Carnelos: NATO ad Est, é questo il peccato originario

2022-10-08 21:48:55 By : Ms. Nancy Dai

“L’allargamento a est della Nato è il peccato originale che ha alimentato una tensione crescente tra Russia e Occidente, fino alla guerra in Ucraina? È una questione controversa e non così scontata come viene raccontata”. Marco Carnelos, ex consigliere dei presidenti Prodi e Berlusconi, ex ambasciatore in Iraq ed ex inviato speciale per la Siria, affida a Dagospia le sue considerazioni sulla guerra In Ucraina.

L’Occidente promise alla Russia di non allargare la Nato a est?

Alcune promesse verbali furono fatte. Ci sono anche alcuni documenti, prodotti da riunioni di alto livello, in cui si evidenzia come l’assunzione che c’era in quel momento storico fosse che la Nato non sarebbe andata oltre il confine della Germania, riunificata a ottobre 1990. 

Chi si intestò questa rassicurazione?

L’allora Segretario di stato americano, James Baker. La sua promessa fu: “Not one inch eastward”, ovvero “non un centimetro più a est”. Dopodiché la storia è evoluta. Il Patto di Varsavia, l’alleanza militare che si contrapponeva alla Nato, nel 1991 s’è sciolto. Da quel momento Putin ha fatto presente in più di un’occasione: “Ma senza il Patto di Varsavia contro chi allargate a est la Nato?”.

Putin vuole ricreare una Grande Russia sul modello imperiale o sovietico?

Putin ha vissuto in Germania est nel 1989 e non sappiamo quanto il crollo del suo mondo abbia inciso psicologicamente su di lui. Nessuno può sapere se effettivamente la fine dell’Urss lo abbia segnato. Lo sa il suo analista, ammesso ne frequenti uno. 

L’ambasciatore Massolo è convinto che a muovere Putin sia la voglia di rivincita, il bisogno di vendicare i torti che lui crede che la Russia abbia subìto…

Lo dice perché da capo dell’Intelligence ha avuto dei resoconti specifici in tal senso o è una semplice speculazione, come la fanno tanti? Io non credo che Putin sia pazzo. Le sue prese di posizione pubbliche mi sembrano coerenti, benché a tratti inaccettabili. Denotava problemi psichiatrici più seri Donald Trump, se vogliamo…

In Occidete fa comodo pensare che Putin abbia perso il senno per non dover riconoscere le sue ragioni?

È un tipico atteggiamento occidentale: chi non la pensa in un determinato modo, o ha altre categorie mentali, viene marchiato. “L’eccezionalismo americano” non contempla una diversità. È un riflesso culturale, che manca di “empatia cognitiva”: l’incapacità di mettersi nei panni degli altri. E poi ci sono schematismi tipicamente occidentali, fondati su valori diversi: “Quello è un dittatore”, “in quel paese manca la libertà”, o cose del genere.

Saranno anche assunzioni veritiere ma vanno contestualizzate, inserite in un disegno storico più ampio. Ad esempio, è difficile comprendere l’autocrazia di Putin se non si considera che la Russia non ha praticamente mai conosciuto la democrazia. La norma nella cultura politica russa è l’autoritarismo. Ma se guardiamo gli ultimi vent’anni anche noi in Occidente abbiamo qualche problema con l’esercizio della forza e la gestione del dissenso. Basti pensare a come sono stati talvolta repressi i “gilet gialli” in Francia. La brutalità, spesso gratuita, della polizia americana, sovente in assetto anti-sommossa, è documentata dai migliaia di fatti di cronaca. La complessità del mondo non può essere ricondotta a uno schema mentale binario e manicheo di buoni-cattivi. 

Vale anche nel caso della guerra all’Ucraina?

La vicenda Ucraina non si può ridurre alle vicende iniziate il 24 febbraio 2022. Bisogna tornare al 3 ottobre 1990, giorno della riunificazione della Germania, e provare a capire come si sono sviluppati gli eventi da allora. In Italia chi opera i distinguo, provando a capire la realtà, anche nelle sue pieghe meno rassicuranti, viene troppo sommariamente etichettato come “putiniano”. È assurdo.

Partendo dal 1990, allora, quali eventi hanno portato all’attacco all’Ucraina?

Ci sono state azioni e omissioni da parte dell’Occidente, affiancate da responsabilità anche russe beninteso, che hanno alimentato le incomprensioni. Se si fosse provato a intavolare un dialogo serio non sarebbe mai scoppiato questo conflitto.

Quali sono le omissioni dell’Occidente?

Non voler capire che l’allargamento a est della Nato creava un problema alla Russia.

Per vent’anni, dal 2001, il paradigma di sicurezza americano si è basato nel contrasto al terrorismo islamico. L’ascesa della Cina e quella della Russia da un punto di vista militare hanno riorientato il dibattito strategico americano. A Washington si è preso atto che nuovi attori stavano minacciando la centralità statunitense: stava ripartendo una competizione tra grandi potenze. E queste grandi potenze, è evidente, si muovono per far valere i loro interessi sullo scacchiere internazionale. 

