mondovisione, ho seguito passo passo l’evoluzione da Love me do a Let ti be. Ho sentito alla radio la notizia dello scioglimento. Poi ho assistito ai funerali di John e di George, ma anche ai concerti di Paul e di Ringo. Potevo nascere nel Medioevo, o nel Rinascimento, nell’età del bronzo o nel prossimo futuro, e invece mi è capitata la fortuna sfacciata di nascere proprio nel ventesimo secolo, e di essere un giovane degli anni ‘60. Grazie, mamma!
There’s more about music in the Beatles’ attitude towards life, existence, spiritual self-searching: the ones that have been able being taken by the hand and led into a magical world of pure emotions are now looking at life from a different angle completely. The ones that look back in utter gratitude for stumbling upon that music as the most superb accident life has ever brought to the masses, now have chosen to let the most pervasive knowledge of the most intriguing western language existing i.e. English, to flood the deepest recesses of human mind; people’s DNAs will bow face down in absolute gratefulness; myelin drops of pure universal conscience will ooze from unfathomable distances to enliven wretched, life battered souls still searching for place to be.
Volevo gareggiare, più per la maglietta che per altro, ma mi inchino davanti a queste bellissime lettere d’amore. Questo sono stati i Beatles: Amore, tutto quello di cui abbiamo bisogno. Per me sono stati la colonna sonora inconscia dell’infanzia e poi, meravigliosa scoperta, il cammino verso i ricordi di quegli anni. Le mie sorelle e i loro amici adolescenti, le gite sulla neve con i pantaloni elasticizzati, i libri sotto il braccio e le passeggiate verso scuola, insomma è stato come se avessi vissuto due volte l’adolescenza, la loro in pieni sixties e la mia più dura e politicizzata. Rubber Soul cantato alla finestra da un bambino di sei anni, isdereenibadicaintulistentumaistori, e strawberry fields appena uscito e strappato dalle mani di mia sorella per suonarlo sul Lesa portatile sono i due ricordi diretti più nitidi. Però a me me piaceva di più Penny Lane.
Per me parlare dei Beatles significa parlare di una quantità incredibile di dischi, di testi di canzoni scritti a mano e imparati a memoria, di ritagli di riviste italiane e estere, di foto, significa parlare dei miei miti nei quali tentavo di identificarmi.Ero pure convinto di assomigliare a George Harrison. Non mi mancava nulla: i capelli lunghi, gli stivaletti, ho pure cercato di imparare a suonare la chitarra, un disastro. Mi tornano in mente interi pomeriggi passati con i compagni di liceo malati come me a sentire la loro musica, a parlare di loro. Le feste nelle quali avevo i brividi mentre ballavo e ripetevo a memora le parole di “And I love her” (ancora oggi mi da sensazioni incredibili…..) La rabbia che avevo in corpo il giorno in cui vennero a Roma per l’unico concerto al cinema Adriano, biglietti introvabili, quasi solo inviti. Andai a piazza Cavour davanti al cinema alle 10 di mattina solo con la speranza di poterli vedere e ricordo anche la corsa sfrenata alle 9 di sera quando capimmo che sarebbero entrati dal retro del teatro in via Cicerone.
Insomma, impossibile sottrarsi a quella passione nata quasi per caso e cresciuta a dismisura
Non è comunque passata, anche se me la posso vivere ogni tanto e da solo. Ad esempio nelle mie odierne pause di pranzo entro di proposito nelle messaggerie musicali di via del corso, prendo un loro cd (tanto ci saranno sempre) e mi metto le cuffie. A casa mia ormai puoi trovare solo Fabri Fibra, 50 cent, rappers e simili.
Nella storia di ognuno di noi c’è una canzone dei Beatles che ci accompagna come una colonna sonora. Le loro canzoni sono semplicemente uniche. Ma la cosa che più di tutte mi ha sempre affascinato di questi 4 ragazzi è la loro di storia. Quando nel 1960 suonavano al Cavern, lo facevano per amore verso la musica, per dare sfogo alle loro passioni e anche per mettere da parte qualcosina di soldi, perchè no. Quando entrarono per la prima volta negli studi di George Martin non immaginavano che non avrebbero cambiato solo la loro di vita bensì quella di intere generazioni. Ci sono date che segnano la storia della musica in modo indelebile, beh le date dei Beatles non segnano solo la storia della musica, i Beatles non solo solo musica, sono coscienza,sono speranza di cambiare la cose che non ci piacciono. Di belle canzoni ne sono state scritte tante e se ne scriveranno ancora tante, purtroppo per quelli come me, per quella generazione del MP3, di Napster e Emule resterà sempre il dolce rimpianto di essere nati troppo tardi per respirare le atmosfere di quegli anni ma con la consapevolezza di vivere in un mondo in cui questi 4 ragazzi hanno dato la possibilità di vederci tutti uniti per un’unica grande passione.Love
“Avevo appeso alle pareti una ventina di foto di Paul: ogni volta che i nonni mi permettevano di portare a casa un fidanzato le giravo in modo che lui non fosse geloso”. “Giusto, un po’ come i ragazzi lo sono adesso di un Ewan McGregor che ammicca dall’armadio”….. “No, in modo che PAUL non fosse geloso!” Mia madre mi ha trasmesso la passione fisica per i Beatles: aprivo di nascosto il libro dei loro testi perchè c’era un’illustrazione di una donna nuda accanto alle liriche di “Lady Madonna”, saltavo e mi facevo male ogni volta che sul piatto girava il riff di “I’m looking through you”, provavo desiderio immaginando di essere Lucy che chissà come doveva divertirsi, lassù nel cielo mandarino…. Volevo essere io a eccitare John in un giorno della sua vita. Attraverso uno specchio di cipolla, correndo e gridando “go go go joob!” ho scoperto la mia sessualità: i Beatles sono stati la mia rivoluzione, la mia decisione di scoprire ogni sentimento, ogni nervo, ogni nota. Ogni fotografia.
Ero adolescente ed ascoltai per la prima volta” I want to hold your hand “. Da lì la mia vita é cambiata. Creata una band con i compagni di scuola, ero il batterista e , a detta di chi ci ascoltava, eravamo bravi! Le cover dei Beatles sono state il nostro pane. Ma non solo!! Sono state anche il latte per mio figlio che, oggi musicista ed ottimo basso, è andato a suonare ed a vivere a Londra. Il figlio ha realizzato il sogno del padre: Merito o Colpa dei Fab Four.
B = BIG E = EMOTIONS A = AND T = TRUE L = LOVE E = ETERNAL S = SINGERS in una parola : BEATLES ciao a tutta la banda dei cuori solitari Mauro da Arezzo
Le canzoni dei Beatles sono state la fuga dalla mia realtà spazio-temporale dell’adoloscenza: un ‘altrove’ totale, addirittura un’altra epoca, completamente. Ancora oggi, immersa senza via di scampo nella mia quotidianità reale della vita adulta, se sento per caso un paio qualunque dei loro accordi sono di nuovo in uno ’strawberry field’!
Estate 1967. Un cortile, dove noi ragazzetti passavamo le mattinate: qualcuno giocava a pallone, qualcuno suonava la chitarra, qualcuno giocava a palline, qualcuno guardava.
All’ improvviso da una finestra aperta sbuca un raggio laser di note: è il riff iniziale di Paperback writer!Sento dentro di me come una scossa elettrica!
Da allora non mi è mai passata e ogni volta che ascolto, canto e suono la musica dei Beatles, la scossa sta sempre lì, e mi aiuta a vivere!
I piu’ fantastici insegnanti di Inglese che si possa immaginare…. non hanno mai chiesto “dove fosse il libro” per sentirsi rispondere “sul tavolo…” si’ certo… insegnanti e non solo di inglese… ma anche di emozioni… di vita… di sensazioni… di riflessioni… se oggi a 50 anni mi ritrovo con altri tre “sfegatati” a suonare in una cover band chiedendomi ancora come facessero ad arrivare a certi mix vocali… lo devo proprio a loro; ho due figli di 18 e 15 anni che sono cresciuti ascoltando le loro canzoni (oggi hanno giustamente preso strade diverse come natura comanda…) il grande quando aveva tre anni conosceva a memoria la videocassetta di Get Back di Paul… Mi associo completamente con chi sostiene che non è esatto chiedere “chi erano” i Beatles… ma chi sono…. visto che in barba al destino che ci ha portato via John e George… i Fab Four non potranno mai morire ne’ tantomento sparire….
P.s.: finche’ ci sara’ gente in grado di provare e scrivere quello che ha scritto Cecilia (30 gen 2008 22:45) vorra’ dire che qualche speranza di una vita migliore ancora c’e'… un abbraccio forte a tutti voi… Beatles forever!!!
Era il 1974, avevo 11 anni ,e ricordo che i negozi di Dischi della mia città , Mestre, avevano esposto nelle vetrine Walles and bridges ( ultima fatica , allora di un certo John Lennon), un disco molto colorato , la copertina si presentava quasi come un fumetto. Questo fu il mio primo contatto visivo con i fab Four , almeno con uno dei suoi componenti, e con l’ascolto del vinile ( che ritengo a tutt’oggi uno dei dischi migliori di John solista dopo Imagine) è iniziata la ricerca alla scoperta di questi grandi personaggi della musica moderna in ternazionale ( e non della “canzonetta” come ancor oggi alcuni critici osano collocarli) e continua ancora oggi a distanza di 34 anni. Un’ amore senza fine .
Raccontare i Beatles in poche righe non è semplice. Credo di aver avuto circa 5 anni quando andavo cantando “Drive my car” (grazie ai miei fratelli più grandi), logicamente le parole da me usate erano altre, tipo “Manio maccò” o robba simile. Insomma diciamo che da quel momento hanno fatto parte della mia vita e tutt’ora sono attivamente parte della mia vita. Oltre ad ascoltarli e farli apprezzare a mia figlia (ironia della sorte lei ha 5 anni e adora “Doctor Robert”, spirito ribelle il suo), li eseguo spesso dal vivo. Le loro capacità le ho apprezzatte col passare del tempo, perchè credo che ad ogni ascolto dei Beatles ci si trovi qualcosa di nuovo. La prima cosa che mi ha attratto dei Beatles erano le loro melodie, logico. Cosi semplici e meravigliose all’inizio quanto più sofisticate e sempre meravigliose verso la fine. Dopo vari ascolti, nel corso degli anni, ho incominciato ad apprezzare le loro capacità canore (estensioni, cambi di timbriche vocali, cori e quant’altro). Dopo sono arrivati gli apprezzamenti per le loro esecuzioni a livello strumentale (teniamo conto che ognuno di loro suonava più di uno strumento) e gli arrangiamenti (Grazie anche a Sir George Martin). In fine le tecniche di registrazione. Innovative se si pensa alle loro possibilità tecnologiche, magari all’avanguardia per l’epoca ma pur sempre scarsine se comparate a quelle di oggi. Insomma una crescita costante per loro ed una crescita costante per me, ecco perchè continuo ad ascoltarli ed a farli ascoltare. Nel corso della mia vita la colonna sonora è stata e sarà sempre quella dei Beatles.
Era il 1964, stavo andando a lavorare in albergo. facendo colazione sentivo una musica che m’intrigava e mi metteva una carica piacevolmente trasghessiva (secosì si può dire, a quei tempi,…). Era “Please,please me”………. L’annunciatrice avvisava che probabilmente, quel gruppo chiamato “scarafaggi” “BEATLES” avrebbe fatto sognare molti fans, sull’onda di quanto stava già succedendo nel Regno Unito. Anno 1965. New York stavo camminando dal Pier 84, 42nd street fino a Broadway, Times Square. Entro in un negozio di dischi, sento di nuovo “Please,please me”, ed esco con il mio primo long plaiyng. Titolo “THE EARLY BEATLES”. Listen, do you want to know a secret? do you promise not to tell….. Era stata una sensazione piacevole ed euforica. Non vedevo l’ora di arrivare a bordo della nave crociera dove lavoravo. Avevo 16 anni. Non mancava il giradischi in cabina. C’era un simpatico collega ligure che disse “oh belin fijee” ascoltiamolo subito. Da li in poi , grazie ai “BEATLES” la mia conoscenza della lingua inglese ha subito un netto miglioramento,considerando il mio interesse nel tradurre i testi di tutte le canzoni . Be, forse non tutte, ma quasi. E, con le americane giovani, di quei tempi, andavano forte i “BEATLES”. Per quanto riguarda il mio amico ligure, lo ringrazio per avermi fatto scoprire ed apprezzare il grande Fabrizio De Andrè. Ed, essendo lui un raffinato di belle musiche, il fatto che gli piacessero i Beatles, mi diede una bella soddisfazione. Di quei tempi ho alcuni bei ricordi, ed alcuni tristi, ma sempre assolutamente vissuti intensamente. There are places I remember……………. Thanks “FAB FOUR” YOUR’S Walter Chiurlotto-Trieste
Estate 1990, avevo 6 anni, al Franchi le partite dei mondiali, mia mamma incinta di mio fratello che per tenermi buono mi dà i suoi 45 giri, così almeno evitavo di fare casino. Peccato che il primo disco che misi andò a tutto volume per tutto il pomeriggio e non c’era verso di fermarmi…Scoprire Twist and Shout a 6 anni ti segna per tutta la vita…
La passione per i Beatles per me, nata nel 1980, è sorta ai tempi del liceo (epoca in cui le mie coetanee ascoltavano Take That, Back Street Boys…) Vedendo i filmati in bianco e nero di migliaia di giovani in visibilio davanti ai quattro giovanotti di Liverpool, ascoltando i racconti di una generazione divisa tra Beatles e Rolling Stone, Paul Vs. John, la curiosità è cresciuta: cosa avranno avuto di tanto speciale? Ho inziato a chiedere informazioni ai miei genitori ed a documentarmi, ma la risposta è arrivata da sola non appena ho potuto ascoltare la loro musica…Solo per citarne alcune: la Spensieratezza di Love me do, la Malinconia che infonde Eleanor Rigby, il disagio di Help, il Mondo fantastico di Yellow Submarine, il Ritmo di Revolution… Grazie!
Rivoluzionare non solo l’entertainment, ma l’intera società degli anni ‘60 dal proprio interno, questo hanno fatto i 4 scarafaggi di liverpool, trascindando dietro a sè un immaginario che la collettività aveva urgenza di sovvertire. E, oltre a tutto ciò, rimane una freschezza compositiva il cui smalto non riesce ad essere intaccato nemmeno da 40 e passa anni di storia
Alla fine degli anni ‘60, in una casa sull’appennino ascoltai per la prima volta “Back in the USSR”, da un mangianastri. Sono cresciuto in cortile, non sapevo chi erano e, forse, non lo so ancora nulla. Ma allora scattò un ritmo, cominciò la Musica e ancora… suono la batteria.
Qual’é il più bel disco dei Beatles? Qualcuno dirà: tutto è iniziato con “Rubber Soul”. Altri sosterranno: l’apice è sicuramente “Revolver” con i suoi “tape loops”. Beh, no, gridano altri! La psichedelia raggiunge il suo massimo con “Sgt Pepper’s”. E che dire del “White Album”, opera immensa di brani tutti distinti fra loro? Arrivarono, quindi, le “infamous Get Back sessions” che avrebbero potuto portare al disco più bello in assoluto della Musica, con la sua miscela di nuovi capolavori, brani inediti delle origini dei fab Four e classici del R’n'R anni ‘50, ma così non fu. Poi venne la fine, straordinaria, il canto del cigno di “Abbey Road”. Qual’é il più bel disco dei Beatles? Io Non lo so, ma so sicuramente che ognuno di Loro, di noi, direbbe “I can’t tell you, but I know it’s mine”. Grazie di tutto, ragazzi.
Quando la musica passò dal bianco e nero al colore.
Revolver apri un squarcio, finita la band dei 4 ragazzini che correvano tra un aeroporto all’altro, tra un sciame di ragazzine urlanti e un altro. Di colpo si manifestò la psicadelica espressione della musica dei Beatels. La sperimentazione, la visione. Mai un momento di crisi musicale, anche quando tra di loro era svanita la magica sintonia che che li legava. Cosa resta? Scavalcata la loro musica c’è il terreno desolato della musica che non c’è, degli album non pubblicati, delle hit non scalate…tutta quella musica che ognuno di noi si è chiesto: ” cosa avrebbero creato se non si fossero separati?” Ci mancano i Beatles dopo i Beatles…e più li ascolto e più mi mancano…ma non posso farne a meno.
credo sia uno dei primi ricordi della mia vita (classe 1966) un 45 giri con una mela verde spaccata in due e una canzone che (spero) mi ricorderò per sempre…; “come together”
a proposito di ringo; c’è qualcuno che si ricorda di “magic christian”?
Erano gli unici che riuscivano a vedere le fragole nei campi, gli unici che trovavano i diamanti nel cielo e gli unici che potevano attraversare una strada con un amico scalzo.
