Padre Alvarez, sacerdote a Ventimiglia, ha fondato una onlus che ha sottratto migliaia di ragazzi alla schiavitù delle coltivazioni di coca nel suo paese
«Sa cosa cantano i contadini che lavorano nei campi di coca? “Il problema non è nostro: viene da lontano. Noi la coltiviamo, ma all’estero è dove va a finire. Sono i gringos che se la mettono nel cervello, dai più poveri alla più alta società. Noi, lavoratori a giornata, raccogliendo le foglie di coca sopravviviamo”. Sono nato nel Catatumbo, una regione a nord-est della Colombia al confine con il Venezuela, e a 21 anni ho avuto la fortuna di trasferirmi in Italia e di studiare: è stata la mia salvezza, perché invece di diventare uno schiavo dei narcos, ora predico la pace e offro a mia volta un’alternativa ai bambini».
Questo contenuto è riservato agli abbonati
Attiva l'offerta per accedere a:
Il nuovo libro dedicato al mondo arabo di Angiola Codacci Pisanelli. In download gratuito per tutti i nostri abbonati digitali
L’Espresso Media S.r.l.- Partita Iva 12262740967