Vale per gli Stati Uniti ma anche per Russia e Cina…

Certo. Pechino ha mostrato le sue “linee rosse”, da cui non intende indietreggiare (Taiwan, Hong Kong, lo Xinjiang), Mosca aveva i suoi imperativi: no all’allargamento della Nato a est e in particolare all’Ucraina. E per una ragione, anche storica: tutte le invasioni della Russia sono passate dall’Ucraina, da Napoleone a Hitler. Quel paese è una porta d’ingresso.

Sta dicendo che verso i russi l’Occidente si è comportato da “Marchese del Grillo”: io so’ io e voi…

Per quanto questo accostamento strida con la semantica propria della diplomazia debbo riconoscere che è corretto. Washington poteva farlo nel 1991 con la Russia a pezzi e la Cina che non aveva consolidato la sua forza economica e tecnologica. Ma dal 2012 le cose sono iniziate a cambiare. Pechino è cresciuta esponenzialmente e Mosca ha mostrato la sua insofferenza dopo il primo allargamento della Nato a est nel 1999. Eltsin comunicò a Clinton, vero responsabile del progetto, la sua contrarietà e fu ignorato. L’allargamento fu fatto senza alcuna ragione perché la Russia non minacciava più nessuno! Sì, era scoppiata la guerra in Cecenia ma abbiamo visto contro chi si combatteva: un gruppo di integralisti islamici che a Mosca hanno fatto saltare interi palazzi. 

La Russia ha reso nota la propria frustrazione?

Altroché! Il 10 febbraio 2007 alla conferenza della sicurezza di Monaco Putin tenne un discorso durissimo, mostrando chiaramente la sua insofferenza verso gli allargamenti a est della Nato ma promettendo opposizione durissima agli allora ventilati ingressi di Ucraina e Georgia. Reiterò questa posizione al Vertice NATO di Bucarest dell’Aprile del 2008 dove potei constatare personalmente il suo livore. Per gli occidentali non si può limitare la sovranità degli stati imponendo loro di non entrare in un’alleanza. Bisognerebbe però prima spiegare l’alleanza Nato contro chi agisce. E poi esiste la realpolitik: prima della sovranità degli stati, talvolta, esiste l’inevitabile stabilità del sistema internazionale. 

Ospite a “DiMartedì” Alessandro Di Battista ha provocato i suoi interlocutori dicendo: “Ma se domani il Messico, magari con un presidente filo-cinese, decidesse di installare sul suo territorio dei missili della Cina, gli americani cosa farebbero? Glielo permetterebbero?”. Nessuno ha risposto.

Nel 1959 Cuba era diventata comunista dopo la rivoluzione con cui Fidel Castro aveva deposto Batista. Gli americani provarono a contrastarlo e non ci riuscirono. Fallirono innumerevoli tentativi di avvelenarlo. Nel 1961 andò male l’assalto alla Baia dei porci, organizzato dagli americani. Fino a quando nel 1962 Castro chiese aiuto all’Unione Sovietica. Decise di installare missili nucleari sul territorio cubano, gli americani reagirono con il blocco navale, minacciando la guerra nucleare, e a quel punto le navi sovietiche tornarono indietro.

La narrativa storica su questa vicenda, dal 1962 al 2012, è stata: Kennedy eroico ha sconfitto i sovietici. La realtà storica è diversa. Sì, i russi hanno fatto dietrofront e non hanno installato i missili. Ma ci fu un accordo segreto che obbligò gli americani a togliere i loro missili nucleari dalla Turchia, che allora confinava con l’Unione sovietica. Se guardiamo quella crisi, così come è stata raccontata, hanno vinto gli americani. Invece furono costretti a due concessioni: togliere i missili dal territorio turco e impegnarsi a non invadere Cuba. Ai sovietici bastò restare fermi, cioè non piazzare postazioni missilistiche all’Avana. 

Nel 2012, Leslie Gelb, il presidente emerito del “Council of foreign relations”, il sancta sanctorum dei think tank americani, scrisse un articolo su Foreign Policy in cui disse: “E’ ora che sfatiamo il mito della crisi dei missili a Cuba”.

Sta dicendo che ognuno racconta la storia come vuole?

Pensi alla crisi di Monaco del 1938, quando Francia e Germania, per cercare di salvare la pace, siglarono un accordo con Hitler cedendogli la regione cecoslovacca dei Sudeti. Daladier e Chamberlain passarono per imbelli, incapaci di reagire alle pretese tedesche. Invece molti non sanno che la Gran Bretagna, nel ’38, non era pronta alla guerra contro la Germania.