Avevo quattordici anni. La radio trasmetteva sempre musica rock: erano i tempi dei Duran Duran, di Boy George, dei Simply Red. In un pomeriggio di primavera mi trastullavo, passando da una stazione radio all’altra. Girando la manopola della radio mi fermai al suono di una canzone; era una melodia che mi attraeva, originale e familiare al tempo stesso. A quella bellissima canzone ne seguirono altre tre, ugualmente stupende. Solo alla fine venni a conoscerne i titoli: la prima era TILL THERE WAS YOU, le altre tre ALL MY LOVING, AND I LOVE HER, IF I FELL; il nome del gruppo che le cantava era “THE BEATLES”! Chi erano i Beatles? All’epoca non lo sapevo, ma era come se la loro musica l’avessi conosciuta da sempre. Da allora le loro canzoni hanno rappresentato la colonna sonora della mia vita. Nella musica dei Beatles ho trovato tutto: semplicità e ricercatezza, melodia e poesia. Mi sono innamorato sulle note di MICHELLE e di GIRL, ho sognato ascoltando STRAWBERRY FIELDS FOREVER, ho pianto sentendo YESTERDAY. La musica dei Beatles è solare, i testi delle loro canzoni sono intrisi di surrealismo positivo. Ancora oggi la musica dei Beatles mi accompagna nei momenti più belli, ed è un balsamo refrigerante nei periodi di malinconia. La vita mi appare più bella quando ricordo i versi di quella canzone “….in the end, the love you take is equal to the love you make”!
I beatles sono e saranno il miglior gruppo di tutti i tempi. Loro hanno influito nella moda e anche sul modo di vivere.
C`e di più però veramente non lo posso spieggare in Italiano, sicuramente in spagnolo.
i grandi sono quattro : due gruppi e due cantautori : I Beatles e gli Stones . Bob Dylan e Jimi Hendrix . Sopra c’è sua maestà Elvis. Ve lo giuro, ve lo giuro sui Beatles
…spensieratezza e riflessione, malinconia e speranza, amore e passione, pace e irrequietudine, allegria e nostalgia, la mia vita…
cosa voleva dire i beatles???a 13 anni nel 63 ,scambiare una pistola luger tedesca trovata in una tincea delle vosges (francia)ove rissiedevo allora,con un 45 giri co 4 canzoni.i want to hold your hand,it wont be long,love me do,la 4 nonme la ricordo,per potere dire di avere i disco dei beatles,appena andati al’olimpia di parigi,pure non avendo un straccio di giradisco,e non avendo la possibilità assoluta di acquistarlo ,ma andare a scuola e fare vedere ai amici che avevi un disco dei beatles era un grande orgoglio.Tornato ad abitare in italia,mi ricordo l’emozione e lo stupore quando usci l’opera piu bella e complessa che fu il “Sergent pepper”che inizialmente mi lasciò un po perplesso poi riuscii a recepire tutto la novità che diedero alla musica contemporanea.nel 1971 mi presentai alla caserma dell’ Aquila con un mangia nastri sanyo con 1 unico nastro ,image di J lennon.Noi oramai 57enni abb…la nostra gioventu l’abbiamo passata sulle note dei beatles.Questi sono momenti che mi ricordo di piu ma se scavassi nella mia memoria ne avrei certamente degli altri(quante scope di salgine gratate a mo di chitarra electrica……….)Colmo della sfiga il giorno 19 febbraio saro a liverpool,ma probabilmente non riusciro ad andare a partita vedere la partita all’anfield road,pure avendo il biglietto aereo gia pagato non sono riuscito tuttora a trovare 1 ticket per lo stadio(aiutatemi!)vorra dire che andro a suicidarmi mentalmente in 1 pud dalle parte di penny lane per vederela in tv, “a day in the life”.anche questo mi doveva capitare.By ferdy castrocaro terme (fc)
Nonostante i miei 40 anni mi facciano giovane per essere una fan dei Beatles eppure sono stati e sono persone importanti nella mia esistenza. Ad esempio ho iniziato a studiare Inglese per capire i loro testi e musica per suonare le loro canzoni. Non penso sia un caso se, guarda un po’, mi sono sposata un Inglese. Un Beatlefan come me, of course. In terza media per comprare un libro su John sono fuggita dal bus della gita a Verona, ho bloccato tutta la scuola e rischiato la sospensione. A 15 anni, viaggio premio coi nonni in Jugoslavia organizzato dal dopolavoro ferrovieri, sempre per comprare dei 45 dei Beatles introvabili in Italia, ho bloccato tutta la comitiva. Adesso tocca a mio figlio. Per ora ha 28 mesi, ma già appreza la buona musica e sono sicura che ne farò un musicofilo degna parte della prossima generazione di Beatlefan.
I Beatles sono una canzone che non smetterà mai di suonare…
Mattina. La sveglia mi urla di alzarmi. Emergere dal tepore rassicurante del letto non è una sensazione propriamente esaltante. La casa è ancora silenziosa. Le ragazze con cui divido l’appartamento dormono: non hanno lezione, spese da fare, libri da leggere. Nè tantomeno musica da ascoltare. Giacca, borsa ed il compagno della mia solitudine: il Creative. Ma è ancora solitudine quando hai la tua musica nelle orecchie e nella testa? Chiudo la porta di casa e chiamo l’ascensore. Poi cambio idea. Scendo a piedi: Helter skelter mi scioglie le ginocchia che fino a quel momento sembravano come di gomma, molleggiate in un limbo di stanchezza e ignavia. Nelle strade piene di traffico di una città del Sud, le automobili, le vecchie signore che si affrettano per non perdere l’autobus, i vigili che multano le auto in doppia fila (evento più unico che raro in effetti) sembrano un musical stupendo. Nessun clacson. Nessun fischio. Nessun vocio. Non è che siano diventati un tumulto lontano. Sono proprio scomparsi. Sono scomparsi sotto un cielo di diamanti. A volte sembra che tutto proceda come in moviola, altre, con lo scorrimento rapido. Così cammino per le strade, vedendo la realtà come una scena di Yellow Submarine e mi godo la mia musica. I miei Beatles. Poi camminando, arrivo vicino al mare di questa grande/piccola città e penso al mare del paesino dove sono cresciuta (di cui non sento molto la mancanza, a parte mia madre, Lovely Rita), a quando io e la mia amica C. abbiamo fatto filone, come si dice in quel del mio paesello, a scuola e abbiamo finito tutto il liquore per i dolci di sua madre. E a mezzogiorno, in salotto, sotto il ventilatore acceso, in jeans e reggiseno, cantavamo a squarciagola Back in USSR e A hard day’s night. Io e la mia amica, figlie di una generazione che non ha visto il Sessantotto e neppure il Settantasette. Figlie di quegli anni Ottanta lontani dal fulgore dei Beatles. Eppure anche noi ventenni li amiamo, li ascoltiamo, li critichiamo, li accantoniamo per un po’ e poi li andiamo a ripescare. Ci facciamo accompagnare da loro nel traffico per non sentire più neppure il pesante pastrano dello smog. Prendiamo di nascosto i vecchi lp di zii e genitori (che spesso ci dicono “Ma come fate ad ascoltare ancora quella roba?”) per ascoltare e cantare e cantare e cantare. Credo che per molti di noi sia come guardare una foto in bianco e nero, sbiadita, con i dettagli poco definiti, così poco nitida da dover immaginare i contorni delle cose. Immagini di altri tempi e poi un solo lontanissimo punto giallo. Immagino sappiate…
I Beatles erano veramente giovani, perciò suonavano, e soprattutto si ascoltavano, di pomeriggio. Non come il jazz, musica adulta e notturna per eccellenza, e neanche come il rock, che ci si fa mattina in posti lontani. Per molti bambini degli anni sessanta pomeriggio voleva dire merenda, compiti, amichetti. Io a otto anni frequentavo ogni tanto una ragazzina di undici, figlia di certi parenti lontani. Un pomeriggio, dopo il pane e marmellata, lei – Antonella – tirò fuori un quaderno doveva aveva incollato le foto dei Beatles. Il suo sorriso mi parve cambiato, più serio e più allegro al tempo stesso. Io le chiesi: “Ma ti piacciono tanto? Mamma canta sempre Michelle ma belle, una pizza, meglio Caterina Caselli, no?” Non ricordo cosa mi abbia risposto Antonella; il modo in cui mi ha guardato, credo di averlo rimosso. Il fatto è che a me, a otto anni, piaceva Gorni Kramer. Mio figlio, alla stessa età, vuole suonare invece proprio come Ringo.
L’unica cosa che chiederò al giudice, nel caso di un altamente improbabile divorzio da mia moglie, sarà di non dover spartire con lei (ma comunque siamo già d’accordo…) la raccolta degli LP dei Beatles . Acquistati tutti insieme (17, per la cronaca) in seconda liceo da un amico a corto di soldi che ogni tanto ancora me li richiede. Da 35 anni gli sorrido e cambio discorso. Ovviamente.
nel ‘68 avevo 21 anni. Prendevo appena coscienza che tutto era in trasformazione veloce, ma quando ascoltai i fab four allora capii che eravamo noi ragazzi in trasformazione veloce. Il mondo era ormai troppo lento e da allora mi hanno accompagnato in ogni mio gesto; erano noi stessi ed erano come noi avremmo voluto essere, capaci di dire e di mettere in musica vere sensazioni mentali ed emozionali. Chi ne è stato contagiato non potrà cambiare.
Non è corretto chiedersi chi erano i Beatles ma bisogna chiedersi chi sono i Beatles. Si perchè la loro musica non muore ma vive e rinasce giorno dopo giorno nelle canzoni che attualmente ascoltiamo; il loro stile, il loro look lo rivediamo nei ragazzi della futura generazione. Non sono la base ma la punta di una piramide perchè tutto può essere ricollegato a loro. ERANO, SONO e SARANNO per sempre THE BEATLES .
Oggi sono 39 anni esatti dall’ultimo “concerto” dei Beatles. Il tetto della loro Apple, al 3 di Savile Row a Londra, li lanciava definitivamente, nonostante la crisi e i dissapori, nella leggenda. Sentii parlare per la prima volta dei Beatles quando facevo le scuole medie. Una ragazza che veniva da Roma li conosceva ed era pazza di loro. Ma per noi ragazzini erano solo dei capelloni. Poi, dopo tanto tempo, arrivò il White Album. Corremmo a comprarlo ma non è che ci piacque molto. “Questi sono i favolosi Beatles?” Uscì Abbey Road, era la fine del ‘69, avevo 14 anni soltanto ma il virus mi prese e mi entro dentro come un’uragano. Oggi, a quasi 53 anni, non c’è giorno che non senta qualcosa ma soprattutto che non legga qualcosa di loro. Ho comprato tutti i libri possibili, in Italia, Gran Bretagna, Stati Uniti. Conoscere i Beatles non è conoscere solo le loro canzoni ma come sono nate, come sono state registrate, suonate, modificate, abbandonate, riprese. Solo così si può capire quanto grande è stata la loro rivoluzione, la loro innovazione. Non si usavano le cuffie per le sovraincisioni: loro lo hanno fatto. E dietro di loro una grande squadra di tecnici: George Martin, produttore,mentore,stimolatore, inventore di tanti dei suoni che ascoltiamo; Norman Smith, Geoff Emerick, Ken Scott, Phil McDonald, coloro che passavano notti insonni a registrare, microfonare, inventare nuove tecniche insieme a Ken Townsend, il tecnico che inventò per loro l’ADT, Artificial Double Tracking. Il tutto con i mezzi dell’epoca, mixer valolari a 4 canali e registratori a due, quattro e solo per Abbey Road mixer a transistor e registratore a 8 tracce, mentre gli altri studi erano sempre più avanti del pur famoso EMI Abbey Road Studio. E i musicisti, da Eric Clapton a Billy Preston. Un mondo nuovo all’epoca, irripetibile per sempre. Oggi, 30 Gennaio 2007, anniversario del roof-concert, la triade delle chitarre usate sul tetto si è finalmente completata. Che cosa sono i Beatles? GIOIA! la gioia di vedere i miei figli di 23 e 25 anni conoscere tutto, la gioia di vedere i miei 4 protetti da 19 a 24 anni mettere su una band che sta girando l’Italia. La Gioia di aver aperto a 50 anni, con amici tutti impegnati in altre professioni, un locale privato dove ogni sabato sera si suona dal vivo. Beatles innanzitutto. www.rosa-rosa.it/la grotta www.abbey-road.org
Chi erano i Beatles? Quattro ragazzi che hanno cambiato il mondo
Per Cecilia (22:45), le tue parole mi hanno strappato l’anima e l’hanno fatta volare, in the sky with diamonds. Grazie, ascoltando let it be
Avevo 13 anni e frequentavo le medie.Era la primavera del 1970.Qualche giorno prima Paul McCartney diede una conferenza stampa dichiarando che i Beatles non esistevano più.Quella mattina a scuola ,un episodio scioccante: Durante l’ultima ora i miei compagni più “cresciuti”,i ripetenti insomma ,ma anche i più influenti e rispettati ,si alzano di scatto e abbandonano l’aula dopo aver scritto sulla lavagna a caratteri cubitali “PIANGETE..I BEATLES SONO MORTI.” Incredulità e ilarità di tutti. Quel giorno i Beatles sono nati per me e ancora VIVONO. Let it be.
Mi ricordo quando mi hai raccontato dei primi dischi di vinile, di come dovevi andare a sentirli a casa di un amico perché non avevi soldi per permetterti il giradischi. Immagini sfuocate e magiche di giovani ragazzi coi capelli lunghi e gli occhiali di tartaruga. Le conosco perché ora sono fotografie in bianco e nero, chiuse in una scatola di metallo sopra una mensola della libreria. La apro poche volte. Altre cose invece non me le hai mai raccontate, forse pensavi che ci sarebbe stato il tempo. Ora mi piacerebbe saperle. Non te le posso chiedere, e le immagino, sullo sfondo di una Bologna che un po’ conosco e un po’ no. Avevi anche tu certe piccole maniacali ossessioni per come suonava una frase, o per quel particolare rumore di sottofondo? Sapevi esattamente quando sarebbero arrivati sulle note, e solo allora trattenevi il respiro e ascoltavi con più attenzione?
Quella volta che ho comprato i Beatles non è stato per me, è stato per te. Era Natale. Non c’erano più i vinili, e uno stereo ce lo potevamo permettere eccome. Non l’ho capito subito quante cose si portasse addosso quello che per me era un cd nuovo di zecca. Quanta memoria forse sepolta, quanti ricordi di cui so di non poter dire altro, perché erano solo tuoi e non miei. Poi però, l’ho ascoltato quel cd. E i Beatles sono diventati memoria anche per me. Le parole di “Within you, without you” trascritte sul mio astuccio, a pennarello nero. Cartoline. I pomeriggi passati a spulciare un tuo vecchio libro di testi e figure surreali, cantandoli da sola in corridoio. Le lettere di legno sul mio armadio, quel verso di “Imagine” che ogni tanto se ne scolla un pezzo, ma continua a leggersi lo stesso. Corse in macchina a cantare a squarciagola con una cassetta consumata dal sole, che è ancora da qualche parte, e che cantavi anche tu, ma mai così forte. Ringo che canta “With a little help of my friends”, che John l’aveva scritta per lui, anche se tutti credono che l’abbia scritta Paul. E ritrovarsi a sussurrare il ritornello di “Lucy in the sky with diamonds” davanti alla teca della piccola ominide più famosa della terra. Piccole inconfessabili nevrosi per la voce di Paul in “When I’m sixty-four”, per quello che sembra un clarinetto, per un suono metallico di campanella scolastica. E trascinare qualcuno in un parco fuori mano dell’Havana, solo perché seduta su una panchina, lì, c’è una statua di John. Viaggi di treno, autostrade lente di pullman, con due cuffiette, in solitudine, a guardare fuori, o con una cuffietta sola, in condivisione.
Quel cd mi era piaciuto così tanto che sei stato costretto a fartene una copia da portare al lavoro. Lo so perché adesso quella copia ce l’ho io. La copertina non è rossa, non ha l’Uno giallo stampato, è bianca a righe, con sopra la tua calligrafia liquida e pulita. C’è la B non chiusa e la L che è come un’onda. Era nello scatolone che ci hanno mandato, insieme a un sacco di altre cose. Sono ancora tutte lì, chiuse nell’armadio all’ingresso. I Beatles sono questo. Sono avere due copie uguali dello stesso cd, che tengono ognuna dentro di sé una memoria diversa. Sono i ricordi che si intrecciano tra le due, nel momento in cui la memoria viene riscritta e arricchita, nel momento in cui scopri che tuo padre può raccontarti qualcosa di unico a proposito di un tempo andato e magico che hai solo intravisto e assaporato attraverso una canzone; nel momento in cui sorridi al pensiero che tua figlia ti costringe ad ascoltare giorno e notte la musica della tua giovinezza, traducendoti verso per verso i testi. Per questo le tengo entrambe, le copie. Non ci sono solo i Beatles dentro. Ci sei tu, e ci sono io.
