I referendum sulla giustizia, il silenzio degli innocenti - Il Riformista

2022-10-08 19:28:55 By : Ms. Tina Sun

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Il titolo era Il silenzio degli innocenti e narrava le vicende di uno psyco-killer che cannibalizzava le sue vittime.

Ma che ci azzecca …direbbe Di Pietro? Tranquilli, non è l’incipit di una ennesima recensione sulla saga di Hannibal Lecter, ma quel film ci consegna alcuni spunti per introdurre una questione di grande attualità.

Innanzitutto la parola silenzio. Nel film si riferisce agli agnelli (gli innocenti, le vittime, così chiamate dal protagonista) che con la mattanza smettono di urlare. Oggi ricorda quello assordante, opprimente, con il quale sono stati avvolti i referendum sulla giustizia.

E già, perché anche per loro c’è in vista una mattanza programmata per il prossimo 12 giugno. Un silenzio figlio di una congiura posta in essere da un sistema, quello paese, che durante l’anno non fa altro che parlare della giustizia, delle sue disfunzioni, dei suoi mali, delle sue storture, delle sue ingiustizie e che poi, al redde rationem, si squaglia nella totale indifferenza, mostrando tutta la sua pavida sudditanza nei confronti di una categoria professionale, che assolve a una funzione dello Stato per di più costituzionale, che purtroppo è diventata classe: quella dei magistrati.

Eppure delle necessità di separare i magistrati che indagano, arrestano e accusano da quelli che giudicano; di strappare il Csm alla logica strangolante delle correnti; di regolamentare meglio la custodia cautelare cercando di evitare che molti innocenti vadano in galera prima del processo per poi uscirne con “tante scuse” da parte dello Stato ma con la vita devastata; di sorvegliare e valutare le carriere dei giudici come per tutti i dipendenti pubblici; di evitare infine che una semplice messa in stato di accusa decapiti comuni e regioni paralizzandone la vita amministrativa, se ne sentiva il forte bisogno ed erano cose sulle quali sembrava che fossero tutti (o quasi tutti) d’accordo.

Certo non lo erano i grillini, pardon i conticini, così tragicamente rivolti al mantra dell’honestà, (il classico slogan che serve a camuffare il vuoto di chi non ha niente da dire, così come la vernice gialla fa sembrare d’oro monili di latta) tutti protesi in un incestuoso rapporto edipico con un noto giornale nazionale pur non sapendo chi dei due faccia la parte della mamma e chi quella del figlio.

Non lo erano, almeno prima, quelli di Fratelli d’Italia, quelli dello slogan “Dio, patria e famiglia”, salvo balbettati ripensamenti, almeno parziali, dell’ultima ora.

Non lo era il PD che oggi si trincera dietro l’equivoco della libertà di coscienza, il classico soprabito buono per tutte le stagioni.

E tutti gli altri? Gli unici a parlarne sono il Partito Radicale e il Partito Socialista Italiano che assieme alla Lega sono i soggetti promotori.

Già, c’era pure la Lega, con tanto di proclami del suo “capitano” rivolti urbi et orbi al momento della presentazione dei quesiti. Oggi anch’essa, e anch’esso, in silenzio. Oddio, che Salvini cambi temi, battaglie, posizioni, slogan, nello spazio di un minuto con la stessa disinvoltura con la quale cambia ogni mattina la cravatta, o meglio la maglietta con la scritta, è cosa nota. Ma il silenzio della Lega e dei suoi leader è stupefacente, o forse è più stupefacente l’ingenuità degli italiani che non hanno ancora capito che tutta, ma proprio tutta, la propaganda del partito del “carroccio” è solo una grande presa in giro.

E poi ci sono i media, i poteri finanziari, quelli economici, i sindacati e compagnia cantante i quali stanno distrattamente in tribuna come se non fossero affari loro.

Insomma, tanto per tornare al film, è evidente che con l’ipocrisia del silenzio, finalizzata alla astensione, esattamente come Hannibal Lecter, vogliono fare dei referendum il loro banchetto antropofagico.

Per il resto c’è da dire, giusto per dovere di cronaca, che dei tanti riformisti sparsi qua e là, dei quali questo paese si fregia, gli unici rimasti in campo (lasciati soli da tutti, anche da chi poi, sul tema della mala giustizia, scrive libri e ne fa sante crociate, ma solo quando lo riguarda), sono quelli che del riformismo, dell’ideale libertario, della solidarietà, dell’equità e del garantismo hanno piena la loro cultura politica.

Coerenti fino in fondo con le loro idee e con la loro storia, bisogna riconoscere che i socialisti e i radicali sono i soli che incarnano l’autentico spirito riformista e libertario di questo paese.

Peccato che le gente non se ne accorga; speriamo però che il 12 giugno gli italiani si ricordino di andare a votare, ovviamente a favore, di una importante riforma per il bene del paese.

E poi magari che si ricordino anche di loro che l’hanno proposta e difesa.

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Il Riformista è una testata edita da Romeo Editore srl - PIVA 09250671212 e registrata presso il Tribunale di Napoli, n. 24 del 29 maggio 2019 - ISSN 2704-8039