Quell’accordo diede a Londra un ulteriore anno di tempo per armarsi, soprattutto con la costruzione di aeroplani, che le permise nel 1940 di vincere la battaglia d’Inghilterra sopra i cieli della Manica. La storia della Seconda guerra mondiale è cambiata nella primavera- estate del ’40 e leggendo i libri di Andreas Hillgruber, grande storico tedesco di quel periodo, si capisce che Hitler dopo la sconfitta nella battaglia d’Inghilterra era già convinto che la guerra fosse in qualche modo perduta. Quindi decise l’azione più folle di tutte, l’invasione dell’Unione sovietica. E senza l’Urss non avremmo mai vinto la guerra al nazi-fascismo. Sul fronte russo la Wermacht impiegò 500 divisioni corazzate. Contro gli alleati sbarcati nel ’44 ne impiegò 150. Chi ha retto l’urto tedesco, sul piano militare e delle vittime (20 milioni) è stata l’Unione sovietica. E queste cose Putin le sa, le ha studiate… 

Le pretese di “Mad Vlad” non possono legittimarsi nei successi dell’Armata Rossa…

No. Ma va precisato che il Cremlino ha una sua visione su quello che dovrebbe essere l’assetto russo. Nel 2004 mentre l’Occidente applaudì alla “Rivoluzione arancione” in Ucraina in nome della democrazia, Putin ci vide una minaccia alla sicurezza russa. Nel 2008, al già citato Vertice NATO di Bucarest, Francia e Germania si opposero fermamente a far entrare Ucraina e Georgia nella Nato perché sapevano che la reazione di Mosca sarebbe stata durissima. 

L’Europa conosceva da tempo i “cahiers de doleances” di Putin?

Quando nel 2013-2014 è emersa la volontà di Kiev di entrare nell’Unione europea, la Russia ha posto più di un problema. Ad esempio, l’Ucraina era legata alla Russia e al Kazakhistan da un accordo doganale, che prevedeva libera circolazione delle merci. Se l’Ucraina fosse entrata nell’Ue automaticamente dal confine ucraino sarebbero entrate merci nel mercato russo senza dazi né controlli, con un enorme danno economico per il Cremlino. E questo aspetto fu ignorato e furono minimizzate le riserve di Putin.

Senza contare i mal di pancia a Mosca per la cacciata del presidente filorusso Yanukovich. Gli storici un giorno diranno se quella del 2014 fu una rivolta popolare o un colpo di stato. Quel che è certo, è che ci sono le registrazioni portate dai russi dell’Assistance Secretary of State americana, Victoria Nuland, che davanti alle perplessità degli europei per la rivolta a Kiev diceva: “Che si fottano gli europei”.

Invase la Crimea e incoraggiò le due repubbliche separatiste nel Donbass.

È il periodo in cui il Cremlino si lagnava della “russofobia” occidentale.

Non solo gli americani ma anche i polacchi, i bulgari, i romeni, le repubbliche baltiche hanno continuato a vedere la Russia come una minaccia, proprio mentre Mosca ribadiva la necessità di non allargare a est la Nato. In questa storia nessuno è innocente. Tranne la povera popolazione ucraina.

Negli ultimi 8 anni, dal 2014 quando furono siglati gli accordi di Minsk, poco o nulla si è fatto. L’Ucraina doveva riformare la Costituzione, garantire il bilinguismo ai russi e riconoscere autonomia alle repubbliche del Donbass e invece, apparentemente, non ne ha voluto sapere. E poi la Crimea è sempre stata russa: la diede Kruscev all’Ucraina negli anni ’50. E poi non si è voluto capire il significato storico-culturale-identitario che quel paese ha per i russi: l’identità russa è nata mille anni fa proprio in Ucraina. Si chiamava “Rus’ di Kiev” lo stato slavo nato nel 1054 che comprendeva territori che oggi fanno parte di Ucraina, Russia occidentale, Bielorussia, Polonia, Lituania, Lettonia ed Estonia orientali. L’identità russa non è nata a Mosca ma a Kiev. 

Gli Stati uniti hanno voluto l’allargamento a est della Nato e hanno scientemente fatto in modo che le tensioni successive, dal 2008 a oggi, restassero senza soluzione?

Lo stesso hanno fatto alcuni leader europei, che avrebbero dovuto essere i primi a preoccuparsi della questione Russia-Ucraina. Avrebbero dovuto operare per pervenire alla neutralità dell’Ucraina, impedendone l’ingresso nella Nato. In cambio avrebbero potuto aprire alla sua entrata nell’Unione europea, processo che avrebbe richiesto comunque anni, per il rispetto dei parametri necessari. A quel punto, forse, un negoziato con la Russia si poteva intavolare.

Senza dimenticare che l’Ucraina è un paese pieno di contraddizioni politiche, dove la presenza di formazioni neonaziste è accertata. Non è una fake news. E non è da escludere che Zelensky possa aver subìto pressioni da queste formazioni. Quando fu eletto, avrebbe dovuto essere il presidente del dialogo con la Russia. E invece… 

L’anglo-sfera (Stati Uniti, Canada, Gran Bretagna) ha una linea durissima contro Mosca, nonostante le sue contraddizioni. Negli Stati uniti, poi, negli ultimi dieci anni, la Russia è tornata a essere una minaccia con i democratici americani convinti che le elezioni, nel 2016, Trump le abbia vinte perché è stato aiutato da Putin. Che appare inverosimile. La Gran Bretagna, che spinge per la linea dura contro il Cremlino, per anni ha fatto ponti d’oro agli oligarchi russi che portavano soldi e investimenti a Londra drogandone il mercato immobiliare. E le sanzioni economiche imposte alla Russia hanno come unico obiettivo far collassare l’economia per aizzare una rivolta interna contro Putin. 