Mi chiamo Maurizio, sono chitarrista e cantante, autore-compositore, fotografo e grafico. Era il 1963, avevo quasi dieci anni quando conobbi i Beatles e la loro musica. Avevo già da tempo, cioé da quando avevo circa quattro anni, iniziato il mio cammino attraverso le emozioni musicali. A quel tempo passavo le mie giornate di bambino « suonando la batteria » con le famose pentole, casseruole e coperchi assemblati per l’occasione ed ascoltando i pochi dischi a 78 giri che avevamo in casa come « Rock around the clock » di Bill Haley, « Moonlight serenade e In the mood » di Glenn Miller, « la Comparsita » ed i primi 45 giri di musica americana, che mio padre riusciva a recuperare non so dove, di Connie Francis, Frankie Lane, Xavier Cugat e Abby Lane, ma anche « La sveglietta » di Domenico Modugno, che per qualche motivo mi piaceva e mi divertiva particolarmente. Come naturale proseguimento della mia passione a cinque anni iniziai a studiare pianoforte, non tanto perché avessi scelto personalmente di studiare musica classica, ma perché a quel tempo non c’erano altre alternative. Quindi il mio ascolto musicale si ripartiva tra la musica americana, che preferivo, quella italiana, di Domenico Modugno, Luciano Taioli, Sergio Bruni, Claudio Villa per citarne qualcuno, che a parte pochissime cose non mi coinvolgeva e quella classica che studiavo al piano, ma che mi andava stretta e che quindi studiavo poco.
I Beatles : un atto di magia
I Beatles e la loro musica entrano a far parte della mia vita in un attimo, come un fulmine, una sera di novembre del 1963. Non mi ricordo che ora fosse, ma mi ricordo esattamente l’attimo, il primo, quando le note di « Please please me » irruppero nel mio cuore, nel mio corpo, nella mia anima disintegrandomi e ricomponendomi subito dopo verso un’ altra meta. Una nuova direzione. Ero con mio fratello Renato, più grande di me di nove anni. Eravamo in sala, stavamo aspettando i nostri genitori che dovevano tornare dal lavoro, mentre mia nonna intanto preparava la cena come sempre. C’era la televisione accesa e mio fratello la stava guardando. Io stavo giocando senza curarmi di quello che passava in quel mentre alla televisione. Ad un certo momento, per qualche motivo, le mie orecchie si sintonizzano sul mondo esteriore, come quando ci si risveglia, ed incomincio a sentire un insieme di suoni che provvengono dalla televisione e automaticamente mi avvicino ed incomincio a guardare. Le note di « Please please me » come in un puzzle che si ricompone a tuttà velocità, mescolate alle immagini di giovani - ragazzi e ragazze - che urlano, che piangono, che svengono, che hanno sul viso smorfie di emozione intensa, a quelle di quattro individui coi capelli lunghi che cantano, suonano e si agitano ed al commento fuoricampo del documentario, mi tengono incollato allo schermo, calamitato dalla nuova musica, dai suoni nuovi, dalle voci che si mescolano e cantano in un modo nuovo e che sento per la prima volta. Era la trasmissione Tv7 che non dimentichero’ mai. Ricordo ancora mio fratello dirmi, senza distogliere lo sguardo dal televisore: « guarda… questi diventeranno famosi ». Le voci, i suoni, l’atmosfera di « Please please me » mi appartenevano. Mi calzavano esattamente sulla pelle come un guanto, mi avvolgevano in un velo di magia, mi facevano assaporare un gusto nuovo, un colore nuovo, un sapore di fresco, un aroma invisibile. In quei pochi istanti che é durato il servizio di Tv7 ho adorato istantaneamente i Beatles, la loro musica e tutto quello che portavano con loro come cambiamento non solo musicale, ma anche culturale. And this was just the beginning. Eh si, in effetti é ancora grazie ai Beatles che ho iniziato a studiare inglese. Nel 1967 esce il loro, per quel che é la mia opinione, capolavoro (nel senso di apice della ricerca, conseguente a Revolver): Sgt.Pepper’s lonely heart club band. Avevo quattordici anni e stavo iniziando ad imparare i primi accordi sulla chitarra. Oltre a tutte le novità sonore e concettuali che Sgt Pepper ci portava, c’era anche la novità visiva con la meravigliosa doppia copertina sulla quale i Beatles apparivano vestiti con delle divise incredibilmente colorate e fuori da tutti gli schemi, ma soprattutto, cosa mai fatta prima, i testi delle canzoni erano stati stampati sul retro della copertina stessa. La curiosità di sapere cosa volesse dire il testo di « A day in the life » mi spinse a comprare un dizionario di inglese e a cercare di tradurre come potevo le singole parole, per poi, speravo, riuscire a coglierne il significato globale. Non ho fatto altro che amarli da sempre ed amare la loro musica perfetta che mi riempie, ancora oggi, di stimoli e di energia ogni volta che l’ascolto. La loro musica é un atto di magia : un insieme di personalità differenti, di coincidenze, di tempi giusti che hanno saputo dare vita ad un festival della bellezza e della perfezione, a melodie appartenute a tutti e a nessuno, già ascoltate, dejà vu, iscritte da sempre e per sempre nella memoria collettiva. Sono scrigni preziosi pieni di gioielli che ci hanno regalato e che hanno lasciato anche alle generazioni future come simbolo d’integrità e creatività. Cretività : perché la loro evoluzione musicale é stata stupefacente. La loro capacità di cavalcare la ricerca cambiando direzione continuamente é degna dei più nobili guerrieri. Integrità : perché la loro coerenza o forse il loro istintivo buon senso, cuore, saggezza innata o data dalla musica stessa nel trasmettere messaggi universali attraverso i loro suoni e i loro testi, é sempre stata impeccabile. Impeccabile fino all’ultimo dei messaggi, che chiude Abbey Road, il loro ultimo disco ufficiale, poco prima del “finalino” Her Majesty, che dice : « and in the end, the love you take is equal to the love you make » ed alla fine l’amore che ricevi é equivalente all’amore che dai. In primis, quindi, grazie di tutto cuore a Brian Epstein la cui sensibilità li ha stanati in una moltitudine di possibilità esistenti. A George Martin, quinto Beatles, per le sue idée e arrangiamenti sublimi ed a Geoff Emerick, grande ingegnere del suono che é riuscito con il niente che aveva allora ad immortalare su nastro in maniera eccelsa le loro canzoni. Un grazie infinito di tutto cuore a John, Paul, George e Ringo per tutto quello che siete stati e siete ancora ed anche per la sensazione di perfezione e di grazia che avete saputo offrire al mondo, a me e alla mia anima con la vostra musica.
purtroppo non tutto si può spiegare a parole…e in questo “non tutto” non si può escludere la musica. Solo l’espressione più profonda del nostro essere…e ogni volta che all’udito si accostano queste note, non mancano le emozioni che travolgono e stravolgono.
Salve, sono il direttore del cinema farnese di roma, qualora fosse interessati Vi informo che saremmo disponibili a promuovere la Vostra iniziativa contribuendo ad omaggiare numero 50 biglietti omaggio per uno degli appuntamenti dedicato ai Beatles che si terrà tutti i giovedì sera dalle 22.30 con proiezione del film “Across the Universe” e mostra di oltre 60 cover originali dei Fab Four. Promozione valida tutto il mese di febbraio. Questi i miei recapiti: Tel.fax.06.68.64.395 - cell. 334.33.77.541
Sono stata al cinema: ho visto”Across the univers” mi sono emozionata quando ho sentito “Strawberry fields ” al punto che ho baciato il mio accompagatore più volte…. Ueeeeh da quella volta lì non mi ha più invitato! Brutti scherzi fanno ancora le canzoni dei Beatles!!!!
Sono nata troppo tarddi per conoscere direttamente i Beatles,mafanno parte della mia vita da quando sono nata,da quando mio padre mi faceva ascoltare “don’t let me down” e quando sono stata abbastanza grande da prendere in mano un microfono suonava alla chitarra “Michelle” mentre io cantavo parole che non capivo. Per me i Beatles sono soprattutto questo,ricordi della mia infanzia e canzoni che ancora mi emozionano ogni volta che le sento…
Era probabilmente il periodo più scuro del secolo scorso, l’inizio degli anni ‘40, quando in una città del Nord dell’Inghilterra, in uno dei quartieri meno agiati, nasceva colui che sarebbe diventato il batterista dei Beatles, Richard Starkey, meglio noto come Ringo Starr. A volte la casualità o la sensazione che porta a prendere una decisione segna non solo la vita di una persona, ma di un’intera comunità, come nel caso della sostituzione dell’allora batterista Pete Best con il “nostro” Ringo. Spesso gli ammiratori, i critici, i fan si sono cimentati in lunghe argomentazioni e dibattiti per stabilire chi dei Favolosi 4 fosse quello più geniale, più capace di incidere sulla musica e sulla vita di milioni di persone, ma sembra un discorso destinato ad acuire le divisioni basate sui gusti personali o a mettere carne al fuoco nel braciere delle polemiche. Invece sembra magico poter immaginare che dopotutto erano solo 4 amici che si sono trovati al momento giusto nel posto giusto, che “dovevano” essere solo loro insieme e che erano nati per fare quello, a prescindere dall’apporto del singolo. Ed è una splendida sensazione, che rincuora ed incoraggia, ascoltare ancora l’inconfondibile suono della batteria di Ringo, allo stesso tempo eco passata della voglia di riscatto e di costruzione di un mondo migliore di un’intera generazione nonché ricordo destinato a durare ancora a lungo di 4 persone, che nonostante tutto, si sono ed hanno veramente voluto bene!
Sono nata nel ‘68, anno in cui le contestazioni avevano come colonna sonora anche le canzoni di questi incredibili scarafaggi che, con un nome così poco attraente, suonavano una musica così divina! Sono cresciuta con le loro canzoni, prima canticchiate da mia madre che metteva i loro LP sul giradischi, poi ascoltate in radio dove venivano trasmesse nonostante lo scioglimento della band e gli anni che passavano. Ora faccio ascoltare i loro cd ai miei figli, voglio che ascoltino la buona musica che ha accompagnato tanti miei momenti belli! Cari Fabolous ormai il tempo vi ha scolpito il volto di rughe, ma la vostra musica è sempre verde!
Smettiamola di sgolarci sul coro di “Hey Jude”, ci stiamo trascinando, dài. I Beatles sono passati, sono ottima mitologia per sognatori. Sono lo specchio di un fallimento, oggi. Quasi beato John che si è fermato lì, sulla soglia del tutto è possibile. Agli altri è andata peggio: George è morto di tristezza, Ringo ha collezionato anelli e bicchieri di gin, Paul continua col tic di agitare il caschetto anche con due capelli. E dire che erano ragazzi fortunati: perché a quei tempi l’America la vedevi solo se ci andavi. Fortunati perché si sono incontrati ed erano alti il giusto, diversi il giusto, non si stavano simpatici, così dai loro scontri è nata la poesia più comprensibile del mondo. Fortunati perché hanno conosciuto le prime groupie della storia e provato droghe pazzesche con la coscienza pulita dei sommelier. In quell’inizio di anni Sessanta, hanno indovinato la melodia che muoveva il macchinoso carillon della Terra. E in tutto quel girare di rotelle, non si sono vergognati di gridare l’unica ovvietà che fa bene proprio a tutti: all you need is love. Adesso però mettiamoli al loro posto. L’Olimpo è aperto a tutti.
Non serve a nulla ricordare il momento in cui ognuno ha incontrato per la prima volta i Beatles, o il modo in cui la loro musica ha avuto a che fare col nostro mondo. Perché le loro canzoni, gli album, le loro voci insuperabili ad intrecciarsi su armonie tanto esemplari da apparire semplici, o quelle idee strumentali perfette proprio lì, sempre folgoranti, sempre giuste, sempre presuntosamente e irridentemente belle… ecco, tutto ciò non appartiene alla realtà che viviamo, è fuori essa: ogni loro canzone è sempre un modello di una bellezza ideale che esiste prima e al di là del mondo e della vita. Ascoltarli è proiettarsi in un universo dove nulla ha più valore se non i rapporti perfetti della loro arte, la sensazione di totalità e di compiutezza che trasmettono. E non si può dire nulla.
Ricordo di un triste inverno del 1968.Tre amici di 16 anni inseparabili.Poi la tragedia.Guido ha un incidente d’auto,chi guidava si salva ma lui entra in un lungo coma .Cosa potavo fare per lui? Gli stavo vicino e sussurravo brani dei Beatles,gia a quei tempi da me tanto amati. Guido dopo qualche settimana si è svegliato e siamo ancora tanto amici e sopratutto ascoltiamo ancora quelle melodie.
Il poco inglese che conosco l’ho imparato grazie alle canzoni dei Beatles. La mia insegnante di inglese, x tenere desto il nostro interesse, ci faveva ascoltare le loro canzoni e poi, pian pianino, le traducevamo, le imparavamo a memoria e poi le cantavamo tutte assieme.
Ero giovane come loro, sono invecchiata con loro ed ancora ascolto le loro canzoni, riguardo i pochi films che hanno fatto e continuano a piacermi.
i beatles sono quel gruppo rock che ha aperto le strade alle boyband. potrei dirvi praticamente tutto dei beatles perchè li scelsi in terza media come argomento di musica da portare all’esame.quello che mi piace di più in assoluto dei beatles è che in qualunque stato d’animo ti trovi è una musica che va bene con tutto! se sei triste ti consola se sei allegro ti fa canticchiare.. i testi non sono molto complessi e forse per questo arrivano diritti al cuore. fra l’altro i beatles sono gli unici che abbiano mai scritto una canzone con il mio nome e cioè “lovely rita”. questa cosa me li ha resi subito più vicini quando ero ragazzina. mio fratello li ascoltava quando era ragazzino e quindi ho avuto anche il piacere di ascoltarli in vinile..sono passate non so quante generazioni ma le loro canzoni sono ancora conosciute praticamente da tutti. anche la loro storia personale è molto affascinante e avvolta dal mito come è normale che sia per tutti coloro che hanno segnato la storia. e pensare che sono stati anche fatti baronetti..
I racconti dei beatles sono tutti legati alla nostra infanzia, In un modo o nell’altro, abbiamo sentito Yesterday a 8 anni, Michelle a 9 ed Birthday a 12. In qualche modo ogni tappa della nostra vita è una canzone dei Beatles. Siamo stati Teddy Boys, o suonatori di Skiffle o parenti prossimi del Maharashi. Siamo scappati da scuola per comporre One After Nine 0 Nine, o cantato al Cavern davanti a pochi eletti. Ma non dimentichiamoci di Stu, il quinto morto tragicamente, di Astrid e dei tempi di Amburgo. Non dimentichiamoci di Brian, immortalato in un blues inedito, o di un terribile ragazzino miope che disegnava indiani con un fucile in mano. E Paul che ha regalato “quel maledetto cavallo” a suo padre che lo desiderava tanto. E George, il più giovane, con il suo sitar, scriveva canzoni come i suoi compagni e stupiva tutti. E Ringo, che la batteria forse non l’avrebbe potuta suonare fuori dai Beatles, ma che era stato più bello di Pete… Potremmo ripetere a memoria ogni canzone e sarebbe sempre come la prima volta, nota per nota, parola per parola. Ricordiamoci che il tricheco è Paul e che niente è stato più come prima dopo l’8 dicembre 1980. Ricordiamoci che adesso la musica è povera e che abbiamo ancora bisogno di loro, per sempre.
Ogni volta andava così. Mi svegliavo e avevo sognato tutte le canzoni del nuovo disco dei Beatles. Le avevo in mente tutte, in fila una dopo l’altra e ancora risuonavano nella mia testa svanendo leggermente come fumo nell’aria istante dopo istante mentre prendevo coscienza di essere sveglio. Poi all’improvviso mi rendevo conto che il nuovo disco dei Beatles non era ancora uscito. E allora che cosa avevo sognato? Se solo avessi potuto trascriverle quelle canzoni immaginate, almeno fissarle in qualche modo come si fa con le trascrizioni dei sogni, in modo da conservarne una traccia. Ma se si sogna della musica come si fa? In quegli anni il mondo era attraversato da una travolgente ondata di fantasia e di novità. Era nell’aria, la si respirava la creatività, ne eravamo permeati. E i Beatles la traducevano in musica.
innanzitutto,li tocco: rigiro tra le mani la copertina del disco seguendo con la punta dei polpastrelli il contorno del cartone,insistendo sugli angoli e pungendomi piacevolmente le dita. poi,li vedo: si riproducono su ogni custodia, a volte occhieggiando con mezzi sorrisi,altre stretti nell’abbraccio collettivo di una massa di volti, altre ancora emergono dal bianco latteo di uno sfondo neutro mimando dei suoni. li annuso: è l’odore amico del vinile appena sfilato dalla custodia,un misto di polvere e materiali plastici e anni trascorsi. Mi entrano nelle narici e raggiungono un punto imprecisato della memoria. li gusto: ma non è la meccanica delle papille che incontrano e scindono materia,è un sentore che trascende il concreto e mi immerge in cieli di marmellata e alberi di mandarino, mi rende julia,poi jojo,poi maxwell,poi campo di fragole. E’estasi di sapore. e infine,li ascolto.
Ho scoperto i Beatles all’età di 13 anni (ora ne ho 23). Era estate e io ero stesa sul pavimento della mia nuova cameretta. Volevo inaugurare il nuovo stereo che i miei mi avevano regalato per la promozione e così andai a frugare tra le vecchie audiocassette di mamma. Ne trovai una con sopra “Abbey Road” e “Let it be”, regitrate quando lei era adolescente da un giradischi (vi lascio immaginare la qualità del sonoro…). Eppure, nella difficile comprensione delle parole e dei suoni qualcosa mi colpì…qualcosa di assolutamente magico…Qualche giorno dopo, acquistai un libro con tutti i testi dei beatles e nel giro di pochi giorni li imparai a memoria…I Beatles erano diventati per me una filosofia di vita…Ho iniziato tanti amici alla loro musica e sono fiera di aver fatto qualcosa nel mio piccolo per diffondere la cultura-Beatles…Quando sono felice ascolto i Beatles…Quando sono triste ascolto i Beatles…Le loro canzoni non hanno accompagnato gli eventi della mia vita per questioni di età, ma di sicuro hanno accompagnato tante sensazioni…e tuttora le accompagnano.
La prima volta? Avrò avuto 3 anni, sono nata nel ‘61, da allora arrivano le prime note di una loro canzone e io sorrido
Ho una frequente ossessione. La frase “Sì, certo”, anzi “Yeah, sure”. Mi rende pazza. Di notte la sogno. Di giorno è scritta ovunque. L’unica cosa che i miei occhi miopi mettono a fuoco. E’ l’ultima cosa che John Lennon ha detto prima di morire. Lo stavano portando via su una barella –via per sempre- e per verificare il suo stato di coscienza gli hanno fatto una buffa domanda, che suonerebbe un po’ irriverente se non fosse una normale procedura medica in quei casi. Sarebbe la domanda di un idiota. “Sai chi sei?” “Sì, certo.” Sì, certo. Sì. Certo. Immagino che nella maggior parte dei casi chi sta morendo non sappia più chi è. Magari già da un po’. Per alcuni da qualche minuto, per altri da qualche giorno, per altri addirittura da qualche mese o qualche anno. Sono altrove. E poi credo ci sia ben altro a cui pensare in un momento così delicato. Magari la carrellata dei momenti più belli della tua vita, come nei film. Lui lo sapeva benissimo chi era. Anche alle 22:50 dell’8 dicembre 1980. Anche con 4 proiettili calibro 38 addosso. Li indossava come abiti firmati.
Avevo otto anni quando presi in mano una vecchia edizione de “I ragazzi di Jo” trovata tra gli scaffali della scarna libreria a casa di mia nonna. L’ho portato a casa, ho curiosato tra i vinili dei miei e ne ho trovato uno con fotografati sulla copertina quattro volti in bianco e nero. Sul retro, a penna, c’era scritto: 1963. Per me invece era l’84. All’epoca ascoltavo Cristina D’Avena, e da quel giorno anche loro. E’ come se fosse scattato un interruttore che mi acceso una luce dentro. Mi arrotolo in una poltrona e leggo mentre mi fanno compagnia. Ancora oggi, è ovvio.
Il loro primo disco che ho tenuto fra le mani era anche l’ultimo. Si chiamava (e si chiama ancora) “Let It Be”. Nero. Lucido, con quella copertina spaccata in quattro con le loro foto in cui ognuno guardava da una parte diversa, e poi il libro fotografico allegato, la mela rossa anzichè verde, e dentro la busta un disco di vinile solido, spesso (avrei scoperto, qualche mese dopo, che “Abbey Road”, lavoro uscito un anno prima ma in realtà ultima registrazione e testamento musicale dei Favolosi, era impresso su un vinile assai più leggero e flessibile). Ancora adesso quando sfioro la mia vecchia copia di “Let It Be” o lo sguardo mi cade sulla cassetta (edizione italiana, custodia in plastica blu) ogni solco di quel primo viaggio musicale insieme a loro risuona sul refrain di “Two of Us”, brano di apertura, fiducioso e squillante, carico di infinite promesse sempre mantenute.
Avevo 13 anni nel 1965 quando vidi su un giornale la foto di Paul Mc e mi resi conto che i Beatles non erano solo un complesso inglese caciarone, ma anche dei bei tipi, così decisi che li volevo sentire e vedere e mi comperai il biglietto per il concerto di Roma all’Adriano. Ci arrivai accompagnata da mamma, dopo ore di viaggio e attesa sotto il sole cocente di giugno. Valeva la pena: non erano dei caciaroni ma dei bravissimi musicisti e sul palco apparivano degli eleganti gentlemen, rivisti e corretti, anche a detta di mamma. Per anni fu amore incondizionato, poi venne tutto il resto dell’onda rock, ma non mi ero sbagliata, loro erano i migliori. Solo che dopo tanti anni mi sono resa conto che la mente non era Paul, che allora mi piaceva tanto, bensì John, una vera valanga di idee, musica e passione.L’ho rivisto in “Gli USA contro John Lennon”, imperdibile. Senza di lui il mondo non sarebbe stato lo stesso.
Julia, Julia seashell eyes touch me…… Che onore portare questo nome, anche se non si scrive proprio con la J….ma io così ho l’illusione di poter assomogliare lo stesso alla magnifica creautura eterea che incanta il povero John e lo trasporta in un mondo surreale dove cerca in tutto ciò che vede, sente e tocca l’entità di questa donna che lo rassicura con il suo amore e allo stesso tempo lo rende insicuro di tutto. Questa donna gli scivola tra le mani come la sabbia del mare… non può raggiungerla perchè è un sorriso di vento…ma la ama tremendamenre e allora con questa canzone d’amore cerca di attirarla a sè….”so I sing a song of love for Julia….” Questa è una preghiera che John rivolge a lei affinchè lo prenda tra le sue braccia e lo culli ancora come quando era bambino; è una supplica per far tornare indetro la madre tanto amata ( che non a caso si chiamava proprio così) e contemporaneamente chiedere alla sua compagna (Yoko -Ocean child) di non abbandonarlo mai e non farlo più soffrire. Personalmente ritengo che con questa, che non si può definire canzone ma pura poesia, John voglia rendere evidente la sua vulnerabilità e smettere quella maschera da uomo gradasso e prepotente, per far trasparire a tutti che è una persona che ha sofferto e ha disperatamente bisogno d’amore….
I Beatles. La mia giovinezza. I miei ricordi più cari. A 57 anni ricordare l’emozione di stare appiccicato al cancello del Vigorelli aspettando l’apertura per il concerto del pomeriggio. Era il 1965 e loro erano a Milano. A quindici anni ero riuscito ad avere il permesso da papà per correre a sentire la musica dei mitici Beatles. Ricordo l’emozione di aspettare l’apertura delle’ Messaggerie Musicali a Milano per correre a comprare l’ultimo Lp o solo il 45 giri. Poi di corsa a casa a sentirlo fino a farlo consumare. E poi ancora con la radio Zenith Transoceanic alla ricerca delle frequenze di “Radio Luxemburg” per riuscire, tra un gracchio ed un altro, a sentire in anteprima la nuova canzone dei Beatles. Ricordi di una vita legata alle canzoni dei baronetti di Liverpool. Il primo ballo con la mia futura moglie è stato con Let it be, che è rimasta la nostra canzone per 32 anni e ancora lo è. Il dolore per il loro scioglimento. La morte di John e di George. Tutti pezzi di vita che sono nel mio cuore e nei miei ricordi. E in fine qualche anno fa il piacere di un concerto di Paul a Milano e il sorriso nel vedere tante persone con giacca e cravatta, blazer e capelli brizzolati, ballare e canatre a squarciagola le canzoni della nostra giovinezza, circondati da giovani che amano la musica dei Beatles e che non sanno cosa hanno perso. L’emozione di veder nascere un mito, il mito dei Fab Four.
con la prima chitarra,io quindicenne e i primi accordi di michelle e yesterday e’ cominciata la mia vita con i beatles ,caffelatte’ e beatles,ascoltati disteso sul letto di papa’ e mamma con il giradischi monofonico che girava e girava con gli lp dei beatles che venivano ascoltati e apprezzati o criticati con gli amici ogni volta che usciva un nuovo lp era un rito :la corsa al negozio, la copertina in vetrina il religioso acquisto e poi l’ascolto per ore di ininterrotte emozioni ascoltare oggi i beatles per me e’ come riaprire la finestra alla mia giovinezza come rivedere il primo amore e’ un’emozione che ritorna con tutta la sua nostalgia
Costantino si avvicinò e mi diede un 45 giri, verde della Parlophone. Disse che il gruppo che lo aveva inciso era di Livrpool e che se ne diceva un gran bene…Era l’ autunno del 1963, avevo quindici anni ed ero intento ad impilare dischi sulla fonovaligia Lesa (bianca con monocassa nel coperchio) durante il “balletto” o “festa”, come si chiamavano allora quelle riunioni di adolescenti che si svolgevano il sabato sera nelle case private, in assenza di locali pubblici idonei. Il pezzo che inserii subito in scaletta, era ovviamente il vitale ed energico “Please Please Me” (sul retro vi era il delicato “P.S. I Love You”). Tutto cambiò…in quei tempi il twist, dopo il rock & roll, ci scuoteva molto, ma a noi occorreva una musica nostra, tutta nostra, la generazione che poi avrebbe fatto il ‘68…con creatività! Dopo la maturità mi recai in Inghilterra un paio di volte, anche sulle LORO orme. Vendevo anellini… Ringo Starr, lo avevo già apprezzato ascoltando “Honey Don’t”, “What Goes On” e “Yellow Submarine”. Ma il suo pezzo che mi dette elementi “seri” per pensare a come vivere la mia gioventù è stato senza dubbio “With A Little Help From My Frends” (la canzone di una generazione). Di questa cosa ringrazio profondamente lui e tutto il gruppo (compreso Epstein che lo prese).
Direi che il mio nome dice tutto….a mia mamma piacevano e piaceva il nome Michelle anche se non è una delle loro canzoni migliori…non vi dico però quanti problemi a scuola, tra amici ecc perchè nessuno sapeva scriverlo (io sono nata nel 1967) comunque al di là di questo io adoro ancora oggi ascoltarli e farli ascoltare ai miei bimbi perchè davvero la loro musica non ha tempo….Saluti
Il 45 giri di Please Please Me me lo ritrovai in mano quasi come per una magia Harrypootteriana; ero poco più di un bimbo e, mandato a comperare un disco da regalare a una cuginetta convalescente, mi diedero quello. Lo misi sul giradischi e credo non scorderò mai i brividi nel sentire quel suono NUOVO, quel mix incredibile di voci, armonica , chitarre e batteria, quel “C’mom C’mon, C’mon C’mon..” trascinante a metà pezzo!! Devo descrivervi la gioia che provai quando lo potei tenere perchè alla convalescente ne avevano già regalati altri due?? Così i Fab Four sono entrati nella mia vita e non mi hanno mai più lasciato, così come l’eccitazione ad ogni uscita di un disco nuovo che era VERAMENTE nuovo, nuovi suoni, sperimentazioni in sala di registrazione mai sentite prima; mi divertivo a cercare di scoprire anche le più recondite sfumature ascoltando i canali left e right separatamente quasi cercandi di entrare in studio con loro. Tutt’ora fanno parte della colonna sonora della mia vita e li avverto “presenti”. tanto che , più o meno tutti gli anni, faccio anche una capatina a Liverpool per mettere i piedi dove li hanno messi loro.così come a Londra , ad Abbey Road dove ogni giorno e ad ogni ora, puoi trovare gente di tutte le età e di tutte le nazionalità che si fa fare la foto attraversando sulle mitiche striscie pedonali. Che dirvi? Beatles forever e arrivederci a Liverpool l’ultima settimana di agosto…quella Beatlesiana, of course….
B = BEST E = EXCELLENT A = ABSOLUTELY T = TOP L = LEVEL E = EVERY S = SONG
Avevo un grande baule giallo pieno di dischi nella mia camera di adolescente, e un giradischi nero accanto al letto, con le casse appoggiate per terra… in mezzo c’ero io, e i miei pomeriggi di adolescente trascorsi ad ascoltare la musica che mi faceva sentire diversa da i miei amici coetanei. Quante volte avro’ riordinato secondo criteri sempre diversi i miei LP, e il piacere che provavo nel toccarli, ammirare la straordinaria grafica di alcune copertine, nel leggere le piu’ recondite note di ringraziamento nei credits… I Beatles… quando me ne sono innamorata era gia’ tutto finito, ognuno aveva intrapreso sentieri solisti, ma la gioia di saperli miei contemporanei, perdermi nelle visioni psichedeliche di Lennon che raccontava di campi di fragole, di omini che scalavano la tour Eiffel, di un giorno qualsiasi durante la vita… era e sara’ sempre il mio preferito, ancora oggi l’ispirazione continua per percorrere il mio sentiero senza pregiudizi e non tradendo le mie idee, proprio come lui, un grande ingenuo, ma cosi limpido anche nella sua indole dura di ragazzo sfortunato. Ringrazio il Cielo che la reunion, al tempo ipotizzata, non sia alla fine mai avvenuta, questo ha permesso di preservare intatto il grande ricordo di quanto quei quattro giovani uomini hanno reso diverso il nostro mondo. Grazie a Voi di Repubblica per l’opportunita’.
I migliori in assoluto. rimpiango di non essere cresciuto durante il periodo dei Beatles anche se sono nato nel 1968..quasi alla fine. Hanno cambiato il mondo in meglio….alcune canzoni di George Harrison come Something o Here comes the sun sono fra le più belle mai scritte…lasciando stare tutti i capolavori…. ne hanno mai sbagliata una? Chi erano i Beatles? La spensieratezza bambina.
I tempi stanno cambiando il 68 non l’ho vissuto avrei voluto sognare a woodstock oppure girare l’india avrei voluto essere vento e deviare un proiettile vagante oppure essere una chitarra che piange dolcemente. Sognare si puo sognare si deve l’ho fatto! Chissà se esiste un posto dove tutto e’ rimasto immutato dove in buco di stanza un po impolverato si sente she loves you yeah yeah yeah. I tempi sono cambiati i vinili si sono ammuffiti ma qui nel giardino del calamaro lascia che sia il tempo a soffiarti le note e voleremo nel cielo di diamanti. Ho visto in sogno quattro figure gridavano TAXMAN!!!!! gli esattori sono dietro l’angolo ridatemi almeno il tempo quel tempo che non ho vissuto.
riporto qui un racconto che feci per festeggiare i quarant’anni di sgt.pepper’s, un album che ha svoltato la mia vita…
Il Sergente Pepe oggi è più vecchio. Compiequarantanni. Suonati. Ma ha più vitalità lui che una banda di noi messi assieme. Il Sergente Pepe agile si districa tra giri di basso gommosi, come le caramelle che trovi sulle bancarelle delle feste patronali, tra odori di zucchero filato e cieli di marmellata, tra chitarre elettriche squillanti come trapani e suoni di arance rotolanti. Con l’ aiuto dei suoi amici riuscirà a conoscere bizzarri personaggi, come la ragazza dagli occhi di caledoscopio, Lucy, tipa bizzarra anch’ essa. Ma il Sergente vuole solo qualcuno da amare. Un suo vecchio amico di maramaldate, Billy Shears, gli introduce la ragazza che vuole scappar via da casa. Assieme la guardano cercare un pò di sano spasso, correndo via dai vecchi e imbolsiti genitori, scavando un buco tra la routine quotidiana. E allora succede che va al Circo. Qui il funambolico Mr. Kite presenta le sue attrazioni, come Henry il Cavallo, magico quadrupede ballerino, figlio inconscio di una favola dei fratelli Grimm. Henry passa davanti alla sua vecchia scuola, di primo mattino, con la brina che gli si posa sulla criniera rosa, quelle mattine dove tutto sembra andare per il meglio, le mattine che sanno di cereali Kellogs e di biscotti al burro. Ne gradisce uno, Rita? Ma Rita segue e non segue, la svampita Rita è persa tra i suoni ferrosi e acidi di sitar che provengono dagli Abbey Road Studios. Rita comincia a sognare, e sogna di atmosfere casalinghe, di camini, di pipe e vecchie tappezzerie inglesi, di nipotini che le corrono attorno, ritratto di lei a 64 anni, clarinetti che si uniscono ai sitar, vecchi piani settecenteschi che fanno il palo a rotoli di carta igienica suonati con le dita. Polvere ovunque, mentre la mente fantastica, non sapendo neanche lei dove arriverà!!! Poi suona la sveglia, fatta di marzapane, ovviamente, e i nostri amici si ritrovano in un teatro, seduti in comode poltrone di stoffa rosso porpora, ed è lì che il Sergente Pepe sfodera un numero dei suoi, tra piroette e waltzer andanti con brio. La tenda s’ apre e cela quello che vi era nascosto dietro. Un’ orchestra che racconta la vita. Che viene a suonare direttamente a casa vostra, senza bisogno di sbracciarvi in stadi enormi e non riuscendo ad ascoltare altro che urla di fan impazzite e chiasso. L’ orchestra vi fa accomodare e vi racconta di quotidianità stravolta tra visioni a pois di fatti realmente accaduti. Di giornali, di odore di stampa fresca e guerre vinte da glorioso Esercito di Sua Maestà. Di levatacce mattutine e di bus persi, tra una sigaretta e l’ altra che con i loro rivoli di fumo dipingono stress e lo colorano con tinte forti e decise. Ed è allora che tutti cominciano a sognare… I’ d love to turn you on…
Io sono nato nel 1971, ormai i Beatles erano un ricordo. La mia passione per i Beatles nasce in un caldo pomeriggio d’estate a Civitanova Marche, a casa di mio cugino Giampaolo, appassionato di musica come lo sono io … mi fece ascoltare la cassetta di “Please, Please Me”, il loro primo album, e, da quel momento fu amore a primo udito, volli sapere tutto, ma proprio tutto di quel complesso, tanto più che al mio ritorno a casa mi precipitai in un negozio di dischi e comprai un libro su di loro, “Shout” di Philip Norman, che fu il libro che mi accompagnò per quella calda estate del 1987 … poi sette anni più tardi, la mia vacanza studio a Londra, una delle prime cose che andai a vedere fu il passaggio zebrato di Abbey Road … dieci minuti prima era passato George Harrison … ho detto tutto Al ritorno a casa, diedi l’esame di Lingua Inglese 1 alla Scuola per Interpreti, il prof mi chiese cosa vidi di Londra. Io gli risposi che la prima cosa che andai a vedere era stato il passaggio zebrato di Abbey Road. E mi ricordo ancora di uno stage di animazione nel quale mi sono vestito da hippy per cantare “Don’t Let Me Down”. Le canzoni dei Beatles che cantavo nelle serate per gli ospiti … E poi la partecipazione a SARABANDA, le tante canzoni dei Beatles indovinate … Grazie Beatles per aver fatto sognare tanti giovani … Grazie Beatles per aver fatto innamorare tanti giovani … Grazie Beatles per averci fatto imparare la lingua inglese ! Grazie Beatles per i tanti momenti di felicità e di consolazione che ho avuto con le Vostre canzoni !