Con le tensioni tenute latenti per anni, Washington ha spinto Putin a commettere un errore fatale. Era un trappolone?

E ci è cascato con tutte le scarpe. Ma nella mente di Putin le cose funzionano diversamente. A lui non interessa più mantenere un rapporto con l’Occidente, di cui non si fida più. A lui preme la Russia profonda, che è ancora con lui. E non confondiamo il punto di vista dei cittadini di Mosca e San Pietroburgo con il resto del paese. E come se un giornalista tentasse di spiegare l’America soltanto da New York o Los Angeles. L’Occidente andrebbe in crisi isterica senza Netflix o McDonald’s, la Russia probabilmente no.

Putin, che da anni credo abbia maturato questa diffidenza verso Ue e Usa, deve aver pensato che fosse questo il momento storico giusto per l’invasione. Ha visto gli americani battere in ritirata dall’Afghanistan, il presidente Biden in crisi di consenso, un’Europa divisa. Se abbia fatto bene i suoi calcoli, lo vedremo.

Che errori ha commesso Putin negli ultimi 30 anni?

Non ha varato riforme significative per fare della Russia un paese moderno, sottraendo l’economia alle grinfie degli oligarchi. Anche dal punto di vista delle libertà fondamentali: l’Occidente si aspettava molto più coraggio. Certo, sono cambiamenti che sarebbero andati contro il dna russo, così abituato all’autoritarismo. Sicuramente Putin avrebbe potuto dovuto offrire un’immagine di una Russia democratica, più rassicurante e tranquillizzante per i suoi vicini di casa. Soprattutto i paesi ex sovietici. E non lo ha fatto, anzi. Dagli omicidi di giornalisti e dissidenti, alle svolte repressive: la Russia non ha fatto niente per farsi amare. Poi certo, si è innestata la nostra solita ipocrisia: abbiamo tenuto un occhio chiuso visto che Mosca ci riforniva di gas e le nostre aziende esportavano. 

Dall’omicidio di Anna Politkovskaja agli avvelenamenti al polonio, tutti sapevano cosa stesse accadendo in Russia. Eppure, nessuno s’è mai sognato di chiudere i rapporti con Putin…

In Italia, nessuno. In Germania, idem. In Gran Bretagna e Stati uniti il sentimento era diverso. Negli anni si è evoluto in modo sempre più negativo.

Putin non si è mosso solo “in casa”. È intervenuto in Libia e in Siria.

Sono stato inviato speciale per la Siria e ricordo bene che Putin sosteneva che a Damasco fosse in corso un tentativo di rovesciare un regime per portare al potere gli integralisti islamici. Era convinto che dalla Siria sarebbe partito un “contagio” fondamentalista verso il Caucaso che avrebbe infiammato le minoranze musulmane in Russia. L’Occidente invece ha visto solo l’inaccettabile sostegno al dittatore sanguinario Assad. Purtroppo il contesto era molto più complicato, anche se questo non assolve nessuno dai crimini che non stati commessi anche in quel Paese. 

Su questo punto, l’Occidente alimenta le sue ipocrisie. Ad esempio, di quello che stanno facendo l’Arabia saudita e gli Emirati nello Yemen non si parla mai: una vera catastrofe umanitaria. Che non è narrata dai media, forse perché Washington e Londra sono alleate di Riad a cui vendono armi. E poi i profughi ucraini, biondi con gli occhi azzurri, forse appaiono “biologicamente più gradevoli” di quelli yemeniti che hanno la pelle scura.

Trovano più consenso e copertura mediatica. Eppure, i profughi sono tutti uguali. Con queste distinzioni si fatto le democrazie occidentali non ci fanno una bella figura. I nostri conclamati valori devono essere rispettati sempre, non solo quando conviene. Rimproveriamo a Putin la censura del dissenso e poi le grandi corporation, tipo Youtube, Twitter o Facebook, censurano allo stesso modo. È il doppio standard. Non è sostenibile un sistema internazionale stabile dove ci sono delle regole che per alcuni valgono e per altri no. 

Se si considera necessaria la neutralità dell’Ucraina (mai nella Nato) per il bene dell’Europa e della sua sicurezza, implicitamente si riconosce che l’autodeterminazione dei popoli debba essere subordinata a esigenze di politica internazionale più ampie…

Alcuni fattori, ahimé, finiscono per incidere sulla stabilità complessiva del sistema internazionale. Bisogna tenerne conto. Questo purtroppo vale per i tibetani in Cina, per i Palestinesi in Terra Santa e per i Curdi in Turchia, Siria, Iraq e Iran.

Teoricamente il Consiglio di sicurezza dell’Onu, sulla base di quello che è stato stabilito nel 1945.