chi erano i Beatles? “Erano”? vorreste dire chi SONO i Beatles…I Beatles sono la musica elevata ad arte innarrivabile, sono alchimia di suoni, parole e ricordi di una gioventù che non si vuol dimenticare, sono amore, divertimento e sogno. Ho solo 21 anni, ma è come se fossi cresciuto con la loro musica,dato che da piccolo, quando mia madre lavorava e mi lasciava da mia zia, ascoltavo cantando davanti allo specchio Please Please me e Love me do…credo di aver imparato prima a dire “Lennon” che “mamma”…ora sono il mio angolo di mondo dove rifugio il mio corpo quando voglio sentirmi innamorato, dove rifuggo il terrore degli esami viaggiando tra i caldi suoni di Whitin Whitout you, dove sorrido quando faccio il deficiente con l’ukulele dedicando alla mia ragazza Something…servono altre parole?
Il ciclone Beatles si abbatte agli inizi degli anni 60 su un panorama musicale sostanzialmente melodico e stantivo. La loro musica, fresca, frizzante, orecchiabile, dolce, innovativa,coinvolge pian piano tutti e tutto. Quasi tutti i pezzi dei Fab Four sono autentici capolavori che, come molti, hanno accompagnato per mano la mia adolescenza, la mia gioventù. Ma che continuano a tenermi per mano, ancora oggi,adulto, perchè conservano intatta tutta la loro modernità. Ho fatto ascoltare recentemente ad una amichetta di mia figlia (16 anni) Back in the USSR. Quando ha saputo chi fossero gli autori ha esclamato: “Wow sembra un pezzo di un gruppo rock di oggi”. Notevoli anche, nella loro vita artistica, gli input verso nuovi e più ricercati stili musicali. Stili e innovazioni che saranno poi elaborati negli anni 70 da altri gruppi, completando così la rivoluzione rock. La loro separazione, forse inevitabile per esuberanza artistica oltre incongrue ingerenze, porta i 4 su strade diverse ma parallele. Soprattutto i primi dischi di Lennon e McCartney (ma ad onor del vero anche il grande All thing Must pass, triplo vinile di Harrison) manifestano il loro genio musicale. Lennon purtroppo viene stroncato al top della sua creatività. Un pazzo o un complotto, non lo si saprà mai. Ma fino agli anni 80 sforna pezzi di bellezza e profondità inaudite (Imagine, tanto per fare un nome). McCartney vola verso nuovi lidi con composizioni classiche (Liverpool Oratorio, Standing Stone e l’ultimo grande Ecce Cor Meum) assolutamente di primissimo piano e che denotano una profonda conoscenza della musica. Harrison lascia la terra, per un male incurabile, non senza aver lasciato il segno della sua bravura: pezzi come Here Comes the Sun Isn’it a pity My sweet lord Brainwashed, sono autentici capolavori. Ringo, infine. Considerato il meno eclettico e ispirato dei quattro, pian piano quatto quatto ha dimostrato nel tempo il suo reale spessore.
E se fossero rimasti insieme? Certo non sarebbero arrivati ad essere quelle “caricature” che ormai sono i Rolling Stones, che a oltre 60 anni vogliono ripresentare sempre lo stesso clichè di 40 anni fa. Certo ci avrebbero regalato altri tantissimi capolavori e probabilmente nuove sperimentazioni che avrebbero potuto sicuramente lasciare il segno.
Se a oltre 40 anni la loro musica rimane viva e vegeta, è segno indiscutibile di quanti e quanto fossero avanti musicalmente nel 1963.
I Beatles sono il simbolo, l’emblema dei favolosi anni ‘60 che hanno rivoluzionato il modo di vivere, pensare, suonare. sono una perfetta sintesi del rovesciamento della vecchia società e la speranza in un domani di fratellanza, amore, pace, libertà. purtroppo non si è avverato quasi nulla, ma hanno dato a noi cinquantenni, che all’epoca eravamo ancora adolescenti, una forza e un entusiamo nuovi verso valori autentici in cui credevamo con tutto il cuore e la mente. è stata una stagione meravigliosa e mi dispiace che i nostri figli non l’abbiamo potuta vivere. facciamo in modo che riescano almeno ad assaporare, attraverso la nostra esperienza, l’atmosfera che si respirava. guardare i filmati e ascoltare la loro stupenda musica, le loro indimenticabili voci….
Ho 33 anni e suono la batteria in una band che suona rock alternativo. Ho scoperto i Beatles in “tarda età” (circa 5 anni fa), ma sono contento di esserci arrivato dopo un personale percorso musicale che è partito dal metal ed è passato dal punk, dal grunge, dall’elettronica, dalla psicheledia e che ora gode di un certo spessore. So che i Beatles sono quelli di Yellow Submarine, ma anche quelli di She’s so heavy (hard rock psicedelico anni ‘70). Posso godere della genialità semplice di Yesterday, ma anche della raffinatezza di Eleanore Rigby. E so per certo che i Chemical Brothers portano avanti un discorso iniziato in Tomorrow never knows. Insomma nei Beatles trovo una sintesi perfetta, mai banale, con una qualità di esecuzione e di interpretazione senza eguali, della musica pop contemporanea.
Se devo essere sincero del pacco regalo non mi importa molto,tuttavia trattandosi del mio gruppo preferito due parole le spendo volentieri. I Beatles erano 5 ragazzi probabilmente nemmeno molto dotati tecnicamente,ma con tanto amore per la musica e un’arte infinita… Mi spiego meglio; i Fab Four presi uno per uno non erano certo dei virtuosi ma nell’economia dell’insieme musicale erano perfetti e molto versatili, potevano suonare rock,folk,blues,country…insomma tutto ! Ma che cosa e’ l’arte? provate ad immaginare la differenza che corre tra un “madonnaro” che dipinge perfettamente un immagine sacra sul pavimento,cosi perfetta da sembrare una foto, e poi pensate ai grandi pittori come Picasso e Munch che con pochi colpi di pennello facendo solo intravedere i dettagli danno vita ad un quadro per l’eternita’. Ecco che cosa erano i Beatles ecco che cosa e’ l’arte. Forse non tutti sanno che i Beatles musicalmente parlando erano “ignoranti”,non sapevano infatti ne leggere ne scrivere la musica,e si fidavano unicamente del loro istinto e della loro sensibilita musicale,questo va detto per far capire che non erano persone comuni. Naturalmente possono piacere oppure no, questo e ovvio ma nessuno puo negare che anno fatto parte della naturale evoluzione della musica facendo tutto o quasi prima degli altri… Una volta McCartney disse che “un giorno i Beatles sarebbero stati ascoltati come noi oggi ascoltiamo Mozart”. L’affermazione e’ impegnativa ma la profezia si e avverata,la musica dei Beatles oggi viene interpretata da jezzisti e arrangiata per molti strumenti in chiave classica come per esempio l’orchestra,se andate in un negozio di spartiti troverete i beatles arrangiati in tutte le salse, chitarra,pianoforte,orchestra,ecc,ecc. Ricordate sempre che nella musica non si puo barare. Anno avuto grande determinazione perche erano consapevoli delle loro possibilita artistiche. Cosa sono oggi? sicuramente tutto quello che non c’e perche se quello che circola oggi giorno si puo chiamare musica andate tutti a farvi benedire. Concludo con una breve sintesi dei loro lavori: i miei preferiti sono HELP,RUBBER SOUL ,A HARD DAYS NIGHT e PLEASE,PLEASE ME. ciao.
PS.avevano un segreto,mettevano note strane nelle armonie e cosi rendevano la musica magica.
Le mie Barbies ballavano Twist and Shout. Troppo giovane per godermi e vivermi i giorni dei Beatles, ma non troppo (chi lo è?) per non farmi travolgere dalla loro musica… sin dal primo istante. Una fan, assolutamente, ma accorta. Probabilmente anch’io avrei rischiato uno svenimento passando sotto i tetti dell Apple mentre loro suonavano e ammetto d’aver sognato che un’amica faceva resuscitare John Lennon perchè io potessi conoscerlo (che sogno! davvero, che sogno…!), ma quel che più amo dei Beatles è la loro Umanità, l’avventura di chi, dalla povera casa della zia, in un quartiere povero di Liverpool, passa ad avere il potere d’essere ascoltato dal mondo intero e non usa questo potere per cantare pene d’amore, ma per prendere posizione, compiere una rivoluzione non solo musicale e schierarsi, lanciando dei messaggi, scuotendo le persone, non in nome di ideologie, ma di valori. Mi commuovo tutte le volte che li ascolto, che guardo le videocassette, i dvd, quando trovo libri e riviste e m’immagino cosa potrei dire a ciascuno di loro se li potessi incontrare… Che invidia per chi è riuscito a sentirli, a vederli e per chi ci ha avuto a che fare nella loro vita quotidiana e non solo nella loro vita da stars. Poi, certo… se penso a come il loro messaggio si sia distanziato, col tempo, dalle loro attività… be’,mi rattrista vedere come chi ha le possibilità non solo di parlare di Pace ed Amore ma anche di fare concretamente in modo che qualcosa, per qualcuno, possa essere migliore… poi… ma anche questo fa parte della loro umanità.
E così continuo (io, non più le mie Barbies) a ballare Twist and Shout, a celebrare ogni loro compleanno e ricordare le morti con una dolce lacrima…
I Beatles rimangono gli artefici di una musica senza tempo e dei bellissimi Esseri Umani.
I Beatles sono George, Ringo, Paul, John. I Beatles sono Ticket to ride, The fool on the hill, Sgt Peppers lonely heart club band… I Beatles sono parole che rincorrono le note e viceversa. I Beatles sono sogno di leggerezza. I Beatles sono un concerto su un tetto. I Beatles sono colore. I Beatles sono i Beatles.
E i Beatles sono tutti noi. Anch’io sono un po’ Beatles.
Ma nessuno sarà mai come i Beatles.
Vi racconto un storia…….correva l’anno 1976, avevo 10 anni e guardavo alla tv “l’almanacco del giorno dopo”. La rubrica celebrava qualche anniversario dei Fab Four e fecero ascoltare 2 brani che mi colpirono tantissimo: She loves you e Ticket to ride. Mi sono piaciute così tanto che mi sono impegnato a ripetere decine e decine di volte i ritornelli delle 2 canzoni nella mia mente in modo da non dimenticarle! Il giorno dopo stressai ad oltranza mio fratello (all’epoca già diciannovenne) cantandogli i 2 ritornelli che “non poteva non conoscere” , e dopo vari tentativi spuntò fuori una musicassetta grunding c60 rosso scuro (indimenticabile) ……erano i Beatles (ovviamente non ricordavo più il nome del gruppo!). Inutile dire che quella diventò la “MIA” cassetta……così e nata la mia passione per i Beatles . Tra l’altro grazie a loro suono discretamente la chitarra elettrica in una cover band locale e non sfiguro anche alla batteria (I love RINGO !!!!!). Detto questo per me al giorno d’oggi ,ancor più che in passato vista la TOTALE ASSENZA DI EREDI, i Beatles rappresentano un punto di riferimento preciso nella musica pop/rock internazionale, sia per gli ascoltatori che per i musicisti…. sono un passaggio obbligato perchè per esempio ascoltare i Pink Floyd o i Genesis o i Queen o altri autori eccezionali , senza aver STUDIATO i Beatles vuol dire , a mio avviso capirci ben poco………..meglio che mi fermo …. Un saluto a tutti e come direbbe Ringo - PEACE AND LOVE everybody! Fab
I Beatles sono stati, sono e saranno la colonna sonora della mia vita. Ogni momento della mia vita è associato, nel ricordo, ad una loro canzone. Io sono nato nel ”66, i ricordi “in tempo reale” sono solo legati a me che all’età di 4 anni ascoltavo la radio di mio padre che mandava in continuazione Let it Be. Ma in seguito mia sorella maggiore ed amici me li hanno fatti conoscere ed amare. Sono gli unici che riescono tuttora ad interpretare le dinamiche della gioventù in modo sublime, e questo in modo trasversale, nel senso che vale per tutte le generazioni che si affacciano a tale età, anche oggi. Prima di loro c’era il nulla, dopo molto, ma gran parte di quanto uscita reca in qualche modo la loro impronta. Sono oramai un classico della musica moderna, innovazione, emozioni, maestria, armonia. Nessuno potrà mai cancellarli e penso che nel futuro saranno anche sui libri di storia. Grandi, anzi fabolous four.
Penso che da una parte ci sia la musica, e dall’altra ci siano i Beatles, Questa è l’unica frase che mi viene in mente per descrivere quanto i Fab Four abbiano oltrepassato i semplici confini della ‘musica di consumo’ per entrare a far parte di un gotha di pochi artisti fuori dal tempo (Mozart, Charlie Parker, etc.) destinati a restare unici per sempre, al di là delle epoche.
Me and the beatles .. the beatles and me (the walrus inside)
I was born on the same day the first single from the Beatles “Love me do” was released on the market. It was back on the beginning of the sixties. I grew up with their music and inspiration. I still can recall the feelings i got when i was just few years old and i heard “Eleanor rigby”, I didn’t understand a single word of what Paul sang, i was attending the elementary school, but i perfectly understood the feeling of loneliness inside that song. I also can recall the big shock I had when the italian television broadcasted the cartoon “Yellow submarine”. It was amazing to see the Glove fly and Blue Meanies bleaching things. When the Beatles took the “G” out of the destroyer glove and transformed it in Love it just became a part of my imagination as a kid.
There has always been some kind of connection between me and the Fab 4, i’m a libra just like John, I got married with an asian girl like him, I even have been menaced by some sort of idiot fan just like him,i also was afraid to be shoot. My daughter is named after Beatles first disco graphic company. The funny thing of it all is that i didn’t do anything consciously.
It gives me a sort of tender feeling to think about Paul and Ringo as they are now, they represent a big slice of my life, i can only thank them all from the very deep of my heart for having taught me that love is all we need. What will remain of them ?
This crazy world seems to have forgotten Love, although we need it now more than ever, so I hope that their new Cd will bring us a memory of what could have been if those years had fulfilled their promises of love and peace instead of being devoured by history and Blue Meanies.