Con il meccanismo del diritto di veto, il Consiglio è sempre ingessato…

È questo l’ordine che si è creato dopo la Seconda guerra mondiale. Non va più bene? Lo si cambi. Ci sono state anche situazioni in cui il Consiglio ha votato all’unanimità. Come nel 1990, quando si doveva decidere se intervenire contro l’Iraq dopo la decisione di Saddam Hussein di invadere il Kuwait. Nel 2003, quando gli americani hanno invaso l’Iraq quella risoluzione unanime non l’hanno avuta. Hanno provato in tutti i modi a farsela dare ma Russia e Francia si opposero. Dissero chiaramente che se fosse stata portata la risoluzione in Consiglio avrebbero posto il veto. E gli americani attaccarono lo stesso.

Con Colin Powell che il 5 febbraio 2003 sventolò all’Onu una provetta con le presunte “armi chimiche” nelle mani del regime di Saddam Hussein. Il 20 marzo gli americani invasero l’Iraq.

A dimostrazione che, quando serve, una legittimazione alla guerra si trova. Ma bisogna distinguere tra legittimità e legalità. Ci sono guerre che appaiono “legittime” senza copertura legale. Viceversa, altre che hanno la copertura legale ma sono percepite come illegittime.

Per la Russia la guerra in Ucraina è legittima.

Putin ha invocato l’articolo 51 della Carta, quello che riguarda l’autodifesa. Sostiene di avere cittadini russi nel Donbass minacciati dai bombardamenti di artiglieria ucraini. Dal suo punto di vista ha invaso per difendere i suoi cittadini. Negli ultimi 8 anni, nelle repubbliche separatiste del Donbass, ci sono stati 16 mila morti. Non ne ha parlato nessuno. E la maggioranza dei morti, sembra, siano russi. Bisogna allargare un po’ il quadro per avere un giudizio più equilibrato.

Per Kiev è uno scenario da incubo: deve subìre e non fiatare?

Se a eccepire sullo status dell’Ucraina fosse stato l’Azerbaijan, non sarebbe fregato a nessuno. Diventa un problema perché c’è di mezzo la Russia, potenza nucleare e membro permanente del Consiglio di sicurezza. Perché l’autodeterminazione di Cuba nel decidere di installare sul suo territorio missili nucleari sovietici non poteva essere accettata? Perché gli Stati uniti d’America non l’avrebbero permesso. Perché l’autodeterminazione dei palestinesi non può essere accolta, ancorché riconosciuta da un’infinità di risoluzioni Onu? Perché c’è di mezzo Israele, che ha le sue esigenze di sicurezza. 

E se la Cina decidesse di dare seguito militare alle sue pretese su Taiwan?

È una situazione ancora più delicata di quella esistente tra Russia e Ucraina. Fino al 24 febbraio 2022, Mosca non ha mai messo in discussione l’esistenza di uno stato indipendente ucraino. Semmai si è opposta al suo ingresso nella Nato. La Cina considera Taiwan parte integrante del proprio territorio e, dal punto di vista internazionale, nessuno ha formali relazioni diplomatiche con l’isola (nemmeno gli Stati Uniti!) che non è neanche membro delle Nazioni Unite.

Fino agli anni 70’ il seggio della Cina all’Onu era occupato da Taiwan. Poi il disgelo sino-americano, ispirato da Nixon, ha ribaltato lo scenario: gli americani hanno buttato fuori Taiwan e ci hanno messo la Cina, concedendole anche il diritto di veto. Poi Pechino è cresciuta fino a diventare una potenza economica, tecnologica e commerciale e questo a Washington non è piaciuto perché metteva in discussione la sua leadership o egemonia.

La Nato è a tutti gli effetti una sfera d’influenza…

Certo. Con l’errore, commesso spesso in Occidente, di considerare la Nato un organismo di legittimazione giuridica internazionale. Quando è invece l’Onu, con le sue risoluzioni votate dal Consiglio di sicurezza, ai sensi del capitolo 7 della Carta riguardante le minacce all’ordine e alla sicurezza internazionale, a rendere la guerra “legale”. La Nato è un’alleanza militare occidentale e quello che stabilisce non è diritto internazionale. Non “produce” diritto come l’Onu né dirime sulle controversie come fanno le Alte Corti internazionali, salvo se i 5 membri permanenti del CdS concordano. 

Quindi, cosa bisognerebbe fare con l’Ucraina?

Uno stato a sovranità limitata, purtroppo, per salvaguardare la sua popolazione e le sue infrastrutture risparmiandogli ulteriori sofferenze e distruzioni. Come d’altronde sono, per certi versi (inutile che ce lo nascondiamo) l’Italia e altri paesi europei. Putin ha sollevato il problema ucraino da quasi un ventennio ma tutti se ne sono infischiati. O hanno ritenuto che la situazione non potesse essere affrontata nei termini richiesti da Mosca. E siamo arrivati alla guerra. Ora l’Ucraina potrebbe essere addirittura smembrata. 

Bisognava accettare le prepotenze russe?