Era il 1969, avevo 8 anni, ero una bambina introversa e solitaria, trascorrevo i pomeriggi nella mia stanza, ad ascoltare canzoni con un mangiadischi giallo. Un giorno arrivò Obladì Obladà e rimasi folgorata ascoltando il lato B di quel 45 giri, “Back in the USSR”. Da quel momento, i Beatles sono stati la mia vita. Mi hanno cambiato la vita. Ho comprato, poco alla volta, tutti i loro dischi, li ho adorati. Una sera, il telegiornale diede la notizia dello scioglimento dei Beatles e, subito dopo il Carosello venne trasmesso il film “A Hard Day’s Night”. Lo guardai tutto, a bocca aperta, innamorata di loro più che mai! Non mi rendevo conto di cosa significasse il fatto che non esistessero più come gruppo, a 10 anni, non mi fece alcuna impressione. A scuola, i miei coetanei ascoltavano tutt’altra musica, quindi cominciai a cercare gente come me, e ne trovai tanta, grazie alle riviste musicali dell’epoca. Imparai ad aprirmi e a parlare con tutti, imparai a socializzare. Mi fa un po’ impressione leggere ora che qualcuno ha cominciato ad amare i Beatles dopo aver visto i loro film in tv nel ‘76 e nel ‘77, perché fui io a tempestare di lettere la RAI e le riviste affinché li trasmettessero! I miei figli, ritrovando qualche mese fa una mia lettera pubblicata da Sorrisi e Canzoni TV, si meravigliarono… Loro non possono immaginare un mondo senza videoregistratori, senza DVD, senza computer, un mondo in cui, per vedere un film, devi aspettare che passi lo passi la tv! Mi fa impressione anche parlare con i giovani fans dei Beatles di adesso… Una ragazza mi ha detto: “Beata te che sei stata al concerto di Paul a Venezia, io non ero neanche nata!”. Ci sono ancora tanti giovani che amano i Beatles: credo che non dipenda solo dal fatto che la loro musica sia universale, ma anche dal loro carisma, che colpisce, anche dopo tanti anni. Chi riesce ad andare oltre le solite canzoni “famose”, chi ascolta il White Album per intero, non può non rimanere colpito dalla loro freschezza, dalla loro attualità. Grazie ai Beatles, ho cominciato a studiare l’inglese, prima con un’insegnante privata, poi con corsi in Inghilterra: grazie a quegli studi ho trovato un ottimo lavoro. I momenti più belli della mia vita sono legati ai Beatles. Uno per tutti: il primo viaggio a Liverpool nel 1982, per la Beatles Convention. La sera dell’ultimo giorno, dopo la chiusura, di fronte all’Hotel Adelphi, mi fermai a chiacchierare con tutti gli altri. Eravamo “le Nazioni Unite della Beatlemania”: italiani, francesi, tedeschi, inglesi, olandesi, spagnoli, statunitensi, canadesi, messicani, argentini, brasiliani, giapponesi, australiani… eppure era tutto molto naturale, ci univano i Beatles… anche se l’argomento principale furono i Mondiali di Calcio, appena vinti dall’Italia! Purtroppo anche il momento più brutto della mia vita è legato alla mia passione per i Beatles: la morte di John. Per me John era un padre. La sua morte ha provocato un terremoto, ha fatto crollare il mio piccolo mondo felice. Ho pianto per molti giorni… mi rendevo conto che piangevo per me stessa, in un certo senso. Era la fine dell’adolescenza, la fine della spensieratezza, bisognava diventare grandi, rimboccarsi le maniche e cominciare a costruire qualcosa. Mi ci sono voluti anni per superare quella depressione. Amo ancora i Beatles, amo ancora ascoltarli, da sola, in macchina mentre vado al lavoro. Sono ancora in buoni rapporti con molte delle mie amiche beatlesiane. E ancora, ogni tanto, vivo momenti di gioia legati ai Beatles… scoprire mio figlio, 14 anni, che ascolta “Drive My Car” salvata di nascolsto nel suo computer mentre studia… non ha prezzo!!
Con quella mela ho sempre fatto centro.
DA 50 ANNI UN OSSESSIONE ……. BEATLES O ROLLING STONES ……. MAI AVUTO DUBBI BEATLES
Sono il terzo di tre fratelli. Dicamo che tra me e loro c’è “qualche anno” di differenza. Quando avevo 15 - 16 anni cercavo di immaginare loro alla mia età e ascoltando i Beatles questo era più facile. Sono la storia della musica. Hanno sconvolto tutto. Dalla loro comparsa niente è stato più come prima e anche gruppi di oggi probabilmente non esisterebbero. Grandi e basta! Let it be.
I Beatles sono la colonna sonora dei miei viaggi verso le vacanze, sono il suono della gioventu’ e della bellezza, sono il sogno di un mondo perfetto in cui ognuno e’ felice ed amato.Anch’io come altri che hanno scritto in questo blog li ho conosciuti tramite le vecchie audiocassette poi li ho collezionati in tutti i formati possibili ma soprattutto i Beatles suonano ogni giorno nella mia mente. giovanni63
Erano gli anni 70 e stavo in collegio,niente filtrava attraverso gli spessi muri del caseggiato simile ad una prigione.Era gennaio ed arrivo’ una “nuova” ad anno scolastico ormai iniziato.E ci parlo’ di cio’ che succedeva fuori…Beatles e Rolling stones avevano rivoluzionato la musica.Mi schierai subito con i Beatles perche’ gli altri erano troppo trasgressivi e m ‘impaurivano.Il mio preferito rimase sempre George ,per la sua barba e l’aria intellettuale.Non avevo i soldi per acquistare i loro dischi,ma li ascoltavo nei jukebox della spiaggia o a casa di amiche.E nel diario conservo ancora le foto ritagliate dai giornali.
ieri è oggi, oggi è ieri, ieri è domani. come i confini del tempo sono stati raccontati in solo nome! BEATLES!!!
L’umore a volte è giù, la mente è avvolta da un banco di pensieri immobili, fissi, cupi. Ti senti di stare in mezzo a una pressa gigantesca e la fame ti logora… ma non è fame di un buon pasto fumante né di altro: è fame di un sorriso, di felicità. E armato di fili che scendono dalle orecchie senti il bisogno di ondulare il capo e di agitare le mani a tempo, con delle bacchette immaginarie tra di esse. Basta un piccolo aiuto, da i tuoi amici di sempre, amici fedeli, eterni. Senti il sole sorgere, qui, proprio sul cuore come una fragola… e l’adrenalina ti invade, i palpiti aumentano, ed è un’esplosione di gioia! In un sogno in bianco e nero vedo i loro capelli muoversi ribelli, come corde pizzicate o pelli vibranti, i loro occhi che mi guardano con complicità e…
E ti cambia letteralmente una giornata; Ogni giornata, perché poi non puoi farne più a meno.
Quando John è morto ero a letto con l’influenza e per tutto il giorno la radio ha trasmesso le canzoni dei Beatles, le ho ascoltate tutte. Mi si è aperto un mondo nuovo, ho ascoltato infinite differenti melodie della maggior parte dei gruppi musicali, ma ciclicamente i quattro ricompaiono sempre più moderni roboanti e stralunati come mai nessuno di una così potente intensità e di una differente sonorità; sembra che la loro musica si aggiorni col passare del tempo, come se viaggiasse e rimanesse lassù perpendicolare a tutti noi, come una stella.
Sono nato nel 1979, che con i Beatles non c’entra poi un granché. Ricordo la prima volta (anche se sul primato della cosa non ci scommetterei molto, certo è stata una delle prima volte) che ho ascoltato i Beatles. Pantaloncini di acrilico, seduto sul sedile anteriore, che amavo, della Fiat 131 di mio papà: i sedili marroni, in plastica, erano bollenti e si fondevano pian piano con le mie gambe nude (quei dannati pantaloncini di acrilico erano maledettamente corti e quei sedili non perdevano tempo a riscaldarsi se il pilota, dai lunghi pantaloni, non curandosi delle conseguenza che la sua scelta aveva su di me, lasciava la macchina posteggiata sotto il sole). Papà gira la manopola che faceva accendere l’autoradio. Cassetta già inserita. “Carry that weight” si chiamava la canzone, ma lo scoprii qualche anno più in là. Alcune voci, sovrapposte, urlavano “Boy” e se fossi stato un ragazzo inglese avrei pensato: “dicono a me!?”. Ma l’inglese non lo conoscevo, avevo solo sette o otto anni. Ma quella canzone mi piacque tanto, tanto da non capire, neppure adesso, forse, il perché. Una canzone che si fonde all’inizio con una e alla fine con un’altra, come le mie gambe su quel sedile, ma il dolore era passato: mettere le mani tra gli arti inferiori e la calda plastica era stata un’ottima idea. Le musicassette hanno un difetto però, lo stesso dei Cd. Li inserisci nel lettore e non li vedi più. Non sai a che punto sono se solo ti distrai un attimo e perdi il conto delle canzoni che hai ascoltato. Il vinile no. Basta dare un’occhiata e ti rendi subito conto. E io ancora, che uno stereo non l’avevo non sapevo. Non ne sapevo niente di quello che sarebbe potuto succedere. Ricordo che misi su quel piatto “Abbey road”, dovevo ascoltare “Carry that weight”. Lo stereo me lo regalò papà, che intanto era passato ad una Passat station-vagon. Come ancora oggi mi capita, non beccai il momento giusto nel quale quel “Boy” viene urlato segno che la canzone ha inizio. I fiati della canone precedente urlavano anche, ma poi spostai gli occhi dalla testina del giradischi fino al centro del piatto e mi meravigliai: c’era una mela al centro del vinile. Avrei dovuto girare quel disco (stampa americana, per altro) per capire che non era una mela, ma “mezza” mela. Ipnotizzato guardavo quel frutto girare, trovando la cosa inusuale. La canzone finiva, il disco pure era agli sgoccioli (sapendo che ancora mancava “Her Majesty” non presente su tutte le edizioni dell’album, ma sulla mia sì) e feci in tempo a sentire delle parole “…and i the end, the love you take, is equal to the love you make” poi un assolo di chitarra, una fine dolcissima. I Beatles non appartengono alla mia generazione, ma appartengono a me. E quel giorno capii che mi sarebbero piaciuti per sempre, sul serio. Poi chissà perché, chiusi lo stereo e continuai a leggere quella vignetta nella quale Charlie Brown si meraviglia della cattiveria di Lucy, ma come al solito, non lo dice apertamente.
Sono nato nel 1947 e mi ritrovo oggi a scrivere: “dicci chi erano i Beatles”. Signore iddio penso di sapere ed avere tutto o quasi dei Beatles, eppure faccio fatica a scriverlo perchè al solo pensiero di farlo non riesco, mi arriva un groppo in gola. Mi hanno accompagnato ogni momento della mia vita e non solo della mia….. ma ogni volta che sento una loro canzone schizzo indietro con la velocità del suono a ricordare che purtroppo non ci sono più ed allora, il groppo…. Una volta negli anni “60 li suonavo, anch’io come tanti altri avevo un complessino, oggi mio figlio e mia figlia conoscono tutto dei Beatles e questo mi riempie di orgoglio perchè avendo passione della musica sento di essere riuscito a trasmettere qualche cosa di grande in loro; spesso li ascoltano. Hanno cambiato una società rivoltandola come un calzino e io ero li a suanarla con loro. Be’ grazie per l’opportunità, ma adesso questo maledetto groppo…….
Un ragazzino con gli occhiali. Un’Italietta piccola piccola, fatta di Giannimorandi e Ritapavone e Canzonissima e i capelli tagliati con la macchinetta. Una periferia romana, palazzoni in mezzo ai prati con le pecore. Pomeriggi di interminabili partite a pallone 16 contro 16, il ragazzino con gli occhiali sta in porta perché è una pippa. Dario con un mangiadischi che dice ’senti questi’ seduti sul gradino della tintoria ‘Renato’. Twist and shout. La Rivelazione. Quello che il ragazzino con gli occhiali sapeva doveva esistere da qualche parte, l’eccitazione, il ritmo, la fantasia, qualcosa che fa del ragazzino portiere-pippa un giovane asociale rinchiuso in camera sua ad ascoltare altre Rivelazioni microsolco 24 ore su 24. Quando suo padre, persona molto seria cui il ragazzino cogli occhiali fa sentire la sua scoperta, risponde ‘Ma che sò ’sti quattro strilli?’. è la Consacrazione. Il ragazzino imbocca definitivamente l’altra strada, quella colorata, quella che gli farà indossare occhiali tondi come Lennon, quella che gli sarà maestra e compagna per tutta la vita, quella che da 43 anni continua a commuoverlo, a dargli felicità. Grazie, John, grazie Paul, grazie George, grazie Ringo.
Mi sono sempre chiesto se avessi avuto 25 anni negli anni 60 come sarebbe stata la mia vita.. se fossi stato anche io un capellone in giro per il mondo con la sua chitarra e le dita perennemente a formare una V.. “peace man”.. poi mi viene in mente che forse in quegli anni in Italia non eravamo a San Francisco e che al massimo sarei potuto andare ad un concerto di Peppino di Capri e ballare il twist a Saint Tropez.. Chissà se anche all’ora mi sarei innamorato dei beatles o se sarei stato quasi infastidito da quelle milioni di ragazzine che svenivano e urlavano ai fab four di sposarle..chissà se avrei apprezzato il loro taglio di capelli e il loro modo “mods” di vestirsi, se avrei apprezzato i loro testi delle canzoni e la loro aria da “bravi ragazzi”.. se avrei apprezzato il loro essere “alla moda”..
Quello che so con sicurezza è che la prima volta che ho ascoltato i beatles ero a casa di un mio amico e avevo 9 anni, in uno scantinato con un mangianastri impolverato e una vecchia cassetta che avevo a casa mia.. “20 GREATEST HITS” e fu subito amore.. come quando vedi una persona e sai già che vorrai passare il resto della tua vita con lei, come quando assapori un gusto nuovo e ti chiedi come hai fatto fino a quel giorno a vivere senza. Non ricordo la prima volta che ho visto il mare ma deve essere stata una sensazione simile, una specie di deja vu, la consapevolezza di essere parte di qualcosa che è li, immutabile ed eterno.. conoscere qualcosa per la prima volta ma avere la sensazione che conoscerla da sempre. Da allora la mia vita è stata scandita dalle canzoni dei beatles e potrei raccontarvi decine di momenti ch mi tornano alla mente..come quando in gita tentammo io e il mio amico di mettere nel bus la cassetta dei beatles e fummo mandati a cagare dopo i primi 5 minuti..o quando mi rifugiavo nei testi dell’album help per le prime delusioni amorose..fino alla laurea la cui colonna è stata l’LP di Revolver (regalo nemmeno a dirlo del mio amico, sì sempre lui!) con Doctor Robert che per l’occasione era stata trasformata in Dottor Ciccio (ovviamente il mio soprannome !).. Ho solo 25 anni ma di concerti ne ho visti tanti, dai genesis ai jethro tull, da i deep purple ai Pink Floyd nel 94, ma il concerto che mi ha dato più emozioni è stato senza dubbio quello di Paul a Roma nel 2003.. sarà stato lo scenario del colosseo dietro il palco al tramonto, la via dei fori imperiali stracolma di gente, i miei migliori amici insieme a me.. ma quando si sono accese le luci ed è cominciata Hello Goodbye mi sono sentito ripagato del fatto di non essere nato 30 anni prima, mi sono sentito quasi sollevato dalla domanda con cui ho iniziato questa testimonianza.. chissà, magari all’ora non li avrei apprezzati..
La prima volta dei Beatles è stata per me Twist and shout sparata dai Juke Box di Cattolica dove eravamo in vacanza nell’estate del ‘64. Elettricità e brividi allo stato puro offerti gratuitamente (tutti la gettonavano) a un ragazzino undicenne in riviera. Poi più tardi, dopo un periodo di addormentamento, la venerazione autentica dai 18 anni in poi, l’ascolto degli lp a casa, da solo e con gli amici, il piacere intellettuale per le meraviglie del disco bianco, di sgt peppers, di abbey road, la contrapposizione con i rolling. Inutile dire che quelle canzoni sono sempre lì con qualcos’altro (fondamentale like bridge over…di S. e G.); non riesco a schiodarmi da quei suoni a cui torno sempre volentieri. Ho gioito per across the unverse anche perchè è piaciuto molto a mia figlia diciottenne. sergio
I beatles sono stati una sola semplice cosa: la rivoluzione. Dopo di loro nessun altro musicista può dirsi immune dalla loro influenza, anche inconsciamente. Hendrix, anch’egli rivoluzionario, ha spostato “oltre” i confini della chitarra elettrica, loro hanno spostato “oltre” i confini non di uno strumento, ma dell’intera musica. Di diritto hanno già un posto nella storia della musica, e fra secoli probabilmente verranno studiati come veri e propri classici, al pari di beethoven, mozart, bach ed altri grandi autori. Credo che più di tante parole, la bellezza e la dolcezza di una canzone come “something”, proprio per dirne una, non meritino nemmeno di essere commentate, ma semplicemente vissute. Basterebbe solo questo per rispondere a chi erano i beatles.
I Beatles… Ringo, Macca, John, George….non sono il mio passato, sono il mio presente. Un presente fatto di prove il venerdì sera quando hai sulle spalle una settimana di alzatacce alle 6 della mattina. Di discussioni estenuanti con la band sulla tonalità giusta di un passaggio complicato su “Soldier of love”, e “Yesterday non ci viene bene, meglio It won’t be long”. Di pomeriggi passati in cantina sulla batteria elettronica, con l’Ipod nelle orecchie che spara a ripetizione “With a little help from my friend”. Di chilometri macinati tra alto e basso Lazio, e talvolta anche fuori regione, a diffondere il verbo di Liverpool a mandrie ruminanti di ragazzotti con l’orecchino e il gel nei capelli. Di pizze fredde e birre calde aspettando che tocchi a te salire sul palco. Di serate dove non ti pagano neanche, ma ci vai lo stesso tanta è la voglia di suonare. Di sangue, sudore e lacrime a montare e smontare, con il gelo e con la calura, la tua Ludwig Black Oyster Pearl con il logo della band disegnato a mano con l’aiuto di tuo fratello (Dio benedica i fratelli!) nei brevi pomeriggi di libertà. Di partenze alle 2 del pomeriggio e ritorni alle 5 della mattina, e poi la sveglia che suona due ore dopo e tutto ricomincia. Di centinaia di euro in multe per autovelox e ZTL perché eri andato a suonare e si stava facendo tardi. Di risate e cazzate con la band, di litigate con la dolce metà perché “scusa amore, ma sabato pomeriggio c’ho le prove”. Di tuo figlio adolescente che ti prende in giro perché lui ascolta solo heavy metal “eccheppalle ‘sti Bitols, papà!”. Di anni di regali che invariabilmente sono CD, DVD e libri sui Beatles, che oramai ne sai più tu di Gianni Minà. Di emozioni, sensazioni, ricordi indelebili, di amicizia e incomprensioni, di stanchezza ed euforia, di nuove scoperte all’ottantesimo ascolto, di energia che ancora scorre nelle braccia stanche dopo due ore e 40 brani di concerto. Mi chiamo RingoMau, ho 48 anni, sono il batterista di una cover band dei Beaters. E non chiedetemi chi erano i Beatles. Venite a sentirli, ancora vitali, ancora entusiasmanti, ancora attuali, ancora presenti nella storia musicale di ognuno di noi.
non erano dei virtuosi dei loro strumenti, conoscevano appena un po’ di teoria musicale, le melodie erano agli inizi semplici, poi più elaborate, mai complicate. erano genialità e talento puro. von karajan, parlando di loro, disse che la musica si divide in due soli generi: quella bella e quella brutta. fecero della musica bellissima e del tutto nuova, che cambiò il panorama musicale e il costume per sempre.
Buongiorno cari amici dei Beatles sono Armando Piccioni nato il 12 12 46 quindi un fans di Ringo perchè era il più simpatico con tutti quegli anelli che portava e che noi imitavamo. Il 26 maggio del 65 al concerto a Genova pomeriggio e sera 2 concerti (con amici vendevo Coca cola al Palazzo dello Sport) ho avuto modo di avvicinarmi al palco e poter avere una bacchetta del famoso batterista…un cimelo che conservo con amore. Nell’intervallo dei 2 spettacoli essendo all’interno del Palazzetto siamo saliti sul palco e ci siamo pure seduti al seggiolino della batteria di Ringo. Ricordo che avevamo conosciuto anche Maurizio dei New Dada che insieme a Peppino di Capri accompagnava il concerto. Che ricordi indelebili e documentati anche al loro arrivo all’Hotel Columbia di fronte alla Stazione Principe. Ci sarebbe molto da raccontare di quel periodo, partivo da Genova ed andavo a Nizza in Francia a comperare i dischi a 4 canzoni dei Beatles, in Francia erano già più conosciuti che in Italia. Se volete potete chiedermi tante cose ma nelle ore non di Ufficio, grazie Armando 335 5928923
2950Lire e acquistai RubberSoul nell’unico grande magazzino che aveva un piccolo reparto musicale. Una commessa senza viso ne impronta musicale ma con una paga mensile sicura. La mia terza media e la mia prima chitarra marca “Estudiantina” che mi regalai per Natale. 1966/7, credo. Era dura da suonare: Mi cantino, Mi basso unghie corte polpastrelli insanguinati. L’EllePi con la copertina dei Quattro su entrambi i lati. Un’immagine distorta sulla prima, forse il riflesso su un cofano di macchina e nel retro accanto a loro, su un bordo scuro, titoli, autori, durata del pezzo ecc. ecc. Leggevo e rileggevo. Guardavo e riguardavo loro: Memorizzavo scritte, espressioni mimiche, colori, particolari, abiti scarpe; chi suonava cosa e chi cantava cosa. Sprofondavo in quel mare di invidia adolescenziale, di ammirazione partigiana.Magari un giorno avrei sostituito uno di loro. E intanto guardavo leggevo misuravo angoli e spigoli altezze e larghezze del contenitore di cartoncino. Il grande disco nero lucido con i solchi misteriosi che nascondevano le loro voci le musiche il fumo di sigaretta gli assistenti il produttore. E pensavo immaginavo fantasticavo simulavo amavo ammiravo adoravo. Ricreavo le note, le riorganizzavo. Sfumavo suoni umani o strumentali li assemblavo e li separavo secondo una mia logica artistica. Disponevo la sala incisione, decidevo come impostare l’arrangiamento. Facevo insomma un altro EllePi. Perché? Perché pur non avendo un giradischi avevo comunque comprato i Beatles e fu allora che mi legai a loro definitivamente anche se li conoscevo dal 62 quando ero un decenne.
chi erano i beatles? posso solo dire che hanno sicuramente scritto la colonna sonora del nostro tempo. Hanno detto, scritto e fatto tutto quello che era possibile fare in appena 8 anni della loro irripetibile carriera, dei veri talenti tutti e 4 indistintamente e mi rendo conto che più tempo passa e più si possano apprezzare le loro fattezze. Non ho vissuto il periodo direttamente in quanto al loro scioglimento nel 1970 avevo appena 9 anni, ma dal 1974, dopo avere ascoltato i mitici album rosso e blu, non ho fatto altro che andare alla ricerca di tutto il possibile materiale di loro produzione, tant’è che la passione per la loro musica mi ha portato ad imparare a suonare la chitarra elettrica, una passione che non ho più abbandonato. Adesso li ascolto soprattutto in auto e scopro sempre qualcosa di nuovo anche dopo le migliaia di volte che li ho ascoltati. Ciao e grazie a Paul, John, Gorge, Ringo (il bello, l’intellettuale, il mistico, il simpaticone).
Devo premettere una cosa: ho sempre seguito i Beatles in modo diamo “esterno”, via per l’età perchè negli anni dei loro successi ero bambino e mi arrivava l’eco delle loro canzoni dalla radio di casa o da quella dell’auto di mio padre, via perchè crescendo ho ascoltato tutt’altra musica. Un paio di anni fa, ascoltando finalmente con calma ed attenzione una loro raccolta, divisa tra il rosso, i primi anni quelli dell’entusiasmo e della giovinezza ed il blu, quella della maturità ma anche del loro declino, non musicale s’intende, ma dei rapporti interpersonali, ho sentito la necessità di conoscere tutta la loro opera e così ho fatto. Rubber Soul, Revolver, Sgt. Pepper’s, Abbey Road, questa musica ha aperto la strada a chi è venuto dopo di loro: psichedelia (Pink Floyd con Roger Waters grande fan di John Lennon), batteria corposa più presente che in passato (John Bonham “Bonzo” dei Led Zeppelin, Stewart Copeland dei Police)), chitarra minimalista non invasiva (Roxy Music), basso in evidenza con una sua personalità (Sting), sezione fiati di concerto con gli strumenti rock (David Bowie, Bruce Springsteen), effetti sonori di ogni tipo (ancora i Pink Floyd) e tanto altro che mi sfugge. Ebbene sì, potranno sembrare stucchevoli Michelle e Yesterday, lasciare indifferenti Lucy In The Sky With Diamonds e All You Need Is Love, annoiare Let It Be e The Long And Winding Road, ma hanno segnato una via da percorrere ed è stata percorsa. Peccato che si siano sciolti presto e che, vista l’esperienza di altri gruppi che si sono riuniti anche dopo la morte di qualche componente, non abbiano provato a ricomporsi, tranne qualche collaborazione di studio. Lunga vita a Paul McCartney e Ringo Starr, che continuino a coltivare “CAMPI DI FRAGOLE PER SEMPRE”.
Era il 1965 e i Beatles suonavano al teatro Adriano a Piazza Cavour a Roma. Mia mamma voleva andare a vederli a tutti i costi ma mio papà non era molto propenso. Alla fine andarono fuori dal teatro, e li videro sgattaiolare dalla porta posteriore. Un anno dopo nacqui io e mamma per addormentarmi mi suonava con la sua chitarra le loro canzoni. Io oggi ho quasi 42 anni e suono ancora le loro canzoni con la mia chitarra. Mio figlio ha 9 anni, studia pianoforte e suonerà le loro canzoni. Il mito non morirà mai. Andrea
Ho 61 anni e quando i Beatles si sono materializzati come alieni nel mio mondo ero troppo occupato in altre cose (altre musiche) per badare a loro. Compiuti i 40 anni ho cominciato - come succede - a riguardare indietro e, incoraggiato dal ricordo un po’ vago di alcune belle canzoni che, nonostante tutto, mi erano entrate in testa da tanto tempo, ho voluto aiutare mio figlio a scoprire i Beatles. Doveva essere per lui una medicina per allontanarlo da certa orribile musica trash che allora amava ascoltare e suonare. Risultato: ci siamo entrambi innamorati dei Beatles ed oggi vorrei tornare indietro di 45 anni per vivere una giovinezza diversa e migliore, grazie ai favolosi Beatles.
1967 - Sgt. Pepper’s lonely heart club band…. una canzone che ha rivoluzionato il mondo!!!!!!!! Come i Beatles.. che mondo grigio sarebbe stato senza di loro…..
Correvano i primi anni settanta e i primi giorni di scuola delle superiori. Ancora non avevo fatto grosse amicizie, ma c’era un ragazzo, Marco, che mi rimaneva molto simpatico. Era, e lo è anche oggi, un tipo particolare, con occhi vispi, una gran parlantina e un aria di chi sta sempre in movimento. Quella mattina, una mattina come tante, mi si avvicina e con un sorrisetto mezzo ironico dipinto sul viso mi fa: “La conosci questa” e comincia a canticchiare “Na na nanananà na na nana nanananannananà” e io per non farmi cogliere impreparato, ma soprattutto per non dargli soddisfazione sparo “Certo è quella della pubblicità del Theati” e lui, senza riuscire a nascondere il sottile piacere di chi ti ha colto sul fallo, mi dice: “No, questa è Hey Jude, dei Beatles!” Loro erano già sciolti, ma da quel momento in poi non hanno mai più abbandonato la mia vita, che, sono convinto, senza di loro non sarebbe stata la stessa.
Proprio ieri mia figlia, che ha dieci anni e che ascolta cose come High School Musical, mi ha chiesto se conoscessi una canzone che aveva sentito a casa di un’amica e che le era piaciuta tanto, “poteva essere qualcosa tipo …… Across the Universe ….., forse”, ed ha provato ad intonarla, perché io facevo finta di non aver mai sentito niente del genere.
Quando mi è un po’ passata la pelle d’oca le ho fatto sentire il white album e poi le ho raccontato una favola.
erano quattro, ora sono due
ma come fai a dire a qualcuno chi erano i Beatles ? la musica è un po’ come un’emozione che si muove su un diagramma tra le ascisse e le ordinate .Si crea una linea che si può muovere in tante direzioni , può salire o scendere o procedere uniforme .Ma le vette , le altezze i picchi raggiunti dalle emozioni che ci davano quei quattro disgraziati chi l’ha più visti .Più che dentro ti entravano , è strano? negli occhi . Vedevi tutto in un modo nuovo , eri come una telecamera vivente spianata su una società che stava cambiando alla velocità della luce ma tu la vedevi al rallentatore e ti godevi ogni singolo , schifoso momento con questa musica negli occhi .Alla fine penso che se dicessi a qualcuno chi erano i Beatles , gli farei un torto .Scopritelo da solo chi erano i Beatles ,è la cosa migliore che puoi fare .
Quarta e quinta elementare: io “facevo” ringo, marzia “faceva” paul e silvia george, mentre john era immaginario - avevamo i nomi scritti dietro le microsedie a scuola e inventavamo una sorta di “telefilm” a puntate. Inseparabili. Completamente fuori trend, eravamo nel 76 e 77, incomprese da conoscenti e coetanei, abbiamo vissuto intensamente e un po’ atipicamente la pre pre adolescenza, imparato il nostro primo inglese, e soprattutto abbiamo sognato, sognato, sognato… Cambi di città e di destini, passano tanti anni, i beatles sempre nel cuore … mi sposo: a braccetto con mio padre sto per entrare in chiesa. Sulla soglia, inattesa visione: ci sono loro due, marzia e silvia, a farmi ciao ciao. Completamente persa mi fermo a guardarle ridendo, e loro: “Vai dentro, oca!”. Paul e george erano lì per me…
SE LA MUSICA HA IN QUALCHE MODO BUCATO L’ATMOSFERA ED IL SUO SUONO HA AVUTO MODO DI PROPAGARSI IDEALMENTE OLTRE,ARRAMPICANDOSI NELL’UNIVERSO, LO AVRA’ FATTO SERVENDOSI DELL’IMMAGINARIA,IMPOSSIBILE SCALA , COMPOSTA DALLA SEQUENZA DI POCHE NOTE DEI BEATLES .UNICA ARMONIA CAPACE DI ESSERE PERCEPITA OLTRE OGNI LINGUA CONOSCIUTA,LINGUAGGIO COMPRENSIBILE,COMUNICAZIONE SUBLIMINALE.UNICA MELODIA CAPACE DI SCONFIGGERE LA STUPIDITA’ DEGLI UMANI CHE NON L’AVEVANO ACCETTATA PER POI SCARTARE METEORITI E STELLE PER RAGGIUNGERE L’INFINTO,L’IMMORTALE,L’ETERNO.
Che la felicità fosse una pistola calda io, avviata verso il pacifismo “di ritorno” degli anni Ottanta, l’ho scoperto a tredici anni. Non che fosse conveniente sapere di “triggers” a quell’età. Ma era inarrestabile. Perchè i Beatles erano erotismo, dolcezza, ormone della crescita e giganteggiare dell’infanzia, colori saturi e sgargianti, più che da psichedelia da abbraccio col mondo, un entrare dritto dentro alle cose senza passare dai contorni. I Beatles erano la mia possibilità; la voce nasale e roca di John mi saldava con emozioni che ancora non conoscevo, e ticket to ride chissà perché più struggente di tutte, come una porta di passaggio ad altri gradi di esistenza, di esperienze, di amori. I Beatles la mia icona scanzonata: i giorni in bianco e nero dai contorni netti e sfilati, con il mood Cavern o Please mr. Postman, da associare alle pareti scarne del mio liceo, a quel ragazzo con gli zigomi alti e lo sguardo triste, che poi se ne sarebbe addirittura andato. E quelli rilassati, quei giorni For the benefit of mr. Kite, da pratone e giochi in una villa romana, con nuovi amici e aspettative , e nuovi discorsi - Your mother should know. Quei giorni, ancora, di passaggio, di scosse sottopelle di consapevolezza, dolori e risate più acuti, giorni Sexy Sadie, tinti di viola e giallo. Non so se mi sono mai portata dietro qualcosa per tanto tempo; dalle mie tasche bucate però loro non sono mai scivolati via. E i Beatles, e John, sempre con me.
dalla passione dei Beatles dei miei genitori… sono nato io! mi chiamo Riccardo come Ringo..(e non penso sia un caso) sono nato nel 67 l’anno di sgt.Pepper.. a mio avviso il disco piu’ bello.
Sono fortunato perchè con loro ho conosciuto la poesia, l’amore, i sogni, la libertà… la mia ragazza, i miei figli…. e non finiro’ mai…
Sono nata 15 giorni prima dell’uscita di “Love Me Do”. Sono stati la colonna sonora della mia infanzia. I miei fratelli (maggiori di 13 e 9 anni) li suonavano in continuazione, a tutto volume, tra le ire del vicinato (almeno di quello più anziano o, pardon; “matusa”). Cos’altro aggiungere a ciò che avete detto tutti voi: solo che mi hanno semplicemente reso più felice. E con me milioni di altre persone al mondo.
“L’uomo giusto al momento giusto” questa è l’idea che ne ha chi non conosce la storia dei Beatles e questa mi era stata raccontata da mio padre beatlesiano per anno di nascita, io lo sono per passione: non so quanti libri ho letto e su Ringo in genere c’è scritto che ha inventato “il colpo in piu’” e la disposizione che tuttora si usa degli elementi della batteria, ma questi sono dati tecnici. Ma che dire di uno che in vacanza con la moglie Moureen in Sardegna si tuffa in acqua armato di maschera e rimane folgorato ta una tana di un polipo: Octopus’s garden, mi gira sempre in testa forse perchè è la mia sveglia “I’d like to be under the sea In an octopus’ garden with you”. P.S. la bibliografia dei beatles è sterminata ma tra i migliori c’è sicuramente la raccolta di cartoline che gli altri beatles spedivano a Ringo, da non perdere.
La passione piu’ grande della mia vita. Da ragazzina le pareti della mia camera tappezzate dei loro poster. L’amore sconfinato per una musica che restera’ unica e per un giovanotto mancino che suonava il basso (Paul, quanto ti ho adorato !!) La grande gioia di essere riuscita a trasmettere questa passione a mio figlio, che e’ nato nel ‘75 e che tante volte ha ascoltato la raccolta completa dei miei “intoccabili” LP. Il dolore che ancora provo per l’assassinio del grande John. Ancora adesso il sogno di poter incontrare Paul e Ringo per ringraziarli di aver addolcito la mia adolescenza un po’ amara.