È una prepotenza che, nel corso degli ultimi 30 anni, si è alimentata per tutta una serie di omissioni che forse andavano messe sul tavolo e risolte. Ma la “prepotenza” in politica internazionale ricorre costantemente. Pensi agli Stati Uniti: in 250 anni di storia hanno fatto guerre ovunque. Hanno salvato l’Europa dal nazifascismo ma hanno condotto pure guerre imperiali che potevano essere evitate. La “Brown University” di Providence ha un programma che permette di censire i danni delle guerre americane nel mondo. Dal 2001, si stima, che le guerre americane in Medioriente e Afghanistan abbiano provocato quasi un milione di morti e 38 milioni di profughi. Senza contare le conseguenze politiche e gli 8 mila miliardi di dollari spesi. Magari parliamone.

Carta delle Nazioni Unite

Accordo di Kyoto sul clima

Accordi di Parigi sul clima

contro Cuba a cura di: Fabrizio Casari Sommario articoli

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In tale direzione si è mosso, peraltro, lo stesso legislatore, che, in attuazione delle disposizioni contenute nella direttiva 2009/136/CE, ha ricondotto l'obbligo di acquisire il consenso preventivo e informato degli utenti all'installazione di cookie utilizzati per finalità diverse da quelle meramente tecniche (cfr. art. 1, comma 5, lett. a), del D. Lgs. 28 maggio 2012, n. 69, che ha modificato l'art. 122 del Codice). Ulteriori informazioni sui cookies sono reperibili su www.allaboutcookies.org oltre che sul sito del Garante Privacy italiano, ove è possibile visionare utili documenti inerenti la classificazione dei cookies così come inserita nel Provvedimento del Garante dell'8 Maggio 2014 pubblicato in G.U. n.126 il 3 giugno 2014, di recepimento della direttiva 2002/58/CE.

Il sito http://www.altrenotizie.org/ utilizza vari tipi di cookie, alcuni per rendere più efficace l’uso del sito, altri per abilitare determinate funzionalità.

Per consentire la fruizione del presente sito e l’erogazione dei servizi ad esso associati, viene fatto uso: • di cookie persistenti (cioè cookie che rimangono in memoria fino a quando non sono eliminati manualmente dall’utente o per i quali è prevista una rimozione programmata a lungo termine); • di cookie di sessione, che non sono memorizzati in modo persistente sul computer del visitatore e scompaiono con la chiusura del browser. Si precisa inoltre che i cookies di prima parte sono quelli generati ed utilizzati dal presente sito, mentre quelli di terza parte sono generati, sempre nel presente sito, da soggetti terzi. Nello specificare che la disabilitazione di alcuni cookies potrebbe limitare la possibilità di utilizzare il sito e impedire di beneficiare in pieno delle funzionalità e dei servizi presenti, ricordiamo che nel paragrafo precedente sono indicate le modalità per gestire al meglio o disabilitare i cookies stessi. Su questo sito sono operativi cookies di tipologie differenti - con specifiche funzioni –che possono appartenere a una o più delle seguenti categorie descritte di seguito.

In generale i cookies tecnici sono quelli che permettono la memorizzazione di azioni precedenti o di salvare la sessione dell’utente oppure di svolgere altre attività strettamente necessarie al funzionamento di un sito. Alcuni di questi cookies sono essenziali per il corretto funzionamento del sito e consentono agli utenti di navigare in esso, di visualizzarne i contenuti e di sfruttarne le caratteristiche Il sito http://www.altrenotizie.org/ fa uso di cookies tecnici necessari ed essenziali per il proprio funzionamento e per migliorare l'esperienza di navigazione dell'utente. L’utilizzo di tali cookies non prevede il rilascio del consenso da parte dell’interessato.

I cookies di “funzionalità” (assimilabili ai cookies tecnici nell’ottica del Provvedimento del Garante dell'8 Maggio 2014 pubblicato in G.U. n.126 il 3 giugno 2014, di recepimento della direttiva 2002/58/CE) permettono al sito di ricordare le scelte dell’utente (per esempio il nome utente) per fornire a quest’ultimo una navigazione più personalizzata ed ottimizzata. I cookies funzionali non sono indispensabili al funzionamento del sito, ma ne migliorano la qualità e l'esperienza di navigazione; se non si accettano questi cookies, la resa e la funzionalità del sito potrebbero risultare non ottimali e l’accesso ai suoi contenuti potrebbe risultare limitato. Il sito http://www.altrenotizie.org/ utilizza cookies per salvare la sessione dell'utente e per svolgere altre attività strettamente necessarie al funzionamento dello stesso, ad esempio in relazione alla distribuzione del traffico.

Questa tipologia di cookies integra funzionalità e servizi sviluppati da terzi all’interno delle pagine del sito come le icone e le preferenze espresse nei social network, i software per generare mappe, la possibilità di accedere ai servizi di videostreaming e alle reti CDN o altri servizi aggiuntivi. Questi cookies sono inviati da domini di terze parti e da siti partner che offrono le loro funzionalità tra le pagine del sito. Se si dispone di un account o se si utilizzano i servizi di tali soggetti su altri siti web, questi potrebbero essere in grado di sapere che l'utente ha visitato il sito http://www.altrenotizie.org/. L’utente deve inoltre tenere in considerazione che tali soggetti esterni, su cui Altrenotizie.org non può esercitare alcun controllo, potrebbero intercettare alcuni suoi dati personali durante la navigazione anche al di fuori di http://www.altrenotizie.org/, grazie alle informazioni memorizzate nei cookies cui è stato prestato il consenso all’utilizzo. Altrenotizie.org non può quindi fornire garanzie in merito all'uso che i terzi titolari fanno delle informazioni raccolte. L'utilizzo dei dati raccolti da questi operatori esterni tramite cookie è sottoposto alle rispettive politiche sulla privacy. Per informazioni dettagliate in merito, si consiglia di consultare le privacy policy dei servizi indicati come cookies di terza parte.

Per necessità legate al funzionamento ed alla manutenzione, questo sito e gli eventuali servizi terzi da esso utilizzati potrebbero raccogliere Log di sistema, ossia file che registrano le interazioni e che possono contenere anche Dati Personali, quali l’indirizzo IP Utente.

Sul sito http://www.altrenotizie.org/ sono presenti dei particolari "pulsanti" (denominati "social buttons/widgets") che raffigurano le icone di social network o altri servizi (esempio, YouTube, Facebook, Linkedin). Questi bottoni consentono agli utenti che stanno navigando sul sito di interagire con un "click" direttamente con i social network ivi raffigurati. In tal caso il social network acquisisce i dati relativi alla visita dell'utente, mentre Altrenotizie.org non condividerà alcuna informazione di navigazione o dato dell'utente acquisiti attraverso il proprio sito con i social network accessibili grazie ai social buttons/widgets. I video provenienti da YouTube ed inseriti sulle pagine di questo sito, sono stati integrati utilizzando la versione dal dominio https://www.youtube-nocookie.com/ in modo da evitare l’installazione di cookies di terze parti da tale servizio. I cookies di “condivisione” (o di social network) sono necessari per permettere all’utente di interagire con i siti attraverso il proprio account social e servono, ad esempio, per esprimere un apprezzamento e per condividerlo con i relativi contatti social.

L'utilizzo più comune è quello finalizzato alla condivisione dei contenuti dei social network. La presenza dei plug in comporta la trasmissione di cookie da e verso tutti i siti gestiti da terze parti. La gestione delle informazioni raccolte da "terze parti" è disciplinata dalle relative informative cui si prega di fare riferimento.

Tali plug-in potrebbero ad esempio corrispondere ai pulsanti “Like” di Facebook. Se si accede ad una delle nostre pagine web, dotata di un simile plug-in, il browser Internet si collega direttamente ai server delle terze parti e il plug-in viene visualizzato sullo schermo grazie alla connessione con il browser. Il plug-in potrebbe comunicare ai server delle terze parte quali pagine l’utente ha visitato. Se un utente di social network visita le pagine web di Altrenotizie.org mentre è collegato al proprio account, tali informazioni potrebbero essere associate all’account. Anche nel caso in cui si utilizzino le funzioni del plug-in (per esempio, facendo clic sul pulsante “Mi piace”), le informazioni saranno associate all’account. Questa tipologia di cookies non è indispensabile al funzionamento del sito.

Come imposto dal Provvedimento “Individuazione delle modalità semplificate per l’informativa e l’acquisizione del consenso per l’uso dei cookie” dell’8 maggio 2014, quando previsto, è necessario che l’utente esprima il proprio consenso all’utilizzo dei cookies. Utilizzando per la prima volta l’applicazione, l’utente vedrà apparire una sintetica informativa sull’utilizzo dei cookies. Proseguendo nell’utilizzo, chiudendo la fascetta informativa o facendo click in una qualsiasi parte della pagina o scorrendola per evidenziare ulteriore contenuto, si accetta la Cookie Policy di http://www.altrenotizie.org/ e verranno impostati e raccolti i cookies. In caso di mancata accettazione dei cookies mediante abbandono della navigazione, eventuali cookies già registrati localmente nel dispositivo dell’utente rimarranno ivi registrati (fatte salve eventuali cancellazioni effettuate dal browser del terminale dell’utente o con modalità simili) ma non saranno più letti né utilizzati da Altrenotizie.org fino ad una successiva ed eventuale accettazione della Policy. L’utente avrà sempre la possibilità di rimuovere tali cookies in qualsiasi momento attraverso le modalità di seguito evidenziate. Qualora si riscontrassero problemi di natura tecnica legati alla prestazione del consenso, l’utente è pregato di contattare il Titolare tramite gli appositi canali previsti da questo sito per consentire di prestare la necessaria assistenza.