Se non ci fosse stata la sorella della mia amica Fiammetta io non avrei scoperto i Beatles, a 7 anni, nel 1974. Se non ci fosse stata la mia amica Fiammetta, durante l’intervallo, in seconda elementare, non avrei giocato a “2 anni di vacanze con i Beatles” dove ci immaginavamo abbandonate su un’isola deserta a seguito di un naufragio con “loro” come unici altri superstiti. Ho amato Ringo, ma è stato un attimo, finchè ho scoperto che quello della foto su cui sbavavo era Paul. Ho ascoltato solo Beatles fino ai 15-16, in casa mi dicevano che ero monomaniaca. Se non ci fossero stati i Beatles non avrei fatto niente di quello che ho fatto!
Sono nata nel 1982, ma ho ripercorso la musica dei Fab Four disco per disco, da quando ero piccola. Per anni il regalo di Natale è stato: un disco dei Beatles. So suonare tutte quante le loro canzoni al piano e alla chitarra, molte anche al basso, non passa giorno senza che ascolti la loro musica. Ma Ringo, in particolare, mi ha insegnato a suonare la batteria! Che rivelazione… Ho iniziato con i suoi riff più semplici come in Twist and Shout e She Loves You. Sono poi passata a quelli più complessi di Help e Ticket to Ride (col film ad aiutare se non capivo come faceva), fino all’eleganza unica della batteria in Abbey Road, con Come Together e il suo Shoot Me—z-z-z-z—tu-tù-tu-tu-tù-tu-tu-tù-tu-tu e il *mitico* assolo di batteria in The End, che, ragazzi, mi ha preso giornate intere, per impararlo. …A 14 anni sono diventata la prima ragazza-batterista del mio paese…
Una vecchia audiocassetta dei Beatles, quando avevo 12 anni, mi ha accompagnato alla scoperta della musica assieme a Beethoven, a Vivaldi, a Mozart.
Paul cantava “When I’m sixty-four” ed oggi li ha davvero…
E i Beatles sono ieri ed anche le cose che abbiamo detto oggi.
I Beatles sono un giorno nella vita.
I Beatles sono otto giorni alla settimana.
I Beatles sono qui, là, dappertutto…
I Betles sono attraverso l’universo.
I Beatles saranno un campo di fragole per sempre.
Non ho fatto in tempo a chiederglielo, ma credo che per mio nonno fossero dei capelloni e i nonni hanno sempre ragione, almeno un pò. Mio padre fa lo snob, dice che non erano un granchè con i loro strumenti e se lo dice forse un pò di ragione ce l’ha, perchè al Velodromo Vigorelli lui c’era e so che, se anche adesso non lo dice, non se li sarebbe persi per niente al mondo. Io sono nato troppo tardi anche solo per sentire all’edizione della notte del tiggì che uno squilibrato aveva preso a rivoltellate John sotto casa sua…ho visto solo George andarsene alla rovescia, all’incontrario di una rock star, Paul compiere sesssantaquattro anni e Ringo su un dvd, oggi. Se un giorno dovessi mai avere un figlio che mi chieda chi erano i Beatles gli regalerò la mia copia di “Revolver” e gli dirò di andarle a fare a qualcun altro certe domande, mica sono Red Ronnie io.
Ho 24 anni, e sono nel pieno della “Beatlemania”…la loro musica è la sola che possa essere considerata Musica. I fabfour hanno cambiato il mondo, ci hanno regalato qualcosa di eterno:le loro canzoni. E spero un giorno di poter realizzare il mio sogno nel cassetto: poter incontrare Paul e Ringo, davanti a una tazza di english tea, e poter loro dire “GRAZIE” per aver scritto la colonna sonora della mia vita.
carino il singolo “Liverpool 8″…. mi ricorda “This Is How It Feels” dei leggendari Inspiral Carpets che non erano di Liverpool ma di Manchester…
Avevo circa 10 anni quando in un freddo pomeriggio di un natale di metà anni 70 la Rai mi fece imbarcare in un sottomarino giallo pieno di strani personaggi e musiche ipnotizzanti, da cui non sono più sceso. A bordo di esso ho navigato per tutti periodi della mia vita, grazie ad esso mi sono laureato in letteratura inglese, ho scritto messaggi appassionati con le parole di Here, There & Everywhere, trovato consolazione nei miei momenti bui sulle note di The Long and Winding Road, insegnato a mio figlio a contare in inglese ripetendo All Together Now, mandato persone a quel paese gridandogli Think for Yourself! e pianto amare lacrime svegliandomi in due grigie mattine d’inverno apprendendo dalle radio che due dei baffuti signori che tanto tempo prima mi avevano preso a bordo del loro sottomarino giallo non c’erano più … Cos’altro aggiungere? John, Paul, George e Ringo, amici di una vita, grazie!
Era il 1976, mi pare di ricordare che fosse dicembre. Sul secondo canale Rai proiettavano una serie di film di Richard Lester, in seconda serata di sabato. Io avevo dieci anni e il mio gruppo preferito erano gli Abba. Fino a che non vidi “Help”. Non so che cosa è successo, so solo che quel filmetto spensierato, quei quattro ragazzi sempre allegri, quelle canzoni così… magiche mi hanno preso e portato via. Nel corso degli anni loro mi hanno consolato, accompagnato, insegnato l’inglese, rallegrato. Loro c’erano e ci sono. Oggi ho 41 anni e conservo ancora il mio primo oggetto da beatlemaniaca: un quaderno a quadretti con foto, articoli, testi di canzoni dei Beatles ritagliare e incollate con la coccoina. E a mia figlia di 4 anni dico: “Un giorno ti racconterò la favola vera di quattro ragazzi di Liverpool che hanno fatto sognare il mondo”.
Non so se vale per questa iniziativa, però, invece di mandarvi uno scritto mio, vi agevolo quanto Enzo Iacchetti ha pubblicato su Smemoranda 2000, del racconto che gli ho fatto del concerto dei Beatles a Milano. La trama è vera, poi lui ci ha messo del suo. E’, in ogni caso quello che per me “sono” i Beatles.
Il “Compagno Stanga” è l’ultimo rimasto. Ancora oggi ha dei baffi che nessuno li può avere così. Ancora oggi racconta di quante ne prendeva di botte e si ricorda, lucido come un giaguaro, ogni via stretta che l’ha visto scappare. Quando lo racconta è come stare al cinema, è come avere lo schermo negli occhi. Non è nessuno per gli altri, è stato un capo, un lottatore, un semplice postino, uno sbandieratore, è stato molte cose per me. Fu l’unico di noi che riuscì quasi a raggiungere John Lennon quando portarono via i Beatles dal Vigorelli su un furgone. “Stanga” riuscì a stargli dietro parecchio, aveva scatto e fiato da vendere. Aveva guadagnato dei metri preziosi e un improvviso semaforo rosso lo rese raggiante come il sole a mezzogiorno. Il furgone passò lo stesso e “Stanga” fu bloccato dalla polizia.E’ da allora che ci racconta che Lennon (seduto dalla parte del finestrino) si girò, lo guardò e forse lo salutò. Correva sempre: dietro ai Beatles, dietro ai sogni disperati, dietro a ogni possibilità, a qualsiasi speranza. Ma ogni volta rimaneva più solo, un maratoneta con le palle che staccava il gruppo e per dispetto gli spostavano il traguardo per non farlo vincere. Il “Compagno Stanga” non è stanco neanche adesso, anche se tutto è ormai sommerso. Ha sempre i baffi dritti verso quel furgone, giurando al mondo che è vero che Lennon si girò, vide il giaguaro e lo salutò. Tutti gli chiedevano le prove, io gli ho creduto subito. Dylan non era un mito, nemmeno Kerouac, neppure i Beatles. Erano troppo lontani da ciò che facevano per noi, astratti come divinità impalpabili. Il mito per me è ancora Lui, che quando parla mi si accende il cinema e con le mani gli stropiccio quei baffi, pieni di foto a colori che se cerchi bene trovi anche quella di Lennon che saluta. Li hanno ammazzati tutti, “Stanga” è vivo!!
Quanta nostalgia! Era il 1964 ed io come tutti i ragazzini di quei tempi dopo Carosello ero già a letto, ma all’improvviso dalla stanza accanto, dove i miei genitori guardavano la TV, ho sentito un suono nuovo, incredibile e trascinante: era un servizio televisivo (se ricordo bene il programma era TV7) dedicato a “quattro boys” e la canzone era “Please, Please me”. Il giorno successivo mi precipitai in un negozio discografico per acquistare il 45 giri: non era in vendita, ma il negoziante trovò negli scaffali “Twist and Shout” e da allora sono cresciuto a pane e …. Beatles!! e la musica continua e continuerà con loro.
Una vecchia audiocassetta dei Beatles, quando avevo 12 anni, mi ha accompagnato alla scoperta della musica assieme a Beethoven, a Vivaldi, a Mozart.
Paul cantava “When I’m sixty-four” ed oggi li ha davvero…
E i Beatles sono ieri ed anche le cose che abbiamo detto oggi.
I Beatles sono un giorno nella vita.
I Beatles sono otto giorni alla settimana.
I Betles sono attraverso l’universo.
I Beatles saranno un campo di fragole per sempre.
Beh… Per il concorso del concerto di Paul non ho vinto…e sicuramente non vincerò adesso… ma diamine…il msg che scrissi lì lo ri-posto perchè a me piace davvero tanto!!!
Perchè mi piacciono I FAB FOUR in breve? Ci provo:
A bbey Road B eatlesiano C olossale D ay Tripper E leanor Rigby F olle sulla collina G igante H elp….Hello Godbye I saw her standing here (la prima volta che il pubblico udì la sua voce) J ude…. L et it be…. M acca ! N orwegian wood O bladì Obladà P aolino per noi del Fan Club ! Q uante volte lo avrò ascoltato….???!!! R omantico S ergente nel Sottomarino T he White Album U nico ! V ero. W ings….seconda giovinezza! Y…. (non lo scrivo nemmeno,troppo scontato:la canzone più bella mai scritta) Solo una cosa: GraZZZie Ragazzi.
E BASTA con questi beatles… che speculazione
Io sono nata nell’anno in cui i Beatles si sono sciolti, e mi sono sempre considerata poco fortunata per essere una fan “postuma”. Ma me li sono goduta tutta la vita e me li godo tuttora, compagni di ogni momento: Blackbird la colonna sonora del mio matrimonio, Fixing a hole la suoneria del mio cellulare, e una loro canzone in mente al risveglio quasi tutte le mattine. Da piccola ero innamorata di George e della sua musica ricca e timida, Paul sarà per sempre il genio nel mio cuore, John quello che parla alla mia mente. E anche se, come dice un mio amico, Ringo ha vinto una lotteria infinita per tutta la vita, alla fine lui per me resta The one and only Billy Shears.
Bob Dylan dice: “The Beatles play but they don’t rock”. Forse è vero ma cosa dire per me bambino che, a metà degli anni sessanta, sentii per la prima volta la loro musica? Alla radio, senza mediazioni televisive, giornalistiche: semplicemente la sentii, la ascoltai, mi piacque e mi sentii bene. Uno “stare bene” immediato, a pelle, psicologico ma senza metacognizione, senza implicazioni sociologiche, musicali od altro. Qualunque fosse il loro tipo di musica mi pervadeva ed era destinato a piacermi, per sempre. Ancora oggi, che ho più di cinquant’anni, è come ascoltarli per la prima volta. E non mi interessa che tipo di musica sia. Vince
Quando avevo 15 anni (1973 o giù di lì) regalai alla mia prima ragazza 3 quarantacinque giri dei Beatles (ricordo in particolare “Help” con “I’m down” sul lato B) che avevo trovato con una certa difficoltà per dimostrare quello che provavo per lei. Dopo pochi giorni ci siamo lasciati (mettiamola così). Il dispiacere che provai in quei momenti non è niente in confronto a quello che ho provato anni dopo per essermi privato di tre cimeli a cui tenevo tanto. L’amore passa, ma quello per i Fab Four no.
Nasco musicalmente con loro… Sono del ‘53 e ragazzino ascoltavo infinite volte lo stesso 45 giri finché mia madre non entrava nella stanza dicendo: ..e basta!!..non se ne può più! Poi ho iniziato a studiare pianoforte: invece di studiare cercavo di trovare gli accordi ad orecchio dei brani che ascoltavo. Così ho imparato anche le prime regole dell’armonia…. Avevo un maestro intelligente, senza preclusioni, che capiva il mio entusiasmo e per farmi studiare “barattava” con me : tu mi fai un Bach e io ti ascolto un Beatles. Oggi che sono musicista di professione, seppur in ambito classico, in tutta onestà dico che faccio questo mestiere grazie a loro, alla passione che mi hanno trasmesso, alle emozioni che ho provato ascoltandoli. Poi ho amato anche Bach, Beethoven, Brahms… Poi, però Fabio
Era l’estate del 1965, avevo 7 anni; un pomeriggio mia zia porta a casa un Lp “RubberSoul” e mi fa sentire Michelle e Girl. Succede qualcosa. Tutti i giorni successivi quando tutti vanno a fare il riposino pomeridiano, io tiro fuori il giradischi a valigia BrionVega e stando attentissima alla puntina mettevo quel disco e lo ascoltavo e riascoltavo all’infinito. Da allora ogni volta che ascolto quel disco risento l’odore del giradischi e mi vedo nella cucina di mia nonna con Norvegian Wood che mi suona nella testa. E’ una passione immutata da 43 anni
Mi alzo sulla punta dei piedi mi piace quella mela verde che gira.. ma poi scopro che mi piace di piu’ quella bianca! quella tagliata a meta’….. bisogna aspettare un po’ …..quella puntina deve arrivare in fondo dove c’e tutto nero … Ma aspettare e’ gradevole perche’ senza saperlo mi imbevo delle note e dei suoni che poi diventeranno parte del mio DNA Oggi ogni volta che ascolto LORO e’ come rivivere istanti di una vita vissuta ma che per sempre vivra’……..
Da qualche parte ho letto una frase di qualcuno importante che non ricordo. Dice: Ancora oggi Ringo Starr non ha capito che ha fatto parte dei Beatles. Parliamoci chiaro: c’erano i due geniali, la colonna d’appoggio Harrison e uno che picchiava sui tamburi. Ho visitato una bella mostra sui Beatles ad Aosta, con un sacco di informazioni. Dalla quale si evince che ai due capi non importava più di tanto chi batteva la gran cassa, bastava che non rompesse troppo riguardo ai loro piani. Starr è l’ultimo in tutto, magari il più umano. In alcune occasioni, soprattutto all’inizio, furono convocati altri batteristi e Ringo si limitava a suonare il tamburello o le marakas. Mi pare eloquente. Come è evidente, dai video rimasti, che per cantare c’erano sempre e soltanto due microfoni: George era ammesso per i coretti e dopo doveva togliersi dai piedi e lasciare il posto a Paul.
Sono nata nel ‘78, quindi troppo giovane per dire chi sono stati i Beatles al loro tempo, ma perfettamente in grado di dire cosa rappresentano adesso. Sono a colonna sonora dei miei momenti migliori: la prima musica sentita subito dopo il primo agognato bacio con il mio ragazzo, la colonna sonora necessaria per ogni viaggio ben riuscito, la musica da ascoltare a tutto volume i sabati mattina quando mi diverto a cucinare…
una valanga di emozioni sulla mia adolescenza, il sogno di un mondo davvero unito da suoni e parole mai udite prima di allora che ti colpivano allo stomaco, il desiderio di sconvolgere tutto quello che ci circondava e che sembrava non appartenerci………è forse cambiato qualcosa da quel tempo? non credo proprio ed è per questo che ho ancora bisogno di LORO.
Il 45 giri di “Yesterday” che mia madre ascoltava nel mangiadischi quando ero bambino. Il vinile di “Sgt.Pepper” come regalo di natale in terza liceo La cassetta c-90 con sopra la “Raccolta blu” che girava ininterrottamente nell’autoradio della mia prima automobile. Gli mp3 del “White album” scaricati con emule un paio di mesi fà dalla rete Il mosaico di Strawberry Fields quest’estate in vacanza a New York. Il poster di John che mi ha seguito sui muri di tutte le stanze che ho cambiato in questi anni.
I Beatles… da sempre colonna sonora della mia vita. Può bastare? Zoost.
Credo fosse il 1968, ricordo perfettamente un freddo pomeriggio invernale. Abitavo nella periferia romana dove non accadeva mai nulla di eclatante. Ma quel pomeriggio fu animato da una troupe cinematografica impegnata a girare una scena di un film dal titolo “Candy”. La voce si sparse velocemente e tutti accorremmo ai bordi di quel verde prato. Avevo tredici anni e quando vidi arrivare una Rolls Royce argento metallizzato dalla quale scese Ringo Starr, rimasi senza fiato. Ci sorrise e ci salutò, da lontano, mentre noi teen-ager urlavamo il suo nome alla ricerca disperata di un autografo. Assistemmo alle riprese per circa un’ora; poi Ringo risalì in macchina e sparì. Fu il primo incontro ravvicinato con una rock star; e all’epoca era sicuramente un sogno.
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