Per garantire una maggiore trasparenza e comodità, si riportano qui di seguito: • le istruzioni alle funzioni di gestione dei cookies ed alla loro eventuale disabilitazione nei principali browser; • un elenco di link alle istruzioni e alle funzioni di gestione dei cookies ed alla loro eventuale disabilitazione nei principali servizi web; • gli indirizzi web delle diverse informative e delle modalità per la gestione dei cookies dei principali Social Network;

Chrome → Eseguire il Browser Chrome → Fare click sul menù presente nella barra degli strumenti del browser a fianco della finestra di inserimento url per la navigazione → Selezionare Impostazioni → Fare clic su Mostra Impostazioni Avanzate → Nella sezione “Privacy” fare clic su bottone “Impostazioni contenuti “ → Nella sezione “Cookie” è possibile modificare le seguenti impostazioni relative ai cookie: → Consentire il salvataggio dei dati in locale → Modificare i dati locali solo fino alla chiusura del browser → Impedire ai siti di impostare i cookies → Bloccare i cookies di terze parti e i dati dei siti → Gestire le eccezioni per alcuni siti internet → Procedere con eliminazione di uno o tutti i cookies Per maggiori informazioni ed eventuali aggiornamenti si consiglia di visitare la pagina dedicata.

Mozilla Firefox → Eseguire il Browser Mozilla Firefox → Fare click sul menù presente nella barra degli strumenti del browser a fianco della finestra di inserimento url per la navigazione → Selezionare Opzioni → Selezionare il pannello Privacy → Fare clic su Mostra Impostazioni Avanzate → Nella sezione “Privacy” fare clic su bottone “Impostazioni contenuti “ → Nella sezione “Tracciamento” è possibile modificare le seguenti impostazioni relative ai cookies: o Richiedi ai siti di non effettuare alcun tracciamento o Comunica ai siti la disponibilità ad essere tracciato o Non comunicare alcuna preferenza relativa al tracciamento dei dati personali → Dalla sezione “Cronologia” è possibile: o Abilitando “Utilizza impostazioni personalizzate” selezionare di accettare i cookies di terze parti (sempre, dai siti più visitato o mai) e di conservarli per un periodo determinato (fino alla loro scadenza, alla chiusura di Firefox o di chiedere ogni volta) o Rimuovere i singoli cookies immagazzinati → Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata.

Internet Explorer → Eseguire il Browser Internet Explorer → Fare click sul pulsante Strumenti e scegliere Opzioni Internet → Fare click sulla scheda Privacy e nella sezione Impostazioni modificare il dispositivo di scorrimento in funzione dell’azione desiderata per i cookies: o Bloccare tutti i cookies o Consentire tutti i cookies o Selezione dei siti da cui ottenere cookies: spostare il cursore in una posizione intermedia in modo da non bloccare o consentire tutti i cookies, premere quindi su Siti, nella casella Indirizzo Sito Web inserire un sito internet e quindi premere su Blocca o Consenti → Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata.

Safari 6 → Eseguire il Browser Safari → Fare click su Safari, selezionare Preferenze e premere su Privacy → Nella sezione Blocca Cookie specificare come Safari deve accettare i cookies dai siti internet. → Per visionare quali siti hanno immagazzinato i cookies cliccare su Dettagli

Safari iOS (dispositivi mobile) → Eseguire il Browser Safari iOS → Tocca su Impostazioni e poi Safari → Tocca su Blocca Cookie e scegli tra le varie opzioni: “Mai”, “Di terze parti e inserzionisti” o “Sempre” → Per cancellare tutti i cookies immagazzinati da Safari, tocca su Impostazioni, poi su Safari e infine su Cancella Cookie e dati → Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata.

Opera → Eseguire il Browser Opera → Fare click su Preferenze poi su Avanzate e infine su Cookie → Selezionare una delle seguenti opzioni: o Accetta tutti i cookies o Accetta i cookies solo dal sito che si visita: i cookies di terze parti e che vengono inviati da un dominio diverso da quello che si sta visitando verranno rifiutati o Non accettare mai i cookies: tutti i cookies non verranno mai salvati → Per maggiori informazioni visita la pagina dedicata. Servizi Web di Terzi Google

Indirizzi utili per comprendere al meglio la privacy policy di Google Analytics, trovare i moduli di raccolta del consenso ed eventualmente disabilitare l'utilizzo dei cookies analitici ed impedire a Google Analitycs di raccogliere i dati di navigazione

http://www.google.com/analytics/terms/it.html http://www.google.com/privacypolicy.html https://developers.google.com/analytics/devguides/collection/analyticsjs/cookie-usage#gajs https://support.google.com/analytics/answer/6004245 https://tools.google.com/dlpage/gaoptout http://www.google.com/settings/ads

http://www.google.co.uk/intl/it_IT/policies/ Social Network

Per garantire una maggiore trasparenza e comodità, si riportano qui di seguito gli indirizzi web delle diverse informative e delle modalità per la gestione dei cookies di Social Network.

Facebook informativa: https://www.facebook.com/help/cookies/ Facebook (configurazione): accedere al proprio account. Sezione privacy. Linkedin informativa: https://www.linkedin.com/legal/cookie-policy Linkedin (configurazione): https://www.linkedin.com/settings/ YouTube informativa: http:// it.youtube.com/it/privacy